L'articolo firmato da Marco Bonarrigo e Gaia Piccardi, a pagina 39 del Corriere della Sera, è troppo denso di informazioni precise e circostanziate per pensare che non sia attendibile. E allora, in attesa di un'ufficialità che dovrebbe arrivare a breve, ecco la dolorosa indiscrezione: Sara Errani sarebbe risultata positiva a un test antidoping, effettuato in febbraio presso la sua abitazione. Gli esami avrebbero evidenziato tracce di anastrozolo, principio attivo di una sostanza il cui nome commerciale è “Arimidex”. Per menzionare il famoso caso di Maria Sharapova, un po' come il meldonium era il principio attivo presente nel “Mildronate”. Si tratta di una sostanza utilizzata per i tumori al seno nel post-menopausa, non certo la situazione della 30enne Sara Errani, oggi numero 98 WTA dopo essere stata numero 5. L'anastrozolo è presente nella lista delle sostanze vietate nel programma antidoping ITF. Lo si trova a pagina 88 dell'imponente manuale di 260 pagine ed è inserito nella famiglia di “ormoni e modulatori metabolici”, più specificatamente “inibitori di aromatasi”. Secondo Wikipedia, nello sport viene utilizzato in modo illecito per “contenere i livelli di estrogeni a livelli tali da non indurre accumulo di grasso o ritenzione idrica”. Il Corriere della Sera informa che ci sono stati 15 casi di atleti positivi a questa sostanza, tutti sanzionati. Il caso più noto, almeno in Italia, è quello del canottiere Niccolò Mornati, bloccato prima delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Gli diedero quattro anni, poi ridotti a due. Leggendo l'articolo, si apprende che a farsi carico della difesa della Errani è stata proprio la FIT. D'altra parte – al di là dei clamorosi risultati ottenuti in carriera – la romagnola è sempre stata in buoni rapporti con la federazione, sia rispondendo con regolarità alle convocazioni in Fed Cup che onorando qualsiasi tipo di impegno. Inoltre, in un delicato periodo di ricambio generazionale, era stata indicata come “traghettatrice” verso una nuova epoca. La stessa Errani, tra l'altro, aveva già ufficializzato la disponibilità a giocare in Fed Cup anche nel 2018.
SANZIONE MINIMA IN ARRIVO?
In virtù di questo, e credendo nella buona fede di “Sarita”: “la Federtennis ha approfittato dei mesi tra la non negatività e l'imminente annuncio dell'ITF per mettere a punto con una squadra di avvocati e medici (endocrinologi e specialisti) la linea difensiva”. Detto che la Errani dovrebbe parlare pubblicamente in settimana (vedremo se prima o dopo l'annuncio ITF), lo stesso articolo ipotizza tre possibili linee difensive: una contaminazione da integratori (nel tennis ci fu un caso simile a inizio millennio, e si scoprì che le sostanze proibite erano contenute negli stessi integratori forniti dall'ATP), un richiesta formalmente non corretta di TUE (l'esenzione richiesta da chi, per ragioni mediche ritenute valide, deve assumere un prodotto contenente una sostanza dopante), o magari uno squilibrio metabolico (plausibile, vista la tipologia di sostanza). Riteniamo sbagliato associare il caso Errani ad altre situazioni del genere, poiché ogni vicenda ha una sua specificità: se è giusto sottolineare le differenze con il caso Sharapova, non ci sembra corretto – come fa l'articolo – paragonarlo alla faccenda di Filippo Volandri, che nel 2009 risultò positivo al sambutamolo. Il livornese ebbe un attacco d'asma più forte del solito e inalò un paio di spruzzi di troppo di Ventolin, prodotto per cui aveva regolare esenzione medica. Non a caso ebbe una sanzione leggerissima (tre mesi), addirittura annullata dal CAS di Losanna grazie al lavoro difensivo dell'avvocato Massimo Rossi. In questo momento non abbiamo elementi per sostenere che la vicenda di Sara Errani abbia similitudini con un caso o un altro. Va detto che un articolo della versione online della Gazzetta dello Sport ipotizza, menzionando indiscrezioni ITF, una sanzione minima, di appena due mesi.
