Si può discutere all'infinito sul suo valore tecnico, ma non c'è dubbio che la Laver Cup sia stata una successo, sia di immagine che di pubblico. Le buone sensazioni sono state certificate da Tony Godsick, manager di Roger Federer con la sua agenzia “Team8”, uno degli organizzatori dell'evento insieme alle federazioni australiana e americana e al miliardario brasiliano Jorge Paulo Lemann. “Siamo andati oltre ogni aspettativa – ha detto Godsick in un'intervista con Sport360 – sapevamo che si trattava di un evento speciale, ma i giocatori sono stati molto bravi nella promozione. Il 40% dei biglietti sono stati acquistati in Repubblica Ceca, ma il resto è stato spalmato su ben 43 paesi. Il tennis è uno sport globale, i suoi appassionati sono disposti a viaggiare”. L'idea della Laver Cup, a parte l'ovvio fine di lucro, era quello di avvicinare lo sport ai giovani, soprattutto alla preziosa categoria dei millennials. Secondo Godsick, l'obiettivo è stato raggiunto grazie al format della competizione e ma anche una forte presenza nel mondo social, con i video e i dietro le quinte dagli spogliatoi. “Se si lavora bene, il tennis può essere un ottimo business. Non abbiamo fatto una cosa fine a se stessa, ma un prodotto che può durare 100 anni. Bisogna investire, ma in questo momento il tennis è molto redditizio: gli Slam guadagnano, i Masters 1000 guadagnano… è bello che ci siano stati i Fab Four, ma sotto certi aspetti la loro presenza non è stata l'ideale: uno sponsor potrebbe non avere voglia di investire su un torneo se non c'è neanche uno di loro. Per questo bisogna promuovere i nuovi nomi”.
LADDOVE NON CI SONO TORNEI ATP
La prossima edizione della Laver Cup si terrà a Chicago, ma l'obiettivo è creare una tradizione via via più importante. La Laver Cup, almeno nelle intenzioni, andrà avanti anche dopo i ritiri di Federer e Nadal. “Anche se in futuro ci piacerebbe vederli nel ruolo di capitani” dice Godsick, che ha respinto i malumori degli altri enti tennistici, ATP e ITF in primis. “Prima di tutto non vogliamo uccidere la Davis, noi siamo un prodotto completamente diverso. Con l'ATP discutiamo da anni, mentre l'ITF non deve avere paura per la Davis: anzi, la Laver Cup potrebbe addirittura aver dato una mano perché ha mostrato ai giocatori come può essere piacevole e divertente giocare in una competizione a squadre”. Gli organizzatori sono stati molto attenti nella scelta della sede: hanno scelto Praga perché è una città importante, ma senza un torneo ATP. Stessa storia per l'anno prossimo. “Non vogliamo pestare i piedi a nessuno: anzi, se qualcuno vorrà riprendere le nostre regole ci farà soltanto piacere. E comunque anche noi abbiamo preso in prestito alcune norme, anche dalla Coppa Davis, e le abbiamo fatte nostre”. La solidità economica e imprenditoriale sembra esserci. Non resta che capire quale sarà la reazione di giocatori e pubblico, una volta svanito l'effetto novità, l'effetto Federer, l'effetto Nadal…