Se un rapporto tra fratelli è molto speciale, figurarsi tra gemelli. Nel tennis, questi legami possono trasformarsi in formidabili coppie di doppio, come è accaduto a Bob e Mike Bryan, non a caso il duo più titolato di sempre. Nel loro piccolo, hanno fatto lo stesso i gemelli Ratiwatana, Sanchai e Sonchat. Per capire la loro simbiosi, vale la pena raccontare un episodio di una decina d'anni fa, al defunto ATP Challenger di Lugano: durante un match, gli avversari si lamentarono con l'arbitro perché erano convinti che…servisse sempre lo stesso! Poiché i due sono identici, il direttore del torneo li obbligò a indossare t-shirt di colore diverso. Al di là di questo, Sanchai e Sonchat hanno giocato i primi match in coppia nel 1997: deve essere stato strano, dunque, ritrovarsi da avversari nei quarti del torneo ATP di Atlanta. Che la coppia scricchiolasse si era già notato qualche settimana fa, quando Sanchai ha giocato (e vinto) il Challenger di Winnetka insieme all'indonesiano Rungkat. Si erano ritrovati a Newport, salvo poi separarsi di nuovo al BB&T Challenger di Atlanta. Ma niente paura: non è una separazione definitiva, ma solo una strategia. Il loro ranking combinato, infatti, non consentiva di giocare il main draw. Al contrario, con compagni di miglior classifica riescono a mettere il naso nei tornei più importanti. E così Sanchai ha trovato l'australiano John Millman, mentre Sonchat si è appoggiato all'esperto Aisam-Ul-Haq Qureshi. Il match è andati ai primi, con un netto 6-2 6-4. E' una mezza sorpresa, poiché Millman non è uno specialista del doppio ed era reduce da un lungo match in singolare. Curiosamente, non è stato il primo match in cui i Ratiwatana sono scesi in campo da avversari. Il precedente risale al 2011, al Challenger di Cremona. Anche allora, la spuntò Sanchai (oggi n.90 ATP, mentre il fratello è in 94esima posizione). “E' davvero una bella esperienza giocare con qualcuno come Aisam – ha detto lo sconfitto – oggi è molto dura entrare nei tabelloni principali dei tornei ATP, così ci tocca provare con altri giocatori, altrimenti saremmo costretti a rimanere nei Challenger. Noi vogliamo giocare i grandi tornei, allora stiamo provando a migliorare la nostra classifica in modo da giocare insieme nel 2018, ma nel circuito ATP”.
44 CHALLENGER IN COPPIA
Grazie a questa scelta, almeno uno dei due ritrova una semifinale ATP dopo quattro anni e mezzo (Chennai 2013, ovviamente insieme). “E' stata una bella sensazione giocare uno contro l'altro, perché almeno uno sarebbe andato in semifinale – ha detto Sanchai – abbiamo parlato prima della partita e ci siamo promessi di dare il 100%. Vogliamo soltanto migliorare il nostro gioco, il risultato non importava, quindi eravamo tranquilli e rilassati”. Sanchai ha poi aggiunto di aver giocato con meno pressione perché era sceso in campo da sfavorito. Al di là di questa separazione, il 2017 è stata una stagione decisamente positiva per i Ratiwatana, di nuovo tra i top-100 ATP grazie alle vittorie in tre Challenger: Bangkok, Kyoto e Shenzhen, nonché alle finali a Taipei e Busan. Se i Bryan sono la coppia più decorata di sempre, i gemelli thailandesi sono il duo ad aver vinto più Challenger di sempre: ne hanno intascati ben 44, almeno uno all'anno dal 2003 a oggi. La scelta di mettere nuovamente piede nel tour, peraltro a 35 anni e mezzo, è stata particolarmente azzeccata. “Vero, perché nei Challenger affronti tanti singolaristi impegnati in doppio – dice Sanchai – mentre in un evento ATP è pieno di specialisti. Ad esempio, ad Atlanta ci sono i gemelli Bryan. Ma anche i singolaristi hanno una palla più pesante rispetto a quelle a cui siamo abituati. Allenarsi con giocatori come Millman è utile per aiutare il nostro tennis”. Nella loro carriera, i Ratiwatana hanno vinto due titoli ATP, racchiusi in pochi mesi: Bangkok 2007 e Chennai 2008. Sempre nel 2008, hanno raggiunto la loro ultima finale a Memphis e sono saliti al numero 39 del ranking di specialità. Nei tornei del Grande Slam non sono mai andati oltre il terzo turno a Wimbledon 2010. Non vincevano una partita nel circuito ATP da oltre tre anni: insomma, la separazione sembra avere un effetto decisamente positivo. Nella speranza che sia soltanto temporanea…