Forse la citazione è esagerata. “Da che pianeta vieni?” o meglio, “De que planeta viniste?”. Victor Hugo Morales, radiocronista uruguaiano ma dal corazon argentino, è entrato nella storia per aver pronunciato queste parole dopo il gol segnato da Diego Armando Maradona, il 22 giugno 1986, nella partita dei Mondiali di Calcio contro l'Inghilterra. Dopo la Guerra delle Falkland, i rapporti tra i due paesi erano ai minimi termini. Oggi non ci sono implicazioni politiche, ma Juan Martin Del Potro ha compiuto un'impresa stratosferica negli ottavi dello Us Open 2017, battendo Dominic Thiem al termine di una partita folle. “Delpo contro due avversari”, titolava nella prima ora del match la versione latina di ESPN. Non solo Dominic Thiem, ma un fastidiosa influenza che lo ha colpito nelle ultime 36 ore. Una disdetta. Quando ha chiamato il medico alla fine del primo set, in molti hanno pensato che non avrebbe terminato la partita. Non vinceva un punto, non teneva una palla in campo. 6-1 6-2 per Thiem, sotto gli occhi severi di coach Gunther Bresnik e quelli (amorevoli?) di Kristina Mladenovic. Il fisico non rispondeva, la lucidità mancava, Thiem non era in vena di sconti e volava via rapidamente. Per vedere il primo colpo vincente di Delpo, abbiamo dovuto aspettare un'ora. Ma poi è successo qualcosa di irrazionale, in un catino pieno di tifosi argentini. Il campo Grandstand, inaugurato l'anno scorso, aveva bisogno di un “clasico” per entrare nel cuore dei nostalgici, quelli che hanno pianto per la demolizione del vecchio campo affacciato sul Louis Armstrong. C'erano tanti argentini, quelli che non mollano mai, che sono pronti a incitare anche nella situazione più disperata. Appena la temperatura corporea di Del Potro è scesa a una temperatura accettabile, quella degli spalti si è elevata a dismisura.
LA CLASSE NON SI PERDE MAI
Thiem si è concesso un set di distrazione (il terzo), poi sembrava aver rimesso in sesto la partita quando nel quarto è salito 5-2. Si è trovato per cinque volte a due punti dal match, ma Del Potro è rimasto a galla, forte di una profonda serenità interiore, del pubblico e di una classe che non lo ha mai abbandonato. Potrai pure romperti il polso destro, poi quello sinistro, poi infilarti in un tunnel che sembra non avere fine, guardare in faccia i fantasmi del ritiro…ma la classe non ti abbandona mai. Lo ha mostrato nei momenti importanti, quando ha scaraventato dritti di una potenza inaudita sul campo di Thiem e poi ha cancellato due matchpoint consecutivi con altrettanti ace, come capita soltanto ai grandissimi. La gente si è rapidamente resa conto di partecipare a un evento speciale, così come la TV americana, che ha immediatamente fatto sloggiare Pam Shriver dall'Arthur Ashe per spedirla sul Grandstand a intervistare il vincitore. Il quinto set è stata passione pura, così come la carriera di Del Potro, che in questo torneo aveva vissuto il momento più alto, il trionfo del 2009. In finale batté Roger Federer, suo prossimo avversario dopo il facile successo su Philipp Kohlschreiber (6-4 6-2 7-5 lo score). Ma tutto passa in secondo piano, dopo una partita del genere. La gente si è commossa, lui pure, anche se stavolta non si è lasciato andare alle lacrime. Questa vittoria restituisce vigore a una carriera che sembrava essersi un po' persa dopo il 2016 bagnato dall'argento olimpico e la vittoria in Coppa Davis. Era come se il tennis non fosse più in cima ai suoi pensieri. Forse, semplicemente, aveva bisogno di una scarica di adrenalina. E questa partita può rilanciarlo, può ridargli un ruolo nel grande tennis anche in virtù dell'età. In un tennis dove gli over 30 stanno spadroneggiando, Palito deve ancora compiere 29 anni e tante sfortune ne hanno forgiato il carattere fino a renderlo di granito. Un cuore caldo ma d'acciaio, capace di accendere la gente.
ENTRARE NEL CUORE DELLA GENTE
Quando Delpo scende in campo, fanno tutti il tifo per lui. Non importa dove. E quando spara il suo terrificante dritto, il più potente di tutti i tempi, la gente ulula perché sa di assistere a qualcosa di difficilmente ripetibile. “Ho pensato di ritirarmi – ha detto dopo la partita – ma ho visto uno stadio pieno, tanta gente che faceva il tifo per me, e ho deciso di andare avanti. Lo Us Open è un torneo speciale per me, ritirarmi a match in corso mi avrebbe lasciato un sapore amaro”. Adesso è tutto dolcissimo, tutto nuovo, per l'eroe dello sport argentino. L'anno scorso, Federico Kotlar (inviato speciale del Clarin, più importante quotidiano argentino) ci aiutò a collocare Juan Martin Del Potro nella lista degli sportivi più popolari del suo Paese. “Se ci limitiamo agli sportivi attuali, Del Potro è il secondo più popolare del paese, un gradino sotto a Lionel Messi. Si trova al livello di Emanuel Ginobili: pur essendo a fine carriera, 'Manu' è stato uno dei più grandi sportivi argentini di sempre. Se invece parliamo della storia, credo che Del Potro sia ancora leggermente sotto rispetto ai più grandi: Diego Maradona, Juan Manuel Fangio, Carlos Monzòn, Emanuel Ginobili e Guillermo Vilas. Se però dovesse vincere la Coppa Davis, che in Argentina è una questione storicamente irrisolta, credo che potrebbe entrare a pieno titolo in questa elite”. Regalando l'Insalatiera al suo paese, è entrato tra i grandissimi. Questo successo servirà a farcelo stare con ancora più comodità. Era solo un ottavo di finale, ci mancherebbe, ma la storia insegna che non è necessario vincere chissà quanti trofei per entrare nel cuore della gente. E Del Potro lo ha fatto, con la sua capacità di rinascere dalle ceneri sportive. Ma vincere una partita con la febbre, senza il rovescio di un tempo (un colpo che non tornerà mai più…), sembrava fuori portata anche per lui. E allora ci autorizza a domandarci da che pianeta provenga, il ragazzo nato a Tandil il 23 settembre 1988. Crediamo che anche Victor Hugo Morales se lo chiederebbe, dopo una notte così.