Come mai le carriere dei tennisti si sono così allungate, al punto da portare un 36enne a un passo dal numero 1 ATP? E' merito della qualità degli allenamenti, certo, ma anche di preparazione atletica, tecniche di recupero, lavoro in palestra e prevenzione degli infortuni. Tecnologie a disposizione di tutti, ma i “vecchietti” le sfruttano meglio…

Ci sono ottime possibilità che Roger Federer riesca a tornare – almeno per una settimana – al numero 1 ATP. Dovesse farcela, diventerebbe il più anziano di sempre a guardare tutti dall'alto. Martedì prossimo compirà 36 anni, tre in più rispetto ad Andre Agassi quando perse per l'ultima volta lo scettro. L'eventuale leadership dello svizzero sarebbe il segnale concreto del vivo invecchiamento a cui sta andando incontro il tennis, con buona pace della maxi-trovata pubblicitaria chiama “Next Gen”. Esistono visioni alternative sulle ragioni di questo fenomeno, come quella di Toni Nadal: “I giovani di oggi non si allenano bene come quelli del passato. Un Federer o un Rafa sarebbero emersi giovanissimi anche oggi”. Tutto vero, ma è opinione diffusa che i migliori metodi di allenamento, la preparazione atletica, l'alimentazione e gli esercizi di riabilitazione svolgano un ruolo importante. Certo, tali competenze sono a disposizione di tutti: semplicemente, gli ultratrentenni ne fanno un utilizzo migliore. “I tennisti giocano così a lungo perché si prendono cura dei loro corpi – dice Todd Ellenbecker, vicepresidente dei servizi medici per conto dell'ATP – sono ottimi atleti che lavorano su flessibilità, resistenza e forza di base. Da qui, riescono a ottenere prestazioni atletiche di livello”. E' un cambiamento significativo rispetto a qualche anno fa, quando il confine dei 30 anni era visto come l'anticamera del ritiro. E chi andava avanti non aveva chissà quali ambizioni. Una delle chiavi principali è stata la maggiore attenzione al lavoro in palestra, che ha scippato tempo a quello sul campo.

L'IMPORTANZA DELLA PALESTRA
Oggi Nicolas Mahut ha 35 anni ed è professionista dal lontano 2000. All'epoca, pochissimi giocatori viaggiavano con un preparatore atletico o un fisioterapista che lavorasse sulla prevenzione degli infortuni. Adesso – parole sue – quasi tutti i top-100 hanno assunto una figura del genere. “Personalmente lavoro più fuori dal campo che sul campo – dice il francese, nel 2010 protagonista del match più lungo di tutti i tempi: 11 ore e 5 minuti contro John Isner, spalmate su tre giorni – in questo momento, non passo più di tre giorni senza andare in palestra. Magari non gioco a tennis per 10-14 giorni, ma alla palestra non posso rinunciare”. Al torneo maschile di Washington, in un tabellone a 48 giocatori, ben 26 hanno già compiuto 30 anni. La palestra ha cambiato utilità: in passato, veniva utilizzata per migliorare le prestazioni. Adesso un buon lavoro tra gli attrezzi va ben oltre: è manutenzione, prevenzione, correzione. E se manca la palestra, certi esercizi vengono fatti direttamente sul campo. Secondo Ellenbecker, è molto importante effettuare stretching dinamico prima della partita, in modo da aumentare la temperatura corporea. Lo stretching statico dovrebbe limitarsi a dopo la partita. “L'obiettivo è aumentare il flusso sanguigno. Ad esempio, si possono fare 3-4 giri intorno al campo mentre si sciolgono le braccia, oppure fare 4-5 minuti di cyclette, senza dimenticare la corsa sul posto, skip o esercizi simili prima di entrare gradualmente in campo”. E' ben consapevole di queste cose la nostra Sara Errani, che lo scorso aprile ha scavallato la soglia dei 30 anni. “Quest'anno ho intensificato il lavoro fisico e faccio maggiore prevenzione di infortuni – dice Sarita – prima non facevo molto stretching”. Va detto che a Washington c'era meno spazio per le over 30: in un tabellone a 32 giocatrici, ce n'erano soltanto cinque.

MANGIARE BENE
Un altro aspetto importante è la dieta. Nel complesso i tennisti mangiano sano. L'ideale è raggiungere il giusto compromesso tra un fisico leggero (che dunque consente rapidità nei movimenti) e un tono muscolare che non faccia perdere troppa potenza. Al Citi Open è tornata protagonista Andrea Petkovic: dopo una stragione disastrosa, si è assicurata un posto nei quarti. La tedesca ha detto di aver cambiato dieta negli ultimi anni: via zuccheri e carne rossa, dentro pesce o carne magra, come il pollo. “In passato faticavo a mangiare verdure, mentre adesso ne consumo ogni giorno, magari tramite frullati. Dieci anni fa non avevo idea di quanto fosse importante la nutrizione: mangiavo pizza ogni giorno, non avevo competenza. Adesso ho cambiato la mia dieta e sono consapevole di tutto quello che mangio e da dove viene”. Tra i giovani, ovviamente, c'è chi ha assimilato meglio certe cose. Tra loro c'è indubbiamente Dominic Thiem, che pure giovedì notte ha perso contro il 31enne Kevin Anderson. “Credo che tutti abbiano una dieta e un fisioterapista a disposizione – dice il n.7 ATP – dopo ogni allenamento e dopo ogni partita ci sottoponiamo a un trattamento. Magari si tratta di piccole cose, ma se te ne prendi cura per 10-15 anni, saranno in grado di fare la differenza”. Intanto, l'età media dei top-100 ATP è sempre più alta. Come ci insegna il guru Luca Brancher, l'ultima edizione di Wimbledon ha portato alla seconda settimana i giocatori con l'età media più alta: 29,12, poi salita a 30,89 per i quarti. Come sempre, i numeri non mentono.