Chiamato in causa per un presunto match-fixing, l'ucraino elimina un dolorante Tomas Berdych. Il suo strano stile di gioco ritrova antica efficacia, accompagnata da un rendimento costante. Al terzo turno trova Viktor Troicki, seguito dal suo ex coach Jack Reader. Fosse finito nella parte bassa…

Lo chiamano “The Dog” e vederlo giocare è uno spettacolo. È affascinante seguire una partita di Alexandr Dolgopolov perché, davvero, è impossibile prevedere cosa succederà non nel game, non nel punto, ma addirittura nel colpo successivo. Quando gioca bene è un piacere per gli occhi, spettacolo puro, un cioccolatino più saporito. A noi fanno impazzire le palle corte, ed è un peccato che ne giochi meno di qualche anno fa, ma anche il resto del repertorio è di primo livello. L'ucraino ha firmato l'ennesima sorpresa di uno Us Open che sta regalando volti, nomi e storie nuove di zecca. Aiutato da un piccolo problema fisico di Tomas Berdych ha centrato il terzo turno (3-6 6-1 7-6 6-2 lo score) e adesso sfiderà Viktor Troicki, in un match con forti implicazioni emotive: il serbo è allenato da quel Jack Reader che qualche anno fa aveva contribuito a renderlo un giocatore vero. Adesso saranno avversari, sia pure a distanza. Per Dolgopolov (n.64 ATP) può essere il torneo della rinascita, tecnica e di immagine. Nei giorni scorsi, il suo nome è balzato alle cronache per il presunto match-fixing al torneo di Winston Salem, quando ha perso nettamente da Thiago Monteiro. Niente di strano, non fosse che il “mercato” si è accorto con due ore d'anticipo che avrebbe perso la partita, poiché un ampio volume di giocate si è riversato sul brasiliano appena prima dell'inizio. “Volete che vi risponda onestamente? Non me ne frega niente, è tutto diventato una specie di circo – ha detto, decisamente arrabbiato – penso che dovei chiedervi come vi sentite a scrivere che forse c'è stata una combine perché c'è un mercato. Ho letto l'articolo, c'erano le statistiche sulle mie palle break. Ma siete seri? Scrivete storie o favole? Non voglio neanche parlarne, ho parlato con la TIU, rispetto il loro lavoro, ho dato tutte le informazioni di cui avevano bisogno. Alla fine, non sarò accusato di nulla. Scrivere di queste cose prima di un'investigazione è stupido”.

SULLA ROTTA DI NADAL
In passato, il suo nome era già stato velatamente associato a faccende di questo tipo, ma lui ha sempre evitato che le voci condizionassero la sua carriera. Lo ha fatto anche contro Berdych, in una partita ben giocata, con grande attenzione, sin dall'inizio. A ben vedere, aveva perso il primo set a causa di un break incassato al secondo game (dopo aver avuto tre palle break nel primo), ma poi aveva trovato la chiave per rispondere con efficacia alle seconde palle del ceco. Tomas si disuniva, poi si innervosiva, perdeva il secondo e non sfruttava un break di vantaggio nel terzo (2-0, subito riacchiappato). Sul 4-4 iniziava a zoppicare, sia pure in modo impercettibile, e sul 5-4 usciva dal campo per ricevere un medical time out, probabilmente agli adduttori. Si trascinava al tie-break, giocava “in sciolta” e per poco non lo vinceva. Il quarto era poco più di una formalità per l'ucraino, che a New York ha già raggiunto gli ottavi nel 2011, quando era allenato da Jack Reader. Oggi, al suo fianco, c'è Stas Khmarskiy. Peccato (per lui) che sia capitato nell'ottavo di Nadal, perché un Dolgopolov in forma avrebbe potuto essere una clamorosa mina vagante nella parte bassa, dove a livello di terzo turno – udite udite – c'è soltanto un top-10: Marin Cilic.

US OPEN 2017 – Secondo Turno Uomini
Alexandr Dolgopolov (UCR) b. Tomas Berdych (CZE) 3-6 6-1 7-6 6-4