Impressionante lavoro statistico del nostro Luca Brancher: dal 1990 in avanti, ha studiato chi sarebbero stati i qualificati per le Next Gen ATP Finals. Emergono tanti spunti interessanti: la media ranking dei partecipanti di quest’anno è migliore rispetto a come sarebbe stata dal 2009 al 2016, ma peggiore dei 19 anni precedenti. Italia: solo Gaudenzi avrebbe giocato il Masters under-21.Il termine Next Gen è stato coniato dall’ATP nel 2016, per dare maggiore visibilità ai giovani che un giorno saranno chiamati a non far rimpiangere Federer e Nadal, ma anche Djokovic e Murray. Accoglie tutti gli under 21 capaci di mettere piede fra i primi 200 del mondo, e avrà il suo grande palcoscenico al polo fieristico di Rho, con le prime Next Gen ATP Finals. Non potendo fare paragoni con le edizioni del passato, il nostro Luca Brancher le ha create al pc: ha preso in analisi il ranking ATP di fine stagione dal 1990 a oggi, studiando età e classifica dei migliori sette under 21 del mondo e del migliore degli italiani, e ci ha mostrato come sarebbe stato il Masters della Next Gen negli anni scorsi. Emergono una lunga serie di dati interessanti: dal crollo del livello a fine 2008 alla ripresa attuale, il ’92 d’oro e il 2010 terribile, i desaparecidos, i record di Nadal e Zverev, l’unico azzurro fra i primi 7 e l’arrivo Berrettini. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
IL ’92 MAGICO DELLA NEXT GEN
Dal 1990 ai giorni nostri, l’anno di maggior successo per gli under 21 è stato il 1992, con ben quattro Next Gen nella classifica di fine stagione: Pete Sampras (3), Goran Ivanisevic (4), Michael Chang (6) e Richard Krajicek (10). Per una media ranking dei primi 7 fissata addirittura a 10,71. Tuttavia, il miglior “taglio” è stato l’anno precedente, quando il settimo Next Gen del mondo era Andrei Cherkasov, numero 21 della classifica mondiale. Significa che a fine stagione, fra i primi 21 del mondo, uno su tre era un giovane under 21. Il 1992 è anche una delle quattro stagioni i cui top-7 Next Gen di fine anno sarebbero arrivati tutti fra i primi 10 del ranking ATP. Più tardi, è successo per tre anni di fila: 2005, 2006 e 2007. Sempre nel periodo di tempo analizzato, per tre volte il numero uno del mondo di fine anno è stato un Next Gen, peraltro consecutive: 2001, 2002 e 2003. Merito di Lleyton Hewitt per i primi due anni, di Andy Roddick per il terzo.

GAUDENZI L’UNICO TOP-7 AZZURRO
Curioso dare anche uno sguardo alla situazione dell’Italia, che grazie alla wild card concessa dall’ATP sarà rappresentata alle Finals da un portacolori. Non sarà Matteo Berrettini, malgrado il romano sia il più avanti in classifica dei nostri Next Gen. Ha chiuso la Race to Milan al numero 122 della classifica mondiale: dei 28 anni presi in analisi, è il decimo miglior piazzamento di un tennista italiano. Per nove volte c’è stato almeno un Next Gen azzurro fra i primi 100 della classifica mondiale di fine anno: le prime cinque dal 1990 al 1994, l’ultima con Fabio Fognini nel 2008. Oltre a Fognini, che ha chiuso fra i primi 100 da Next Gen per due anni consecutivi, dal ’90 in poi ce l’hanno fatta Renzo Furlan, Cristiano Caratti, Stefano Pescosolido, Andrea Gaudenzi (2), il povero Federico Luzzi e Andreas Seppi. Tuttavia, se il Masters under 21 fosse nato prima, l’unico che avrebbe guadagnato il diritto di disputarlo è Andrea Gaudenzi, quinto miglior Next Gen del mondo nella stagione 1994, chiusa al numero 24 della classifica ATP.

