MANERBIO – Sul finire del secondo set, quando Federico Gaio si toccava una coscia dopo una scivolata, il giudice di sedia gli ha chiesto se andasse tutto bene. “Magari! – ha risposto, con ironia – se andasse tutto bene non starei giocando le qualificazioni, alle 9.30 di sabato mattina”. La frase rispecchia il difficile momento del faentino, sceso al numero 313 ATP ad appena cinque mesi dal bes ranking, quando era salito in 146esima posizione. Sembrava pronto a una grande stagione, all'agognato ingresso tra i top-100. Invece, da allora, appena tre vittorie e dodici eliminazioni al primo turno. Scaduti i punti dei titoli a San Benedetto e Biella, la classifica attuale lo costringe a giocare le qualificazioni al Trofeo Dimmidisì di Manerbio (43.000€, terra battuta). La scarsa fiducia si è vista in qualche colpo giocato così così, ma alla fine ha battuto il francese Hugo Nys col punteggio di 6-4 3-6 6-3. “Partita non facile, anche perché lui ama presentarsi a rete, attaccare…non a caso sta ottenendo buoni risultati in doppio. Il momento? Bisogna farsi un bagno d'umiltà. Certo, se penso che a marzo giocavo Indian Wells e adesso sono costretto alle qualificazioni di un Challenger, i conti non tornano. Vengo da un periodo in cui non ho giocato troppo bene, ho cambiato qualcosa, e adesso mi ritrovo a fare cose a cui non ero più abituato. Ma è l'unica strada per tornare in alto”. Da quando ha cessato la collaborazione con coach Daniele Silvestre, Gaio è rimasto a lungo senza un coach.
DI NUOVO A FAENZA
I grandi risultati di inizio stagione sono arrivati senza una guida tecnica, ma era evidente che prima o poi avrebbe dovuto intraprendere un nuovo percorso. “Fino a tre settimane fa sono rimasto da solo: mi appoggiavo al Centro FIT di Tirrenia, ma usufruivo della sede di allenamento senza avere un team. Ho impiegato un po' di tempo a elaborare la situazione, anche perché all'inizio i risultati erano buoni. C'è voluto un po' di tempo, ma adesso ho trovato le persone giuste da cui farmi seguire”. Gaio ha scelto di tornare a casa: il suo nuovo coach è Enrico Casadei, il maestro con cui aveva iniziato a giocare a tennis. Il team è completato dal preparatore atletico Luca Rafelli (“Con il quale mi ero già trovato molto bene, quando mi allenavo a Forlì”) e dal mental trainer Nicola Cavina. La base è di nuovo a Faenza: “Ho vissuto tante esperienze, ma andando via a 14 anni sono un po' sfuggito alle pressioni tipiche di chi rimane a casa: genitori, soci del circolo…adesso ritengo che gli ostacoli vadano affrontati e superati”. Il progetto è in fase embrionale: Casadei inizierà a seguirlo full time tra qualche settimana, giusto il tempo di fare spazio nella sua agenda. Il nuovo Gaio non si pone limiti, neanche sul breve termine: “A ben vedere, ho raggiunto il best ranking grazie ai risultati di pochi tornei. Significa che azzeccare un paio di buone settimane potrebbe riavvicinarmi al best ranking. Da qui a fine anno spero di fare proprio questo: non sarà facile, ma nemmeno impossibile”. A 25 anni, Gaio ha cambiato spesso guida tecnica: “Ammetto di non essere una persona facile, spesso faccio emergere ogni magagna, ma ho avuto esperienze che hanno spinto in questa situazione: ad esempio, quando sono andato a Tirrenia c'era un responsabile per ogni categoria d'età: significa che vieni seguito da un tecnico fino ai 16 anni, poi da un altro fino ai 18…all'inizio è andata così, poi ci ho messo del mio a cambiare spesso”. La risalita non sarà facile, ma il faentino ha scelto una strada affascinante: ritrovare se stesso con il maestro di una vita. Proverà a rilanciarsi a Manerbio, dove al secondo turno delle qualificazioni troverà l'esperto Walter Trusendi.