Una giornata di Wimbledon vissuta a Sky Sport: il paradiso per ogni appassionato di tennis. Dall’organizzazione dello studio che apre la giornata, alla regia, le cabine di commento, la sala interattiva, la sala audio e lo Sky Sport Tech. Con una quarantina di persone al lavoro fra Milano e Londra, e la speranza che la Middle Sunday rispetti la tradizione.MILANO "Hai raccolto le monetine di Medvedev?”, chiede con cinque telecamere puntate addosso Eleonora Cottarelli, dallo Studio 5 della sede milanese di Sky Sport, che per le due settimane di Wimbledon si traveste da campo da tennis. “Sì, ci ho comprato l’asciugamano di Sock”, risponde scherzando Stefano Meloccaro, dall’ormai celebre terrazza dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, sede dei suoi collegamenti dal Tempio. La giacca d’ordinanza c’è, il “gelato” blu e rosso griffato Sky Sport pure, mentre mancano (per fortuna) le formiche volanti che il giorno prima hanno letteralmente invaso i campi di Church Road, e manca anche Flavia Pennetta. Anzi, mamma Flavia Pennetta. Nel 2016 era a Londra anche lei, mentre dodici mesi dopo è a Milano per ovvi motivi riassunti da quel bebè che nonna Silvana, la mamma di Fabio Fognini, porta a passeggio nel cortile di uno dei palazzoni di Rogoredo.

La diretta dello studio che inaugura la quarta giornata del torneo scatta alle 13.30, mezz’ora prima dell’inizio del programma di Centre Court e Court 1, ma dietro le quinte si parte con largo anticipo per curare tutto nei minimi dettagli. “Ogni giorno bisogna fare tutto da capo”, spiega Francesco Pierantozzi, coordinatore del progetto Wimbledon per Sky Sport, che come da tradizione trasmette in esclusiva per l’Italia il torneo londinese. “La voce di una persona non è mai uguale, quindi bisogna lavorarci con la massima attenzione, provando e riprovando fino a trovare la soluzione migliore”. Mentre parla parte di nuovo la voce di Meloccaro, ma stavolta il tono è più serio. Niente prove, c’è la diretta al tg di Sky Sport 24, che nel corso della giornata accoglie gli interventi di giornalisti e talent (così vengono chiamate le spalle tecniche) radunati a Milano per il torneo. L’obiettivo è far gola a chi il tennis lo conosce meno, per condurlo su uno dei sei canali del mosaico interattivo in HD dedicato a The Championships, l’appuntamento “clou” della programmazione tennis del colosso nato nel 2003 dalla fusione di Stream e Tele+, con circa 450 ore di diretta spalmate su 13 giorni.

Arriva in studio Flavia Pennetta, seguita come un’ombra da un’assistente personale. Tempo di cambiare le scarpe, provare l’audio, ritoccare il rossetto, silenziare l’iPhone e l’ora della diretta si avvicina. Alle 13.29 nello studio cala il silenzio. Entrambe evidenziano delle note fra gli appunti, mentre parte la sigla. Un tecnico della produzione chiama i 30 secondi, poi i 10, poi parte il count down: 6, 5, 4, 3, 2… in onda. La luce rossa si accende, l’ansia pre-diretta se ne va, lasciando spazio a parole e sorrisi. Loro chiacchierano e si divertono, raccontando i risultati più importanti del giorno prima, i match in arrivo e le curiosità, mentre il lavoro dietro le quinte se lo dividono al piano di sopra, nella sala dedicata alla regia del torneo. Ci sono una dozzina di persone, ognuna con un compito specifico. Il più impegnato è il regista, che osservando vari monitor ordina il numero della camera da mandare in onda, per portare gli spettatori dentro al dibattito.

