Alexander Zverev porta la "moda" dei supercoach anche fra la NextGen: per la stagione sul cemento americano ha chiesto una mano a Juan Carlos Ferrero, numero uno ATP nel 2003. Dal ritiro del 2012 “Mosquito” gestisce una accademia di proprietà a Villena: sarà il suo primo ruolo ufficiale nel Tour.Prima o poi doveva succedere che anche un giovane della NextGen decidesse di affidarsi a un supercoach. Era partita come una sorta di moda, ma i risultati sono all’occhio di tutti e allora anche Alexander Zverev ha deciso di provare a battere una strada che ha fatto bene a tanti. Qualche settimana fa aveva confessato di aver valutato l’opzione Boris Becker, ma di averla lasciata in sospeso per questioni di budget, però l’idea di affidarsi a un campione del passato è rimasta viva, e i media spagnoli hanno diffuso la notizia che il ventenne tedesco ha trovato un accordo con Juan Carlos Ferrero, uno dei tre spagnoli (oltre a Nadal e Moya) capace di arrivare in vetta al ranking ATP. Almeno per il momento si tratterà solamente di una collaborazione part-time, con “Mosquito” integrato al team del numero 11 del mondo (capeggiato da papà Alexander senior) per la stagione dei tornei sul cemento americano: prima Washington, poi Montreal e Cincinnati, e quindi lo Us Open. L’obiettivo del Re degli Internazionali d’Italia è facile da intuire: migliorare i risultati dello scorso anno, quando fra Masters 1000 e New York vinse solamente una partita, ma magari gettare anche le basi per trovare quella continuità che sin qui non è ancora ai livelli necessari per puntare a vincere con continuità i grandi tornei. Ha dimostrato di saper fare cose meravigliose, ma nei tornei del Grande Slam ha raggiunto una sola volta la seconda settimana, una decina di giorni fa a Wimbledon. Un po’ poco per uno che viene già considerato come un big.
FERRERO: “UNA SFIDA MOLTO STIMOLANTE”
Il fatto che assuma un giocatore spagnolo per una trasferta sul cemento non deve ingannare: è vero che Ferrero viene ricordato soprattutto per il successo del 2003 al Roland Garros, e che la maggior parte dei suoi sedici titoli ATP sono arrivati sul rosso, ma il 37enne valenciano ci sapeva fare anche sul cemento. Nel suo palmarès figurano anche un titolo al Masters 1000 di Madrid (quando ancora si giocava sul carpet indoor), uno a Dubai e soprattutto la finale del 2003 allo Us Open. Proprio quel traguardo gli permise di soffiare ad Andrè Agassi – battuto in semifinale – la prima posizione della classifica, conservata per otto settimane in tutto, prima del sorpasso di Andy Roddick. Dopo il ritiro di fine 2012, nel torneo di casa a Valencia, lo spagnolo ha iniziato a dirigere la Equelite Sport Academy, accademia di sua proprietà a Villena, nei pressi di Alicante. Pur allenando anche dei professionisti, Ferrero non era più tornato nel Tour in prima persona, se non la scorsa primavera a Barcellona, ma ancora nelle vesti di giocatore, in campo in doppio con Pablo Carreno-Busta, l’atleta di punta della sua accademia. Ora, invece, è pronto per esordirvi anche da coach. E la storia insegna che quando uno entra, se dimostra di avere la stoffa difficilmente se ne va. “Zverev è un giocatore speciale – ha detto Ferrero ai media spagnoli – e ha le qualità per diventare un campione. È una sfida che mi stimola: la affronterò con tanto entusiasmo e il desiderio di fare grandi cose”.