Doppia notizia, una buona e una cattiva, per Andy Murray. La buona è che ha ripreso ad allenarsi sul campo, sui sacri campi dell'All England Club. La cattiva (peraltro attesa) è che tornerà a giocare solo nel 2018, salvo l'esibizione benefica del prossimo 7 novembre con Roger Federer, presso il SSE Hydro di Glasgow, splendido impianto in grado di ospitare 13.000 spettatori. L'ultimo match ufficiale risale a Wimbledon, dove si è arreso nei quarti a Sam Querrey. Sentiva un forte dolore all'anca: per questo ha rinunciato allo Us Open e – rientrato da New York – si è preso quattro settimane di riposo assoluto. Andy ha ripreso a ritmi blandi, ma c'è tempo a sufficienza per arrivare al 7 novembre in condizioni dignitose. A parte la finalità principe dell'esibizione (raccolta di fondi per nobili ragioni, oltre alla ricerca di un po' di spettacolo), potrà valutare il suo stato di forma con un paio di mesi d'anticipo rispetto al 2018. Il rientro è già stato fissato per il torneo ATP di Brisbane. Più che la prestazione, Andy cercherà le sensazioni fisiche. I precedenti di Federer e Nadal sembrano incoraggiare in vista di uno ritorno che avverrà – di fatto – dopo quasi sei mesi di pausa, proprio accaduto dodici mesi fa a Federer. Il problema all'anca, spuntato durante il Roland Garros, è diventato cronico. In questi mesi, Andy ha consultato una decina di specialisti e si è convinto di poter evitare l'operazione. Dovesse finire sotto i ferri, rimarrebbe fuori altri sei mesi e avrebbe bisogno di chissà quanto tempo per tornare a buoni livelli. Di certo nel 2018 avrà tutto da guadagnare: quest'anno non ha brillato, peraltro dovendo fronteggiare una noia al tendine del gomito destro.
ANCORA DUE ANNI AD ALTO LIVELLO
Parlando della condizione complessiva di Murray, il Telegraph ha riportato alcuni passaggi di un'intervista rilasciata dallo stesso Andy poco prima di Wimbledon. “So che alcuni giocatori hanno fatto ottime cose fino ai 35 anni circa, ma non dovrebbe essere il mio caso. Forse i prossimi due anni saranno gli ultimi in cui avrò la chance di competere per gli Slam e i tornei più importanti. Non so per quanto tempo giocherò a tennis: di sicuro voglio sfruttare al meglio ogni torneo”. L'ultima frase fa capire come mai le abbia provate tutte per giocare lo Us Open. Si è recato a New York con una settimana d'anticipo e si è portato dietro tutto lo staff, a partire da Ivan Lendl. Ci ha tentato fino all'ultimo, poi ha dato forfait a tabellone già compilato. Una volta tornato a casa, ha riposto la racchetta nel borsone non l'ha toccata per quattro settimane. In questo momento, non ci sono ragioni per temere un ulteriore prolungamento del suo stop. L'esibizione di Glasgow, ad ogni modo, sarà un ottimo indicatore per capire il suo stato di forma. Non è un gran momento per il tennis britannico: anche la loro migliore giocatrice, Johanna Konta, è ferma ai box. Il forfait dal torneo di Mosca la terrà automaticamente fuori dal Masters, ma il problema al piede non è così grave: per questo, non è esclusa la sua presenza al WTA Elite Trophy di Zhuhai.