Quinta vittoria consecutiva per Lorenzo Sonego. Giocando sempre meglio, forte di una grinta trascinante, ha messo in un angolo Mathias Bourgue, che lo precede di 300 posizioni. Coach Arbino è entusiasta:“Il nostro progetto è a lungo termine e non abbiamo fretta, ma sono convinto delle sue grandi qualità”. La crescita sul piano atletico e i consigli di Umberto Rianna. (Foto di Felice Calabrò)

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MANERBIO – Basta poco, nel tennis, per uscire dai radar. Lo sa bene Lorenzo Sonego, precipitato fuori dai top-400 ATP per una tendinite al polso destro che gli ha fatto perdere i mesi di giugno e luglio, fase cruciale della stagione. È bastato affinché molti si dimenticassero di lui, ma il Trofeo Dimmidisì di Manerbio (43.000€, terra battuta) lo ha rilanciato. “Quattro giorni fa potevo essere già a casa perché ho annullato un matchpoint nelle qualificazioni” ha sussurrato dopo la splendida vittoria contro Mathias Bourgue, francese di 23 anni che lo precede di quasi 300 posizioni (n.151 contro 446). Non si sono viste, per nulla, nel 6-3 6-3 con cui “Sonny” ha acciuffato i quarti di finale. “Il punteggio può sembrare netto, ma in realtà è stata una partita molto difficile, specie a inizio secondo set ho dovuto annullare diverse palle break”. Insieme lui, come da tanti anni, lo storico coach Gian Piero Arbino, da tutti conosciuto come “Gipo”. Seduto in prima fila, ha vissuto con apprensione la partita del suo allievo. La loro storia è lunga, bella, fatta di momenti difficili. “Tutto quello che abbiamo ottenuto fino a oggi è un grande successo per me – dice Gipo, 62 anni mascherati da grinta e sguardo energico – su Lorenzo mi sono esposto tanto, in tutti i circoli in cui ho lavorato. Sono sempre stato convinto delle sua qualità, anche quando non ci credeva nessuno”. Oggi Sonego è una realtà importante del nostro tennis, uno dei ragazzi su cui si punta di più. Non è più un bambino (ha compiuto 22 anni a maggio), ma è “giovanissimo” a certi livelli. Per anni si è limitato all'attività regionale, senza svolgere la tipica trafila adolescenziale.

FISICO SEMPRE PIU' FORTE
Oggi è stato bravissimo nella fase difensiva, contro un avversario dotato di una palla pesante – dice Arbino – inoltre mi è piaciuto molto al servizio, dove ha tenuto ottime percentuali. Aveva un problema tecnico, sia con il movimento del braccio che con il lancio di palla. In effetti il problema si è ripresentato in avvio di secondo set, dove ha ripreso un game da 0-40. Poi ha ritrovato il servizio e le cose sono subito migliorate”. Sull'1-1 nel secondo, Sonego ha vinto un game importante, di pura grinta. Da urlo (sia reale che figurato) il rovescio lungolinea con cui si è portato sul 40-40. Dopo il matchpoint, ha subito cercato lo sguardo del suo allenatore. Nessuno conosce Sonego meglio di Gipo Arbino: “Negli ultimi due anni ha lavorato tantissimo fisicamente, ma lo dovrà fare ancora per qualche anno. Lo stop per la tendinite è arrivato nel momento peggiore dell'anno, ma ne abbiamo approfittato per fare una grande preparazione atletica. Qui a Manerbio ha giocato cinque match di fila ed è in perfetta forma. Due anni fa, dopo una serie di partite così combattute, non ce l'avrebbe fatta”. Sonego ha vissuto serenamente i due mesi di pausa, anche perché il gruppo di lavoro attorno a lui nutre grande fiducia e, soprattutto, non ha fretta. “È una cosa molto importante – dice Arbino – va detto che al rientro era terrorizzato che il male gli tornasse, perché il dolore andava e veniva. Per fortuna un paio di sedute dal professor Pierfrancesco Parra sono state risolutive”. Sonego continua ad allenarsi con Arbino presso il Green Park di Rivoli, a due passi da Torino, ma è seguito con attenzione anche dalla FIT. La persona più importante, il collante di questa collaborazione, è Umberto Rianna. Interpellato sull'argomento, Arbino spende parole molto importanti. “Oltre a essere una persona straordinaria, ci ha dato una mano sulla programmazione e su aspetti fondamentali come la risposta, o il primo colpo dopo la risposta. Inoltre spinge molto sul concetto di stabilità e sull'idea di un tennis aggressivo. E poi è stato fondamentale nel dare alcune linee guida sull'atteggiamento: Lorenzo si parlava addosso, si lamentava…Rianna è stato durissimo e intransigente su questo punto. Io ho sposato tutti i consigli che mi ha dato”.

GRINTA TRASCINANTE
Giusto un anno fa, il torinese ha colto il suo best ranking (n.259 ATP), classifica quasi sufficiente per giocare le qualificazioni di uno Slam. Alcuni giocatori della sua età, in questi giorni, stanno dando battaglia a Flushing Meadows. È interessante cercare di capire cosa hanno in più rispetto a Sonego…e se magari il torinese ha qualcosa che a loro manca. “Ho una grande stima di Matteo Berrettini e nel suo maestro, così come per Stefano Napolitano – dice Arbino – Berrettini ha un gran fisico ed è più maturo. Lui è già un uomo, Lorenzo è ancora un ragazzino. Più in generale, sono più strutturati fisicamente ma soprattutto hanno molta esperienza. Non dimentichiamo che hanno vissuto da piccoli professionisti sin dai 12 anni di età, mentre Lorenzo no. Cosa ha in più? Forse la mobilità, o forse la grinta. Lorenzo è un trascinatore, quando gioca – anche all'estero – fanno tutti il tifo per lui. Per esempio, ad Amburgo c'erano solo tedeschi e nel match contro Satral erano tutti per Lorenzo. Purtroppo ha perso qualche match al fotofinish, ma adesso lo vedo più determinato, mentre prima era un po' ansioso”. Vien da chiedersi se Arbino, a 62 anni, abbia la voglia e gli stimoli per dedicarsi anima e corpo a un progetto che potrebbe portargli via tante settimane all'anno. Lui non ha il minimo dubbio. “Con questo ragazzo c'è un rapporto profondo, mi ha dato grandi soddisfazioni. Sì, sono entusiasta, mentalmente mi sento molto giovane e sono determinato ad andare avanti”. Ma avanti fino a che punto? “Se Dio ci dà una mano e il suo percorso procede in modo naturale, sono convintissimo che possa entrare tra i top-100 ATP. Se verrà qualcosa in più, tanto di guadagnato”. Sarebbe una gran, gran bella storia. Speriamo.