Flavia ed Eleonora parlano di Fognini-Murray, in arrivo all’indomani. “Fabio contro Vesely ha giocato molto bene, e soprattutto non ha preso multe”, dice ridendo la Pennetta, e fa bene a specificarlo, visto che l’ultima volta che aveva messo piede sul Campo 12, suo marito aveva lasciato il torneo senza incassare una sterlina di prize money. È un buon momento per tornare, stavolta a telecamere accese, sul discorso di Medvedev, che invece ha lasciato all’ITF 12.700 euro, per le famose monete lanciate alla giudice di sedia Mariana Alves. Nel frattempo, dietro scorrono le grafiche preparate ad hoc per lo studio, che come sigla e loghi devono passare da un rigido iter prima di ricevere l’approvazione dagli uffici dell’All England Club. Se qualche anno fa non hanno perdonato una suola arancione a Federer, figurarsi alle tv.
La quarta giornata di Wimbledon è ufficialmente iniziata, anche se in realtà Sky è in diretta da un'ora abbondante, con i primi incontri sui campi secondari. La cabina di commento del Centre Court è ancora vuota, perché Gael Monfils e Kyle Edmund scenderanno in campo solamente alle 14, idem quella del Campo 1, che per il commento di Djokovic-Pavlasek attende Luca Boschetto e Paolo Bertolucci, piuttosto fortunati visto che il match assumerà le sembianze di una partita di calcio, lunga 90 minuti più recupero. “Paolo – dice Pierantozzi – ha la capacità incredibile di anticipare ciò che succede. La sua enorme esperienza, prima da giocatore, poi da tecnico, e quindi da telecronista, lo aiuta a prevedere cose che ancora non conosce. Sono in pochissimi ad avere certe qualità, fra questi Fabio Capello per il calcio e Massimo Scarpa per il golf”.

Manco a farlo apposta, non più di trenta secondi dopo nel corridoio passa proprio Scarpa, destinazione ristorante. Un altro fenomeno passato da Sky è Ivan Ljubicic (“il miglior talent fra tutti gli sport”), ma alla chiamata di Roger Federer era impossibile dire di no. Poco distanti, dopo la sala audio dove per tutta la giornata due tecnici si occupano di rendere il più simili possibile i toni di voce dei vari telecronisti, in un’altra cabina Stefano Pescosolido e Paolo Ciarravano raccontano Dimitrov-Baghdatis, mentre in un’altra ancora siedono Marco Crugnola e Stefano Locatelli, impegnati con Davide-Golia (ops, Sela-Isner). Le due spalle tecniche sono piuttosto note al pubblico specializzato, mentre le prime voci meno, visto che solitamente si occupano di altri sport. “Ciarravano segue il calcio, Locatelli la pallavolo – prosegue Pierantozzi –, ma quando si tratta di Wimbledon sono tutti più che felici di occuparsi di tennis. Magari se ci fosse da commentare il Masters 1000 di Cincinnati alle tre di notte la situazione non sarebbe proprio la stessa”.
Gran parte del lavoro dietro le quinte si svolge nella sede di Milano, mentre a Wimbledon, oltre al produttore Giuseppe Marzo e a un paio di operatori tv, c’è Stefano Meloccaro. “Con i mezzi tecnologici di oggi – racconta Meloccaro – non è più come vent’anni fa, quando era necessario lavorare sul posto, altrimenti certe cose non si potevano venire a sapere. Oggi il 90% delle informazioni si possono raccogliere anche dal pc, in qualsiasi parte del mondo, ma c’è sempre quel 10% che si conosce solamente stando qui, respirando l’atmosfera del torneo e parlando con giocatori, coach e addetti ai lavori”. Tuttavia non si può dire Meloccaro che abbia abbandonato lo studio, visto che la sua da Londra è una sorta di co-conduzione. “È come se lo studio fosse diviso a metà – prosegue – ma il fatto di essere sul posto mi dà la possibilità di raccontare anche ciò che vedo, esprimere qualche parere. Cosa che dallo studio di Milano è difficile fare”.

L’organizzazione del lavoro da Milano, unita ai contributi di chi sta a Londra, permette di favorire la qualità di ciò che viene mandato in onda. I campi del torneo coperti dal segnale internazionale sono nove, e Sky ne sceglie sei. Oltre a Centre Court e Campo 1, che vanno rispettivamente su Sky Sport 1 e Sky Sport 2, ne vengono selezionati altri quattro, con criteri di scelta che vanno dalla presenza di italiani, a livello, storia e riconoscibilità dei protagonisti, fino al potenziale spettacolo. Tradotto: il Dustin Brown di turno verrà sempre introdotto nella programmazione, perché si fa guardare anche più di alcuni giocatori molto più avanti in classifica. “Wimbledon piace a tutti: a Londra il pubblico ci andrebbe anche se non conoscesse alcun giocatore, e a noi piace pensare la stessa cosa. Trasmettiamo anche dei doppi proprio per rispettare la magia del luogo, per portare il telespettatore dentro al torneo il più possibile.

