Fateci caso: a Pechino ci sono quattro raccattapalle francesi. Fanno parte di un progetto di scambio culturale, inaugurato nel 2014, che porta i migliori cinesi a lavorare al Roland Garros. Rimasti senza bagaglio per quattro giorni, i giovani transalpini hanno trovato una tecnica diversa rispetto a quella che adottano a Parigi.

Se osservate con attenzione il torneo ATP-WTA di Pechino, vi accorgerete che non tutti i raccattapalle hanno gli occhi a mandorla. Se è ben noto l'accordo tra le federazioni francese, australiana e americana per lo scambio di wild card nei rispettivi Slam, non tutti sanno che esiste un interessante scambio di raccattapalle tra francesi e cinesi, curiosa integrazione culturale in salsa tennistica. I protagonisti dell'avventura, iniziata a Wuhan e chiusa a Pechino, si chiamano Axelle, Tiphaine, Adrien e Paul. Un'avventura umana più che tennistica, soprattutto dopo che avevano perso i bagagli per strada. Se ne sono accorti all'arrivo a Wuhan: le valigie erano rimaste a Mosca, dove avevano effettuato lo scalo dopo essere partiti da Parigi. Accompagnati da Arthur Bongrand, responsabile dei ball-boys per conto della FFT, hanno acquistato i beni di prima necessità al supermercato. I bagagli sono arrivati quattro giorni dopo, ma le abitudini non sono cambiate. Ad esempio, continuano a lavarsi gli abiti a mano, tutte le sere. “Al Roland Garros, selezioniamo i 18 migliori raccattapalle per la finale – racconta Bongrand – di questi, due vengono spediti all'Australian Open, mentre quattro hanno l'opportunità di lavorare a Wuhan e Pechino. C'è sempre totale uguaglianza tra ragazzi e ragazze”. Oltre a seguire i suoi allievi, Bongrand ha il compito di supervisionare i raccattapalle cinesi: i migliori quattro avranno l'opportunità di lavorare al Roland Garros.

PROGRESSI CINESI
Per quanto i gesti sembrino uguali e ripetitivi, ogni scuola di raccattapalle ha la sua tecnica, il suo stile. Se ne sono accorti i quattro transalpini, tutti di età compresa tra i 15 e i 16 anni. “Hanno una tecnica diversa dalla nostra, sia nel modo di passare la pallina che nella gestualità – racconta Tiphanie, decano del gruppo – ad esempio, noi andiamo sempre dritto per dritto, mentre loro possono effettuare i passaggi in diagonale”. A quanto pare, i raccattapalle cinesi prestano meno attenzione alle telecamere, ai fotografi e agli sponsor. “Non hanno problemi nel passarci davanti – dicono Adrien e Axelle – ci adattiamo, noi facciamo un po' a modo nostro, loro a modo loro”. Lo scambio di raccattapalle nasce nel 2014: tre anni sono un tempo sufficiente per notare l'evoluzione dei ball-boys cinesi. “All'inizio erano molto quadrati, facevano sempre la stessa cosa e non si adattavano alle esigenze dei vari giocatori, magari generando un po' di irritazione. Oggi sono più elastici, cercano di offrire un servizio personalizzato. Hanno fatto molti progressi”. Per i ragazzi francesi, ovviamente, la trasferta in Cina non riguarda soltanto il tennis, ma è un'esperienza a tutto tondo. Talmente preziosa da saltare, più o meno a cuor leggero, due settimane di scuola. “Il preside della mia scuola non voleva lasciarmi andare, ma si trattava di un'esperienza unica e alla fine ha accettato” racconta Paul, che però ha dovuto spiegare nel dettaglio la natura del progetto, poi ha negoziato quello che dovrà fare al rientro in Francia, per recuperare.

DETTAGLI DA CONOSCERE
​Qualche libro è salito in aereo insieme a loro, ma è rimasto adagiato sul comodino della camera d'albergo. Magari l'intenzione di studiare c'era, ma alla sera prevale la stanchezza e il desiderio di dedicarsi a qualche attività, tipo i giochi da tavolo. “Ma non è un viaggio inutile sul piano scolastico – dicono i quattro mini-moschettieri – ad esempio, parliamo in inglese con i nostri colleghi cinesi. Potremo dire ai nostri insegnanti che ci siamo esercitati con l'inglese!”. Più in generale, il ruolo dei raccattapalle va ben oltre quello che si intravede in TV: il reclutamento e la disciplina sono degni di un piccolo esercito, e il lavoro deve sapersi adattare a ogni situazione: i ragazzi sono tenuti a conoscere le fisime e le abitudini dei vari giocatori, così da essere pronti a soddisfare ogni esigenza. Pur restando nei limiti, il raccattapalle deve sempre dare la priorità al giocatore, anche quando le richieste superano il (soggettivo) confine del buonsenso. Insomma, non è il lavoro più divertente del mondo. Ma a quell'età, vuoi mettere la gioia di vedere da vicino i campioni? Una soddisfazione che val bene l'obbligo di porgere un asciugamano umido, o dover buttare nel cestino una bottiglia vuota o una buccia di banana.