Difficile trovare nuove parole d'elogio per Paolo Lorenzi, che pure nelle prime undici partecipazioni Slam non aveva mai passato il primo turno. Risolto il tabù, si è tolto le sue belle soddisfazioni. Come l'anno scorso, proprio allo Us Open, quando ha raggiunto il terzo round e ha tolto un set ad Andy Murray. Contro Joao Sousa non era facile: vuoi perché ci aveva perso tre volte su tre, vuoi perché c'era la memoria (molto) negativa di un mese fa a Kitzbuhel. Ma Paolo fa tesoro degli errori e alla fine ha raccolto un bel successo: è finita 4-6 6-3 7-6 6-2: è stato il tie-break del terzo set a spostare gli equilibri nella giusta direzione. Una delle qualità più importanti di Lorenzi e la lucidità: contro un “cagnaccio” come Sousa era importante essere aggressivo. Lui lo ha fatto col rovescio, il servizio e anche con il gioco di volo. In questo modo ha addomesticato il portoghese e si è assicurato un match molto complicato contro Gilles Muller. In una sfida tra "vecchietti" (hanno 68 anni in due), il lussemburghese parte favorito perché è aiutato da un servizio-bomba che viene esaltato dai campi veloci. E sembra che il Decoturf, quest'anno, sia piuttosto rapido. Inoltre è avanti 3-1 nei precedenti, anche se il primo risale addirittura a tredici anni fa. Nel 2015, al Roland Garros, Lorenzi è arrivato a tanto così dal farcela. “Sulla terra ho più chance di batterlo rispetto al veloce, perchè lui è dotato di un servizio potentissimo che hanno in difficoltà anche Nadal”. Ci vorrà una mezza impresa, ma nel panorama attuale il solo Fabio Fognini (impegnato oggi nel derby contro Stefano Travaglia) ha prospettive migliori delle sue.
PRIMA VITTORIA IN UNO SLAM PER FABBIANO
Passa anche Thomas Fabbiano: alla sesta partecipazione Slam, ha vinto un match delicatissimo contro l'australiano John Patrick Smith, proveniente dalle qualificazioni. Una vittoria che vale perché Tommy indossava gli scomodi panni del favorito. E' l'Italia dei tie-break: l'azzurro ne ha intascati un paio, fondamentali nel 7-6 6-4 3-6 7-6 che gli regala un secondo turno contro l'australiano Jordan Thompson, bravo a sfruttare il periodo difficile di Jack Sock e spuntarla al quinto set, dopo aver vanificato un vantaggio di due set a zero. È andata meno bene ad Alessandro Giannessi. Memore della bella cavalcata di dodici mesi fa, lo spezzino ha provato a dare battaglia contro l'imprevedibile Ernests Gulbis, soltanto numero 255 ATP ma ammesso in tabellone grazie al ranking protetto. Quando Giannessi ha portato a casa il tie-break del secondo set, abbiamo sperato in un'impresa. Niente da fare: l'ultimo Gulbis sembra avere le giuste motivazioni e si è imposto in quattro set. Alessandro perderà 60 dei 70 punti conquistati l'anno scorso, ma tornerà a casa con un cospicuo assegno: nel cambio non gli è andata troppo male, tenendo conto che è entrato in tabellone in extremis. Quando era già stato sorteggiato il draw delle qualificazioni è arrivato, infatti, il forfait di Federico Delbonis che gli ha aperto le porte del main draw. Adesso arriva una fase delicata dovrà azzeccare almeno un paio di buone settimane, altrimenti potrebbe rischiare di non chiudere l'anno tra i top-100 ATP. (ha in scadenza i 125 punti di Szsczecin e i 55 di Ortisei). Avrà subito una buona chance al Challenger di Genova, dove peraltro è sempre molto atteso.
IL GOMITO BLOCCA LA GIORGI
Poche soddisfazioni dal settore femminile, dove avevamo tre sole rappresentanti (dopo che il sogno di Georgia Brescia si è incagliato all'ultimo turno delle qualificazioni). Di Roberta Vinci e del suo probabile addio allo Us Open (non l'ha ufficializzato, ma ha ammesso che il tennis non è più una priorità) potete leggere altrove. Saluta New York Camila Giorgi: opposta a Magdalena Rybarikova, l'italoargentina è stata condizionata da un fastidioso problema al gomito. Un vero peccato, perché lo Us Open le evoca buoni ricordi. Quattro anni fa esaltò l'Arthur Ashe, vincendo una splendida partita contro Caroline Wozniacki, ma da allora ha raccolto tre primi turni e un secondo. Il lato positivo è che non perderà punti in classifica. “Ho un'infiammazione al gomito, mi dà fastidio da qualche giorno – ha detto dopo il 6-3 6-4 finale – non ho spinto come volevo, era difficile entrare sulla palla come faccio di solito”. Il 2017 è una stagione migliore rispetto al 2016, ma ancora lontana da quello che il suo tennis sarebbe in grado di regalarle. L'ammissione diretta all'Australian Open 2017 non dovrebbe essere a rischio: con Vinci e Schiavone gli sgoccioli, e le altre non ancora pronte, c'è il rischio che l'unica italiana nel main draw di Melbourne sia proprio lei. Speriamo di sbagliarci. Oggi, sul Campo 15, Francesca Schiavone proverà ad allungare la sua epopea contro Kaia Kanepi.