Per riuscirci è fondamentale l’interattività, uno dei cavalli di battaglia del Wimbledon targato Sky, grazie al mosaico in HD che premendo il tasto verde del telecomando mostra in una sola schermata tutti i campi in onda: il paradiso per ogni appassionato che si rispetti. E per chi non volesse perdersi nemmeno un set-point o un match-point basta affidarsi agli alert, gli avvisi che appaiono in sovraimpressione, prodotti da un ufficio dedicato che lavora su due console. La prima serve ad aggiornare punteggi, programmi e le altre informazioni disponibili al tasto rosso del telecomando, la seconda serve per gli alert. Basta selezionare il nome del giocatore e il tipo di situazione, e il suggerimento a cambiare canale per seguire il match-point di Mischa Zverev contro Mikhail Kukushkin finisce in onda su tutti gli altri cinque canali. Secondo i dati Auditel relativi ai primi tre giorni di torneo, su dieci persone che hanno seguito Wimbledon su Sky cinque hanno utilizzato il mosaico, sfruttato non solo per muoversi fra i vari campi, ma anche come un vero e proprio canale di visione.
Fra i produttori c’è un pizzico di preoccupazione per le previsioni meteo: prima ci si attende un po’ di pioggia intorno alle 13.30, poi intorno alle 16, ma per fortuna il cielo londinese si comporta bene, e la giornata si chiuderà senza interruzioni. Una buona notizia per il torneo, per gli spettatori paganti e anche per le persone che lavorano dietro le quinte del torneo, dai telecronisti a una ventina di addetti ai lavori fra produzione e regia audio e video. Per chi entra in ufficio alla dieci del mattino (quando va bene) ed esce alle undici di sera (quando va bene), la Middle Sunday senza tennis potrebbe diventare l’occasione tanto attesa per riposare almeno un giorno. Già, potrebbe, condizionale, visto che lo scorso anno le precipitazioni dei giorni precedenti hanno obbligato gli organizzatori a rompere la tradizione per la quarta volta nella storia, dopo 1991, 1997 e 2004.

Dico una preghierina ogni giorno”, scherza la Cottarelli, ringraziando la baby-sitter che si occupa dei suoi due pargoletti a casa. La nuova donna del tennis di Sky tornerà in onda a fine giornata, per lo studio conclusivo, sempre con Flavia Pennetta, alla prima esperienza in studio a Milano. “Mi fanno sentire a casa – racconta la vincitrice dello Us Open 2015 – e per me è un aspetto fondamentale. Mi hanno dato la possibilità di venire con mio figlio e mi coccolano moltissimo. Parlare di ex colleghe in televisione è diverso rispetto a come sono sempre stata abituata a fare dalla tribuna o negli spogliatoi: ho bisogno di qualche filtro in più, ma la tv funziona così. Fino quando Fabio gioca sarà difficile che mi vediate qui più spesso, ma per il futuro è una possibilità da non escludere”.

Insieme a loro nello studio finale c’è anche Filippo Volandri, l’altro talent di punta del progetto tennis di Sky, che ha addirittura seguito la vocazione per la tv a carriera ancora in corso, prima di appendere la racchetta al chiodo lo scorso dicembre. È lui il “padrone” dello Sky Sport Tech, lo strumento che lo accompagna nelle sue famose lavagne tattiche, utilizzato anche per il mondo dei motori e sempre più importante nella televisione del futuro. La tecnologia lavora frame dopo frame le immagini di tutti gli incontri, e permette di analizzare qualsiasi azione di gioco, studiando distanze, misure, velocità, altezze, angoli e chi più ne ha più ne metta. Volandri si confronta con un tecnico specializzato, chiede l’analisi di una determinata situazione di gioco notata nel corso del match e prepara le immagini da mostrare al pubblico.

Basta poco per scoprire a che altezza John Isner ha impattato un servizio, o a quanto viaggia in media il rovescio slice di Roger Federer, o che un lob di Andy Murray, contro Dustin Brown, ha raggiunto i sei metri di altezza prima di cadere a tre dita dalla riga. Quello che non racconta sono le emozioni, il calore e i rumori del torneo di tennis più affascinante del mondo. Ma a quello ci pensano una ventina di telecronisti equamente divisi fra prime voci e spalle tecniche, più Meloccaro, inviato sia per raccontare ciò che succede sui campi, sia per trasmettere il colore: tutto ciò che fa da contorno agli incontri. “Un esempio? Oggi mi sono imbattuto in Bruno Vespa. È un buon appassionato, ma ho scoperto anche che nel 1960 è stato campione abruzzese juniores di doppio. Dopo l’invasione delle formiche alate, una Vespa ci sta bene”. Fiorello non l’ha scelto per caso.