Nel derby azzurro a Umago, lo spezzino aveva trovato la chiave per girare la partita, ma nel terzo set gli è fatale un blackout di quattro game. Peccato per lui, era davvero un'occasione d'oro. Lorenzi contiene il momento di crisi e, con la solita intelligenza, centra la quarta finale ATP in carriera.

Chissà cosa è passato per la testa di Alessandro Giannessi quando si è trovato in vantaggio nel terzo set. Contro Paolo Lorenzi, nella semifinale del torneo ATP di Umago, aveva infilato un parziale di sei giochi a uno rafforzato dalle cattive condizioni fisiche del senese. Sul 2-1 e servizio, probabilmente, ha iniziato a pensare più del dovuto. Agli infortuni al ginocchio che ne hanno rallentato la carriera agli inizi, o forse al problema al polso che lo aveva bloccato tre anni fa, facendogli perdere il treno del tennis che conta. La sua tenacia stava per essere premiata dalla prima finale ATP, ma il mare di pensieri gli ha fatto perdere quattro game di fila, sufficienti nel regalare a Lorenzi il 6-2 4-6 6-3 finale. Nel match per il titolo partirà sfavorito, al di là dei numeri, contro un ragazzotto che ha 16 anni meno di lui. Nella prima semifinale, quando sull'impianto di Stella Maris batteva ancora il sole, Andrey Rublev aveva superato Ivan Dodig per 7-6 6-1. Poco più che una formalità: nel primo set aveva fatto tutto il possibile per complicarsi la vita, ma la differenza era troppo grande. Incassato il tie-break, ha raccolto col cucchiaino un avversario non più abituato a giocare in singolare.

UN CALO FATALE
Mentre fuori dal Campo Centrale si ultimavano i preparativi per l'ennesima festa serale, Lorenzi e Giannessi hanno dato vita a una partita intensa, anche se non esaltante sul piano tecnico. Lo spettacolo si è visto a sprazzi per due ragioni: in primis, la stanchezza ereditata dai giorni scorsi. In secundis, il fatto di conoscersi così bene. Lorenzi conosce come le sue tasche vizi e virtù di Giannessi, Alessandro sa esattamente cosa aspettarsi da ogni colpo di Paolo. E allora, più che la tecnica, hanno fatto la differenza gli equilibri psicologici. Il primo set non ha raccontato molto, se non l'emozione di Giannessi, mai così avanti in un torneo ATP. Nel secondo azzeccava un paio di fiammate con il dritto e si portava sul 2-0. Nonostante un problema alla coscia destra, precipitosamente bendata dal fisioterapista (avrebbe poi strappato via la fasciatura nell'ultimo game), Lorenzi si prendeva quattro giochi di fila perché cambiava tattica. Tentava di accorciare gli scambi presentandosi a rete (in tutto il set lo farà 23 volte!), ed era molto preciso con il rovescio incrociato. Contro Giannessi, se ben eseguito, è un colpo letale quando “Gianna” esagera nello spostarsi a destra per colpire con il dritto. A un certo punto, tuttavia, Paolo aveva un calo fisico e mentale in cui Giannessi era bravissimo a infilarsi. Per la gioia del suo clan (c'erano il preparatore Marco Panichi e la fidanzata Francesca), rovesciava la partita e sembrava potercela fare. Dato l'enorme rispetto tra i due, le emozioni non si sono quasi mai tramutate in espressioni facciali: dal 2-1 e servizio nel terzo set, tuttavia, Giannessi ha avuto un calo poco spiegabile. Pure lui ha avuto un problemino muscolare, ma la sensazione è che non si aspettasse un ritorno così veemente di Lorenzi.

21 ORE PER RECUPERARE
Passato il momento difficile, Paolo ha ripreso a correre bene, a leggere nel modo giusto il disegno tattico di Giannessi (che a tratti ha abusato della palla corta) e così ha cucito un successo che gli regala la quarta finale in carriera. A oggi ne ha perse due (San Paolo 2014 e Quito 2017) e vinta una (Kitzbuhel 2016). Va detto che Giannessi ha avuto una bella chance sul 4-2 al terzo, quando si è procurato una palla break. Arrivava bene sulla smorzata di Lorenzi, ma sparava un dritto incrociato che lo esponeva al passante del senese. I coach spiegano che, sulla smorzata, bisogna (quasi) sempre giocare lungolinea, al massimo tentare la controsmorzata. A corto di energie mentali, Alessandro ha sparato a occhi chiusi il colpo che sentiva più sicuro. Ma dall'altra parte c'era Lorenzi, non uno qualsiasi. Fosse un calciatore della sua amata Fiorentina, sarebbe un rubapalloni del centrocampo. Mentre Giannessi si consolerà con il best ranking (lunedì sarà numero 84 ATP, con tutti i benefit del caso), Lorenzi dovrà fare un mezzo miracolo: se è vero che Rublev ha giocato il doppio dei suoi match per arrivare in finale (6 contro 3), Paolino avrà solo 21 ore di tempo per recuperare. Dura, soprattutto quando il passaporto dice che hai 35 anni mezzo. Ma Paolo ci ha abituato ai miracoli. Da parte sua, Rublev cercherà di diventare il primo lucky loser a vincere un torneo ATP dopo otto anni. L'ultimo fu Rajeev Ram, otto anni fa, curiosamente in questa settimana, sull'erba di Newport.

ATP 250 UMAGO – Semifinali
​Andrey Rublev (RUS) b. Ivan Dodig (CRO) 7-6 6-1
Paolo Lorenzi (ITA) b. Alessandro Giannessi (ITA) 6-2 4-6 6-3