Non è che con Mauricio Macri vada tanto meglio. Ciclicamente, l'Argentina affronta una crisi economica che ne mette a repentaglio la stabilità. Ma per molte famiglie, quelle che avevano assaporato il benessere degli anni 90, quando Carlos Menem aveva imposto la parità tra il Peso e il Dollaro americano, è impossibile dimenticare la crisi di fine 2001, quando le banche chiusero i rubinetti, si cambiava un presidente a settimana e la gente, esasperata, finì col saccheggiare i supermercati. In quella crisi finì anche la famiglia Schwartzman: i coniugi Ricardo e Silvana avevano quattro figli da mantenere e il più piccolo, Diego, sognava di diventare un campione di tennis. E il tennis, si sa, costa. Papà Ricardo lavorava nel settore delle esportazioni e i soldi arrivavano, al punto da permettersi le vacanze in Uruguay. All'improvviso è finito tutto, come quando la nebbia di Tangentopoli oscurò l'opulenza degli anni 80. Gli Schwartzman sono rimasti sopra la soglia della povertà: ogni giorno, a casa loro, si poteva mangiare. Però il tennis non è certo un bene di prima necessità. Dieguito, dunque, poteva mettere nel cassetto i sogni racchettari. Magari poteva dedicarsi al calcio e provare a imitare il suo idolo Juan Roman Riquelme. Niente di tutto questo: mamma Silvana, donna energica, ha scelto di farlo continuare a sognare, anche a costo di sacrifici, anche a costo di girare il paese in macchina o dormire in hotel da pochi pesos a notte.
CEMENTO MEGLIO DELLA TERRA
Lui ci ha messo del suo e oggi, finalmente, può permettersi di gioire. Si è sdraiato sul decoturf di Flushing Meadows dopo la grande impresa su Marin Cilic, unico top-10 ancora in gara nella parte bassa del tabellone. Non era mai arrivato negli ottavi di uno Slam, adesso lo fa nel momento giusto. Il tabellone è aperto, sognare è lecito, soprattutto dopo un 4-6 7-5 7-5 6-4 che vale ancora di più, se la vittima è un ex vincitore di questo torneo. Dai e dai, Schwartzman ha mostrato a tutti quanto è bravo nella risposta al servizio. È uno dei migliori ribattitori del tour e non potrebbe essere altrimenti, quando sei il più piccolo tra i top-100. È alto appena 170 centimetri e serve benissimo, per la sua statura. Ma non sarà mai un bombardiere. E allora meglio lavorare sulla risposta. “Alla fine di ogni allenamento mi impegno duramente su questo fondamentale”. Vanta ottime percentuali sia nei break conquistati che nei punti scippati alla seconda altrui. Certo, sono numeri “inquinati” da una programmazione che prevede tanta terra battuta, anche se – pensate un po' – non è la sua superficie preferita. “Preferisco il cemento alla terra perché sul duro è più facile tenere il mio turno di battuta, mentre la risposta è efficace allo stesso modo”. Giocando con grande intelligenza, ha capito che Cilic era una pallida copia del finalista di Wimbledon e lo ha costretto a palleggiare. Tanto, troppo. Il croato è caduto nella ragnatela e ha commesso la bellezza di 80 errori gratuiti. “È stato molto difficile chiudere: avanti 5-2, lui ha iniziato a giocare tranquillo e a lasciare andare il braccio. A quel punto si è avvicinato, ma sono contento di come ho saputo gestire le mie emozioni”.
"L'ALTEZZA? NON CI PENSO"
Ma se lui deve restare concentrato in vista del match contro Lucas Pouille, c'è chi può lasciarsi andare. Ad esempio, mamma Silvana: per distrarla un po', ESPN l'ha mandata in giro per Flushing Meadows insieme a Juan Ignacio Chela (coach di Diego da circa un anno) a intervistare gli spettatori argentini. Chela domandava i difetti del figlio, e lei sbucava dal nulla per lamentarsi delle risposte degli ignari spettatori. Una specie di candid camera in salsa tennistica. Nei momenti duri, quelli dopo la crisi del 2001, quando il lavoro del marito si era sgretolato, si era ridotta a vendere braccialetti di gomma, fabbricati dal marito, per guadagnare qualcosa. Adesso si gode il figlio nel torneo più ricco del mondo. Ormai top-30 ATP, Schwartzman si sente a suo agio nel ruolo di ambasciatore dei “piccoli”. “Spero che grazie a me la gente possa capire che il tennis è uno sport per tutti, non solo per chi è alto. A volte l'altezza è importante perché consente di servire più forte, hai più armi. Ma è sempre stato così: da parte mio, provo soltanto a migliorare il mio tennis e a non pensarci”. C'è voluta un po' di pazienza, ma alla fine ha avuto ragione lui. La buona notizia, per Diego, è che il suo stato di grazia è arrivato nel torneo giusto. Quattro anni fa sfidava Lucas Pouille nelle qualificazioni di Bastad: adesso, in una domenica di inizio settembre, lo troverà di nuovo per un posto nei quarti a Flushing Meadows. Strana la vita, eh?