Un post su Instagram decreta la fine del rapporto professionale tra Roberta Vinci e il clan palermitano: coach Francesco Cinà, il preparatore Piero Intile e il Country Club. Tutto farebbe pensare a un imminente ritiro: a quasi 35 anni, da n.82 WTA, andare avanti non sarebbe facile. Si è cancellata dagli ultimi tornei della stagione.

La parola “ritiro” gliel'hanno sottoposta diverse volte. Roberta Vinci se l'è cavata con risposte evasive, ma dalle sue labbra non l'ha mai fatta uscire. Non l'ha menzionata neanche nel post su Instagram che molti hanno interpretato come un “teaser” per un annuncio imminente, frutto di una decisione già presa. In effetti, ci sono tutti gli indizi: la carriera di Roberta sarebbe agli sgoccioli, ennesimo tassello di un periodo d'oro che sta per salutare. Non ci sarebbe niente di drammatico e nemmeno di sbagliato, visto che compirà 35 anni il prossimo 18 febbraio. Non sarebbe neanche una questione d'età, viste le motivazioni post-parto di Serena Williams o la clamorosa stagione di Venus, che quest'anno tornerà alle WTA Finals con 37 primavere sulle spalle. Il problema risiede nella testa, in una motivazione che è sempre più altrove. La notizia: tramite il social network delle foto, Roberta Vinci ha annunciato l'addio al clan palermitano: non solo coach Francesco Cinà, ma anche il preparatore atletico Piero Intile (mai troppo ringraziato) e il presidente del Country Club Oliviero Palma, ex direttore del torneo WTA che qualche anno fa ha ceduto ai venti della crisi. Fu lui, per esempio, a costruire un campo in cemento preziosissimo per la preparazione di Roberta. Un gruppo di lavoro tanto umano quanto professionale, sorridente risposta a chi pensa che in Italia non si possa produrre tennis di qualità, men che meno nel tanto bistrattato sud. Proprio a Palermo, per esempio, ha trovato rifugio l'ex promessa Filippo Baldi, che a 21 anni sembra aver trovato la chiave per un salto di qualità.

DA TARANTO A NEW YORK, VIA PALERMO
C'è molta simbologia in questo annuncio: salutando Palermo, è come se chiudesse con il passato e – sostanzialmente – con la vita da professionista. “Fuggita” da casa sin da giovanissima, per allenarsi al Centro Tecnico di Roma insieme a Flavia Pennetta, ha trovato in Palermo la città del cuore ancora prima di compiere 20 anni, con il fidanzamento con Francesco Palpacelli. Una storia durata cinque anni, inizialmente a distanza, con lei a Roma (si allenava al Parioli, per il quale è rimasta tesserata, con Vittorio Magnelli e Roberto Meneschincheri) e poi maturata proprio in Sicilia, terra di cui è impossibile non innamorarsi. Nel 2007 ecco entrare in scena Francesco Cinà. Le vicende personali (la storia con Palpacelli si è conclusa) non hanno influito su quelle professionali, e nemmeno un grave infortunio alla spalla tra 2007 e 2008 l'ha demoralizzata. Nel frattempo si crea un gran gruppo: prima Schiavone, poi Pennetta, poi arriva anche Sara Errani. Roberta si accoda, con Cinà migliora in modo impressionante, nasce un po' per caso il sodalizio con la Errani (hanno giocato il primo match in Fed Cup, in Francia, a risultato acquisito) e arrivano anni d'oro, sia in singolare che in doppio. Ci vorrebbe una mini-enciclopedia per ricordarli tutti, dai 10 titoli WTA al Career Grand Slam in doppio. Ma visto che la parola “ritiro” non è ancora ufficiale, ci limitiamo a una data e un luogo. New York, 11 settembre 2015. “Oggi era il mio giorno” ha detto Roberta alla folla di Flushing Meadows, dopo aver cancellato il sogno-Slam di Serena Williams e aver regalato allo sport italiano una finale tutta azzurra in uno Slam. Fantascienza pura.

NIENTE PIU' TORNEI NEL 2017?
Numero 1 in doppio, top-10 in singolare, talentuosa, dotata delle migliori volèe del circuito, ragazza intelligente e solare, colma di simpatia, Roberta Vinci ha conquistato tutti. In tempi non sospetti, abbiamo scritto che è difficile trovare una sua immagine extra-campo in cui non sorrida. Ma un sorriso radioso, vero. Non c'è niente di forzato, nessuna maschera, nessun gioco a nascondino. Roberta è così. L'anno scorso ha tenuto duro, quest'anno – per la prima volta – il tennis ha smesso di essere una sua priorità. I risultati sono lì, a testimoniarlo. Ha giocato 30 partite, vincendone 10. Soltanto due volte ha messo insieme più d una vittoria, l'ultima a inizio febbraio, a San Pietroburgo. Basta Fed Cup, tanti primi turni e ranking che precipita al numero 82, insufficiente per giocare parecchi tornei. Ha vinto l'ultima partita a Cincinnati, contro Timea Babos. Da allora, quattro sconfitte e neanche un set in saccoccia. Inevitabile fermarsi a ragionare, soprattutto dopo che negli ultimi 5-6 anni hai frequentato piani alti, sempre più alti. Roberta avrebbe potuto giocare a Pechino, ma dopo Wuhan è tornata a casa. Dopo l'ultimo Premier Mandatory stagionale, il calendario WTA propone altre due settimane di tornei. Non è iscritta a Linz, dove pure potrebbe esserci spazio per una wild card (una è già assegnata, due sono riservate alle top-20), mentre si è cancellata dal torneo di Lussemburgo, dove vinse nel 2010. Quel successo, sotto certi aspetti, diede il via al notevole salto di qualità in singolare. A meno di un invito per Linz, dunque, la sua stagione dovrebbe essere terminata in Cina. Per ora, la parola “ritiro” non l'ha detta. Però non ha annunciato nuovi tecnici, nuovi percorsi, niente. E anche il tono del suo messaggio aveva un non so che di malinconico, come se fosse un commiato verso qualcosa di più grande. Un anticipo di quello che potrebbe raccontare tra qualche settimana, ma focalizzato sulle persone che le hanno permesso di diventare la Roberta Vinci che ricorderemo tra 10, 20, 50 anni. Per parlare di se stessa e far sgorgare certe emozioni, ci sarà tempo. E sarà l'occasione per celebrarla e ringraziarla ancora.