Un grande tennis, un fisico tirato a lucido, determinazione e pazienza: è il cocktail che ha permesso a Garbine Muguruza di conquistare Wimbledon, rialzandosi dopo un anno difficilissimo. Le manca (per ora?) la continuità per salire al primo posto del ranking WTA, ma i suoi due titoli Slam pesano di più rispetto al trono della Pliskova.“Non essere triste, alzerai questo trofeo molto presto”. Era finita da poco la finale di Wimbledon 2015, e al microfono c’era Serena Williams, fresca di sesto titolo a Church Road e lanciatissima verso il Grande Slam sfumato nel famoso match contro Roberta Vinci. Parole di circostanza, che si sentono spesso, perfette per far la bella faccia di fronte alla sconfitta e magari strapparle un sorriso, ma che stavolta si sono rivelate la profezia peretta. La campionessa americana le aveva rivolte a Garbine Muguruza, alla prima finale in un torneo così importante, e due anni dopo la previsione è diventata realtà. Stavolta Serena avrebbe preferito sbagliare, visto che di fronte alla spagnola di mamma venezuelana c’era sua sorella Venus, ma una Muguruza in queste condizioni la poteva fermare soltanto lei, o forse nemmeno. Garbine ha vinto col tennis, finalmente tornato a emozionare e far davvero male, ha vinto col servizio, riuscendo a non perderlo nemmeno una volta in cinque match su sette (fra i quali gli ultimi tre), ha vinto col fisico, che negli ultimi due anni le è costato un sacco di ritiri, e ha vinto con un’enorme determinazione. Tutte qualità che aveva già mostrato di avere, ma non era mai riuscita a miscelare nel cocktail perfetto. A Londra, invece, ci ha aggiunto anche tanta tranquillità e ha finito per perdere appena un set in tutto il torneo, tornando grande proprio nel momento meno atteso, dopo che aveva lasciato il Roland Garros in lacrime, destabilizzata sul Lenglen dai “forza” di una Kiki Mladenovic accompagnata da un pubblico più rumoroso del solito. Aveva perso in campo e poi in conferenza stampa, scoppiando a piangere e confermando la fragilità mentale che l’aveva accompagnata nei dodici mesi precedenti, da quando Parigi l’aveva lasciata con la Coupe Suzanne Lenglen in valigia. Tutto il mondo credeva di aver assistito al primo Slam della futura numero uno del mondo, mentre lei non ha retto la pressione e si è smarrita, e un anno più tardi la vetta è ancora distante. Ma il successo a Wimbledon ha tutta l’aria della rinascita.UNA DELLE TANTE? ASSOLUTAMENTE NO
Nelle tante partite perse negli ultimi mesi, la Muguruza aveva lasciato anche un sacco di sicurezze, trovandosi più di una volta a sfogare la sua frustrazione su coach Sam Sumyk. Come se il titolo a Parigi fosse stato un caso, le classiche due settimane di grazia che capitano una volta nella vita. È successo a tante colleghe, e forse sarà capitato anche a lei di chiedersi se sarebbe rimasta davvero una delle tante. Oggi ha la risposta: no. Nel corso dei Championships ha raccontato di essersi fermata a osservare, nei corridoi del Centre Court, la parete con stampati i nomi di tutti i vincitori del torneo. Le è venuta voglia di metterci anche il suo, ogni giorno sempre di più, e ha finito per aggiungercelo sul serio, giocando un torneo tanto magnifico quanto inaspettato. A Birmingham aveva perso contro Ashleigh Barty, a Eastbourne aveva racimolato un solo game contro Barbora Strycova, ma appena ha messo piede all’All England Club qualcosa è cambiato. Il fuoco annaffiato da tante sconfitte si è riacceso, e soprattutto è arrivata una tranquillità sorprendente visto come si erano messe le cose. Sarà stata la presenza di Conchita Martinez in panchina, la possibilità di giocare senza aspettative, la voglia di raddrizzare in fretta un ranking sceso fino al numero 15 o chissà cos’altro, ma ha funzionato, cancellando problemi, fragilità e incertezze. Si è visto anche in finale: all’inizio il diritto funzionava a intermittenza, ma è rimasta tranquilla. È stata la prima a dover fronteggiare una palla-break, poi due set-point, ma non ha fatto una piega. E appena ha intravisto uno spiraglio è andata a vincere la partita, con una sicurezza degna di una vera numero uno. Eppure, da lunedì al comando del ranking ci sarà Karolina Pliskova, che proprio mentre lei preparava la finale era impegnata nel photo shooting da nuova regina, pur senza titoli Slam nel palmarès. Lei, invece, di Slam ne ha vinti due degli ultimi sei, lanciando un messaggio molto chiaro: non ha ancora trovato la continuità per sedersi lassù in cima, ma tutti sanno che in assenza di Serena è lei la vera numero uno.
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