PERCORSO DIFFICILE
Resta un mix tra amarezza e dispiacere per quello che attende l'azzurra, sia sul piano pratico che di immagine. Ragazza intelligente, spesso interessante nelle sue considerazioni, dopo i grandi exploit del 2012 ha avuto qualche incomprensione con alcuni media (molti ricorderanno un'intervista con Vanity Fair, dove alcune sue affermazioni furono strumentalizzate, se non travisate) e da allora ha cambiato atteggiamento, rifugiandosi in un atteggiamento più “istituzionale”. E' evidente che una questione così delicata dovrà essere impostata nel modo giusto, soprattutto con i media meno specializzati e più inclini al titolone. E poi c'è la vicenda in sé: non si capisce se il processo sia già stato effettuato ed è imminente la comunicazione dell'eventuale squalifica, oppure se l'iter sta per cominciare. La seconda opzione sembra valida, se non altro perché la Errani ha giocato fino a pochi giorni fa (secondo turno a Washington, poi ha dato forfait alle qualificazioni di Toronto per rientrare in Italia). Tuttavia, se è vero che la FIT ha avuto tempo (si dice addirittura “mesi”) per approntare una strategia difensiva, è possibile che la notizia le sia stata comunicata già da tempo. Di certo non deve essere stato facile, per Sara, giocare con una zavorra simile. Non ci resta che aspettare le sue parole, la sua versione dei fatti e una generale ricostruzione dell'accaduto. Gli elementi attualmente a disposizione non consentono di farlo. La speranza di tutti gli sportivi italiani, ovviamente anche la nostra, è che Sara riesca a dimostrare la sua totale innocenza.
5 ANNI FA: “NON VOGLIO SPORCARE IL MIO NOME ANDANDO DA DEL MORAL”
Il nome della Errani fu accostato già cinque anni fa a vicende poco simpatiche. Tutto nacque dalla sua ipotetica “collaborazione” con Luis Garcia del Moral, medico spagnolo implicato nello scandalo doping riguardante il ciclismo e, in particolare, la squadra di Lance Amstrong. Nel 2012 emerse che diversi sportivi, tennisti compresi, erano andati nella sua clinica a Valencia, in Spagna. Per anni la Errani si è allenata proprio a Valencia, presso l'accademia TenisVal, sotto la guida di coach Pablo Lozano. Ë certo che vi abbia fatto visita, ma soltanto per un esame cardiaco. E non fu l'unica tennista ad andarci: per esempio, anche Dinara Safina passò da quelle parti, perché era l'unica clinica di Valencia con determinate strutture a disposizione. Pancho Alvarino, membro di TenisVal, spiegò che i risultati delle varie analisi mediche di Del Moral servivano per sviluppare programmi di allenamento specifici per ciascun giocatore. “I giocatori pagavano direttamente la clinica per i suoi servizi, e i nostri coach accompagnavano sempre i tennisti. Del Moral era un nome noto e importante, tutti lavoravano con lui”. Quando scoppiò lo scandalo Del Moral, fu la stessa ITF ad ascoltare la testimonianza della Errani. “Se qualcuno avesse fatto qualcosa contro le regole, la notizia sarebbe resa pubblica” disse Stuart Miller, responsabile del programma antidoping. L'ultima volta che Sara si espresse pubblicamente sull'argomento risale al 5 settembre 2012, dopo la vittoria su Roberta Vinci nei quarti dello Us Open. Quando le chiesero se quell'anno aveva lavorato con Garcia del Moral, disse: “Ho già parlato di questa cosa. E' strano sentire che è stato coinvolto in queste cose. Ho già detto quello che dovevo dire, non ho problemi riguardo a questa storia. Niente da dire”. E poi ha proseguito. “Ho parlato con l'ITF e non mi hanno detto che non posso più andare da lui. Mi hanno detto che, se volessi, potrei farlo. Ma ovviamente non sono interessata a lavorare con una persona coinvolta in queste cose. Era considerato da tutti il miglior medico di Valencia, quindi certamente ho lavorato con lui. Ma adesso non ha un buon nome, quindi non voglio certo sporcare il mio. Quindi non penso proprio che continuerò a lavorare con lui”. Tempo dopo, Del Moral è stato inserito nella lista nera di persone che non possono essere accreditate in un luogo dove si svolge una manifestazione WTA.