Basta un Alexander Zverev non troppo convincente per battere facilmente Fabio Fognini al secondo turno del China Open di Pechino. Il tedesco lascia aperto qualche spiraglio, ma nei momenti importanti l’azzurro non riesce a mordere e sparisce dal campo nel secondo set. Si poteva fare di più.La differenza fra un campione, anche se ancora in costruzione, e un giocatore che invece del campione ha solo alcune qualità ma le usa di rado, sta anche nella capacità di gestire degli incontri, e modellare il proprio rendimento in base alle esigenze. È da ricercare soprattutto lì la chiave che ha permesso ad Alexander Zverev di battere per 6-4 6-2 un Fognini dal tennis troppo intermittente, e centrare i quarti di finale all’ATP 500 di Pechino. La differenza in campo è stata poca, con la sensazione che il ligure se la potesse giocare, che sapesse come mettere in difficoltà l’avversario e che avesse il tennis per riuscirci, precisazione banale nell’apparenza ma non nella sostanza, perché fra il sapere come fare qualcosa, e riuscire a farlo, la distanza può essere enorme. Ma quella nel punteggio, invece, di differenza è stata enorme, e racconta di un match da potrei ma non voglio, giocato dal numero uno azzurro solamente nel primo set, con poca continuità e ancor meno capacità di restare attaccato ai punti importanti, qualità fondamentale per giocarsela con i big. Zverev è un fenomeno, e settimana dopo settimana diventerà ancora più forte, su questo non ci sono dubbi. Ma per il momento resta un avversario che concede ancora qualcosa, che non ha eliminato gli alti e bassi, e sotto pressione può anche andare fuori giri. In più, ha ancora un tennis un po’ troppo monocorde, che non gli ha impedito di vincere due Masters 1000 di fila, ma specialmente contro giocatori ricchi di soluzioni tecniche saper solo picchiare, picchiare e picchiare può diventare un problema. L’ha mostrato Steve Darcis la scorsa settimana a Shenzhen, tenendolo in campo per tre ore, mentre non ce l’ha fatta Fognini, nonostante la versione del numero 4 ATP che si è trovato di fronte sul cemento del National Tennis Stadium non sia parsa affatto irresistibile.
FOGNINI ILLUMINA, POI SI SPEGNE DEFINITIVAMENTE
Più che il tennis del tedesco, il problema di Fognini è stato Fognini, tanto brillante in certi frangenti quanto incapace di reggere il confronto a livello di concentrazione, e soprattutto di far funzionare un servizio che è stata la vera croce del confronto. A Zverev ha regalato tanti punti, a Fognini tanti dolori e 71 minuti sono stati sufficienti per dire addio al torneo, senza colpo ferire. La miglior parte del match è stata nel cuore del primo set, quando Fognini ha rimontato da 2-4 a 4-4 trovando il contro-break in un ottavo game risolto con quello che ha tutte le carte in regola per restare il miglior punto del torneo, farcito con lob, volèe alta di rovescio, volèe smorzata, tweener, recuperi e quant’altro. Ha portato Fognini sul 15-40, un rovescio in rete di Zverev gli ha dato il 4-4 e alimentato la sensazione che oggi si potesse anche fare, purtroppo andata definitivamente in fumo qualche punto più in là, insieme al diritto a campo vuoto spedito lungo da Fognini sul 30-30 e al doppio fallo che ha subito riportato Zverev in vantaggio. Il miglior momento di Fabio si è trasformato in fretta nel peggiore, proseguito anche in un secondo set senza troppa storia. Dall’1-1 Zverev è scappato sul 5-1, con tanto di doppio break siglato grazie a quattro doppi falli di Fognini, e senza sudare ha raggiunto nei quarti di finale il suo grande amico (e coetaneo) Andrey Rublev. Uno che, per quanto sta mostrando nell’ultimo periodo, se dovesse passare una chance di vittoria potrebbe anche coglierla. Basterebbe lo Zverev di oggi, apparso tutt’altro che imbattibile. Ma forse non agli occhi di Fognini.

ATP 500 PECHINO – Secondo turno
Alexander Zverev (GER) b. Fabio Fognini (ITA) 6-4 6-2
Rafael Nadal (ESP) b. Karen Khachanov (RUS) 6-3 6-3
John Isner (USA) b. Leonardo Mayer (ARG) 6-0 6-3
Andrey Rublev (RUS) b. Tomas Berdych (CZE) 1-6 6-4 6-1