Avremo la finale più attesa. Serpeggiava questa sensazione, nel sabato della St.Jakobshalle di Basilea, che domenica vivrà il suo ultimo match in attesa dell'inaugurazione del nuovo impianto, prevista l'anno prossimo. Ed è giusto che si giochino il titolo Roger Federer e Juan Martin Del Potro: per lo svizzero sarà una bella occasione per cancellare la doppia delusione del 2012-2013, quando l'argentino lo beffò proprio in finale. Per Delpo sarà un match-chiave per l'accesso alle ATP Finals, anche per contenere la furiosa rimonta di Jo Wilfried Tsonga. Le semifinali, dicevamo: mettendo da parte la stanchezza accumulata nelle ultime tre settimane, Del Potro ha tenuto a bada Marin Cilic con un doppio 6-4. Il risultato non sorprende, specie dopo la fatica con cui il croato aveva superato Marton Fucsovics nei quarti. Un segnale di stanchezza, se non di condizioni un po' incerte. Non è normale che il croato perda per quattro volte il servizio su dieci turni di battuta. Del Potro ha ringraziato, ma conforta il modo in cui si è preso il break del 5-4 nel primo set, con una bella risposta di rovescio. A costo di ripeterci: se l'equilibrio tra i fondamentali di inizio carriera non tornerà più, sembra che finalmente abbia trovato un colpo affidabile, sufficiente per riportarlo stabilmente tra i primi 10. Come dice Ryan Harrison, “mette la palla sempre laddove non gli puoi fare male”. Con questo successo, si porta a meno di 200 punti da Pablo Carreno Busta, ultimo qualificato al Masters.
LE EMOZIONI DI ROGER
Dovesse vincere, supererebbe in un colpo solo lo spagnolo, nonché Querrey e Anderson. “Ho giocato una buona partita, ma contro Cilic non puoi fare altrimenti se vuoi vincere” ha detto Del Potro, che è in svantaggio 17-6 negli scontri diretti con Federer. Sarà il terzo match in meno di due mesi: allo Us Open ha vinto l'argentino, mentre a Shanghai si è imposto lo svizzero. Ma ci sono quelle due finali a Basilea che a Federer non vanno giù: dopo lo spavento nei quarti contro Mannarino, Roger ha giocato un match di pura routine contro David Goffin. Un 6-1 6-2 in un'oretta, senza discussione né emozioni, se non la libidine vouyeristica dei 9.000 spettatori accorsi a idolatrarlo. Non accadeva da una vecchia edizione del Masters (6-0 6-1 a Murray) che Federer vincesse così nettamente contro un top-10. “Mi sento pronto per una finale complicata contro Del Potro – dice Federer – di sicuro è in forma: ha giocato un grande match contro di me a Shanghai, poi ha vinto a Stoccolma e adesso è in finale. Penso che sia a posto: magari sarò un po' stanco, ma non avrà impedimenti nello scendere in campo”. Per Federer sarà l'undicesima finale consecutiva al torneo di casa, la tredicesima in assoluto, e andrà a caccia dell'ottavo titolo con la speranza di concedersi l'ennesima pizzata con i raccattapalle. Tra l'altro, in questi giorni, gli hanno mostrato le immagini della premiazione del 1993, quando era tra i ball boys e ricevette una medaglia da Michael Stich. Si è commosso, così come gli era capitato per il ritiro di Chiudinelli. Una settimana del genere dovrebbe prevedere un solo finale. Ma Del Potro non sarà d'accordo.
ATP 500 BASILEA – Semifinali
Roger Federer (SUI) b. David Goffin (BEL) 6-1 6-2
Juan Martin Del Potro (ARG) b. Marin Cilic (CRO) 6-4 6-4