A fine primo set, le casse dell'Arthur Ashe Stadium hanno fatto risuonare una canzone di Stevie Wonder. Si intitola “Signed, Sealed, Delivered, I'm Yours”. A un certo punto, esclama: “Here I am, baby!”. Era come se a pronunciare certe parole fosse Maria Sharapova, indiscussa protagonista della prima notte allo Us Open 2017. Ha oscurato addirittura Shania Twain, figurarsi Simona Halep, rimandata per l'ennesima volta quando aveva la (teorica) possibilità di diventare numero 1 WTA. Adesso rischia di nascere un complesso. Masha ha dato l'impressione di tornare indietro nel tempo, a partire da quell'abito scuro, colmo di pietre Swarowski, così simile a quello che indossava nel 2006, ancora teenager, anno della sua unica vittoria a Flushing Meadows. A pestare il Decoturf dell'Arthur Ashe Stadium c'era una Sharapova scatenata, aggressiva come non mai. Anche fallosa, ci mancherebbe. Alla fine, le statistiche raccontano di 60 colpi vincenti e 64 errori gratuiti. Ha costretto la Halep a un ruolo di comparsa, dominata fino al 6-4 4-1. Per lunghi tratti, ci si è domandati se fosse davvero reduce da un così lungo stop. Funzionava più o meno tutto, nell'arsenale tecnico di Maria. Bene con il dritto incrociato (ottimo per aprirsi il campo e fare il punto dall'altra parte), bene anche con il rovescio in slice, perfetto per tenere vivi gli scambi in cui era in difficoltà.
PASSAGGIO A VUOTO SENZA DANNI
E poi c'è quel clima elettrico che le si addice. Nella sua lunga carriera allo Us Open, ha giocato 18 partite sotto la luce dei riflettori. Le ha vinte tutte, e poco importa se abbia avuto un inevitabile passaggio a vuoto nel secondo set, permettendo a Soldatino Halep di tenere viva la pugna agonistica. In fondo, Simona stava giocando la sua partita. Costretta sulla difensiva, non ha mai mollato, aspettando che arrivasse il suo momento. È arrivato a tempo quasi scaduto, con cinque game consecutivi e la capacità di cancellare cinque palle break sul 5-4. Qualche maligno avrà pensato che quel game rappresentasse il massimo sforzo della Sharapova, l'estremo tentativo di evitare un pericoloso terzo set per chi si trova, dopo dieci anni, a giocare senza avere in circolo il meldonium. Ma non esiste chimica per certi ingredienti. Ad esempio, l'estrema self-confidence. Anche quando i colpi non funzionano, Maria Sharapova continua a spingerli a occhi chiusi. Certo, a fine secondo set è uscita dal campo e ha spezzato il ritmo all'avversaria (“Lo fa sempre” avrebbe detto la Halep). Ma nel terzo ha ridotto l'onda d'urto, accontentandosi degli errori altrui. Il break decisivo è arrivato al secondo game. Sul 5-3, la Halep ha messo in atto un estremo tentativo di rimonta, procurandosi una palla break con uno spettacolare rovescio lungolinea. Niente da fare, era il game decisivo. In sintesi, la Sharapova ha vinto perché è stata più efficace con i colpi di inizio gioco. “Io credo di aver dato tutto quello che avevo – ha detto Simona, sconfitta per la settima volta su sette – lei è stata migliore di me, soprattutto col servizio. Ecco, ho servito male”. Povera Simona: quest'anno ha giocato tre delle sue migliori partite negli Slam, ma le ha perse tutte (Ostapenko a Parigi, Konta a Wimbledon, adesso Sharapova a New York). Qualcosa vorrà pur dire.
TABELLONE AMICO
Dopo il matchpoint, la Sharapova si è inginocchiata e ha esultato a modo suo: epico per chi la ama, patetico per chi non la sopporta. Di sicuro, teatrale. A quanto pare, la gente dell'Arthur Ashe fa parte della prima categoria, giacché ha fatto il tifo per lei sin dalla prima palla. Da quelle parti, si sa, i combeback piacciono. Sono storie che si lasciano accarezzare. “A volte ti domandi perché lavori così tanto: ecco, questa è la ragione” ha detto nell'intervista sul campo, dicendo al pubblico esattamente quello che voleva sentirsi dire. “D'altra parte, siamo in prima serata” ha chiuso con un sorriso. Per chi vuole credere che sia una favola, è ripartita. Il tabellone le è (molto) amico: la sua prossima avversaria avrà le possenti sembianze di Timea Babos, ma uno sguardo al tabellone fa ammettere che non ci sarebbero avversarie troppo pericolose, almeno fino alla semifinale. A meno che Sloane Stephens….
US OPEN 2017 – Primo Turno Donne
Maria Sharapova (RUS) b. Simona Halep (ROM) 6-4 4-6 6-3