Vari fattori hanno permesso a Rafael Nadal di tornare al numero uno del mondo, ma in primis c'è la sua rinascita. Ha ritrovato una buona condizione fisica, all'Australian Open si è reso conto di poter ancora fare grandi cose, ed è ripartito in quarta. "Ho conservato passione a amore per il gioco, e questo mi ha permesso di tornare in vetta".Da gladiatore quale è sempre stato, Rafael Nadal avrebbe preferito riconquistare il numero uno del mondo a duello, come nella celebre e indimenticata finale di Wimbledon 2008, invece il forfait di Roger Federer dal Masters 1000 di Cincinnati ha privato il grande pubblico del face-to-face decisivo, ma il valore del traguardo raggiunto da “Rafa” resta intatto. Alzi la mano chi, a inizio stagione, avrebbe scommesso anche solo un euro sulla possibilità di rivederlo lassù a guardare tutti dall’alto verso il basso, come non gli succedeva dal luglio di tre anni fa. È vero, c’è stata la crisi di Djokovic e Murray, e anche se nessuno ha giocato sette finali come lo spagnolo la stagione di Roger Federer merita – almeno per ora – mezzo voto in più. Tuttavia, non era scontato che ad approfittare del crollo dei due dominatori del 2016 fosse lui, come non era scontato che fosse in grado di sfruttare la chance che Federer gli ha offerto rinunciando completamente alla stagione sulla terra battuta. Invece il 31enne di Manacor ha fatto entrambe le cose, sul rosso ha raccolto la bellezza di 4.680 punti in cinque tornei e da lunedì porterà a 142 (and counting) le sue settimane in vetta alla classifica mondiale, settimo assoluto nella storia della racchetta. Un risultato, vale la pena ripeterlo, davvero impensabile visto il rendimento degli ultimi anni, che pareva andare costantemente calando. Invece gli è bastato recuperare una buona condizione fisica, liberare la mente dai dubbi, e appena si è reso conto che poteva tornare grande sul serio la macchina da guerra è ripartita, cancellando tutti gli interrogativi dei mesi precedenti.LA PROFEZIA DI CARLOS MOYA
Una situazione che, col senno di poi, aveva descritto perfettamente Carlos Moya a fine 2016, in un’intervista col quotidiano ABC. L’avevano contattato dopo il suo ingresso nel team di Nadal per la stagione in corso, e l’ex numero uno del mondo aveva mostrato di avere le idee ben chiare. “Ho accettato questo incarico – raccontò – perché sono sicuro che Nadal possa tornare a vincere quanto un tempo ed essere di nuovo il migliore di tutti, conquistando i tornei del Grande Slam e tornando al numero uno del mondo. Se è in buona salute, può ancora essere il migliore”. Parole che al tempo suonavano come delle illusioni, buone per il “titolone” ma decisamente esagerate, mentre otto mesi dopo profumano di profezia. “Credo – spiegava sempre Moya – che sia solamente una questione di fiducia: nella vita del tennista ci sono degli incontri fondamentali, che possono lasciare il segno. Un match perso 7-6 al quinto set, uno che scappa da una situazione favorevole, una finale andata male. Se vinti aiutano a fare un passo avanti, ma se persi possono produrre un effetto contrario. Rafa ne ha persi alcuni e ha smarrito la fiducia necessaria. Quando tornerà a vincerli, recupererà il livello di sempre”. In fin dei conti, è andata esattamente così. Le maratone australiane di cinque set contro Zverev e Dimitrov l’hanno rinvigorito, dopo che gli ultimi tre match al quinto li aveva persi, nella mente del campione si è riaccesa la scintilla e il resto è venuto di conseguenza, esplodendo non appena sono arrivati i tornei sulla sua tanto cara terra battuta.IL TESTA A TESTA CONTINUERÀ
“Mi dispiace che Roger non possa giocare il torneo – ha detto Nadal a Cincinnati, nella conferenza stampa pre-esordio – ma ovviamente sono molto felice di tornare al numero uno del mondo. È qualcosa di speciale. Sono successe un sacco di cose dall’ultima volta che ho occupato questa posizione. Ci sono stati degli infortuni e dei momenti molto difficile, ma sono riuscito a conservare la passione e l’amore per il gioco, e questo mi ha permesso di avere la chance di tornare al numero uno. Voglio solo godermi il momento ed essere pronto per giocare un gran torneo. Adesso, per me, è questa la cosa più importante”. L’assenza di Federer gli ha consegnato il primo posto, ma i due restano comunque francobollati in classifica, ragion per cui un buon risultato nel Western & Southern Open (dove in passato ha vinto solo nel 2013) può diventare importante anche in chiave ranking. Se il problema alla schiena dello svizzero si rivelerà meno grave del previsto la leadership mondiale sarà di nuovo in palio allo Us Open, e poi ancora ripetutamente nei mesi a venire, ma iniziare a prendere un piccolo vantaggio può rivelarsi prezioso. “Io e Roger – ha detto Nadal – stiamo disputando una grande stagione, ed entrambi avremo la possibilità di chiudere l’anno da numero uno. Dipenderà dai risultati”. Punti da difendere e attitudine al cemento (specialmente indoor) sembrano dare un piccolo vantaggio a Federer, ma intanto là davanti c’è lui. E superarlo non sarà per niente semplice.
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