ARRIVATI PRESTO, SPARITI PRESTO
Per i fenomeni della Next Gen attuale è un avvertimento: non sempre arrivare prima è garanzia di successo. Se n’è accorto Borna Coric, di gran lunga il primo a esplodere fra gli under-21, ma poi rimasto dietro a Zverev, Rublev, Khachanov e Shapovalov. Fra tutti i Next Gen degli ultimi 28 anni, la lista di chi è arrivato in alto da giovanissimo ma poi si è fermato lì non conta tantissimi nomi, ma qualcuno c’è. Il caso più emblematico è quello di Guillermo Perez Roldan, fra i Next Gen del ’90. Era numero 14, e due anni prima era stato anche un posto più su. Ma invece che crescere con l’esperienza, quello sarebbe rimasto il suo best ranking. Evidentemente è un discorso caro ai giocatori di lingua spagnola: è successo più o meno lo stesso anche a Jordi Burillo e Fernando Vicente. Il primo, numero 56 ATP a 21 anni (nel ’93) non sarebbe mai andato oltre la 43esima posizione, il secondo, numero 54 a 21 anni (nel ’98), è stato al massimo 33. Poca fortuna anche per il tedesco Hendrik Dreekman, che quel numero 49 raggiunto a 21 anni l’avrebbe migliorato solo di dieci posizioni, e per Andreas Vinciguerra. Il mancino svedese chiuse il 2000 da numero 52, a soli 19 anni, ma non sarebbe mai andato oltre la 33esima posizione.
I RECORD DI NADAL E ZVEREV
Venendo alla media d’età, gli anni in cui i migliori 7 under-21 del mondo sono stati più giovani sono il 1990 e il 2014, sempre con una media di 20,08 ciascuno. Le due annate devono dire grazie rispettivamente a un diciottenne Michael Chang e a un diciassettenne Alexander Zverev, che se le Next Gen Finals fossero nate prima sarebbe stato fra i qualificati per tutte le ultime quattro stagioni, proprio come Borna Coric. Con la differenza che il tedesco ha un anno in meno, e sarà fra i membri della Next Gen anche nel 2018. Salvo crolli incredibili, Zverev chiuderà fra i primi 7 under-21 del mondo per cinque anni di fila, come riuscito solamente a Rafael Nadal, fra 2003 e 2007. Il maiorchino è anche il più giovane ad aver chiuso una stagione fra i primi sette Next Gen, a 17,58 anni. Segue Zverev a 17,70. Le due annate con l’età media più alta, invece, sono state il 1996 e il 2009, con 21,31 per giocatore. Da notare che il 2009 è stata l’unica stagione in cui tutti i primi sette Next Gen di fine stagione avevano già compiuto i 21 anni d’età.

FINALMENTE BERRETTINI
Se invece di considerare i primi sette posti della Race to Milan, per definire i qualificati alle Finals ne venissero considerati otto, Gaudenzi avrebbe raggiunto il Masters giovanile anche nel 1993 (da numero 60), ma non sarebbe più l’unico azzurro: anche Alessandro Giannessi ha chiuso una stagione fra i migliori otto giovani del mondo, nel 2011, da numero 135 del ranking ATP. Per l’Italia, la stagione peggiore è stata il 2009, quando il migliore dei nostri fu Thomas Fabbiano, ma solo da numero 500 ATP. Classifica alla mano, Berrettini è il miglior under 21 italiano degli ultimi 9 anni. Peccato che alle Next Gen ATP Finals, per lui, non ci sarà posto.
2017 MEGLIO DEGLI ULTIMI 9 ANNI
Analizzando anno per anno, il dato più curioso riguarda la media della classifica dei migliori sette under 21 del mondo: con Alexander Zverev, primo “Next Gen” a chiudere fra i primi dieci del mondo dal 2009 (Del Potro), quest'anno sarebbe di 41,71, senza di lui è di 50,14. È comunque la miglior media delle ultime nove stagioni, dal 2009 (compreso) a oggi, ma è peggiore rispetto a tutte le diciotto stagioni del periodo 1990-2007. Numeri che confermano l'inversione di tendenza fra ciò che accadeva un tempo, quando i giocatori arrivavano in alto da giovanissimi, e quello che invece succede oggi, con un’età media dei top-100 più alta e tante difficoltà in più a emergere. Analizzando le tabelle è evidente come il trend si sia rovesciato al termine della stagione 2008, quando sono usciti dalla soglia under-21 Djokovic e Murray.

L’ANNUS HORRIBILIS 2010
Nel giro di un anno la media ranking dei top-7 di fine anno è passata da 27,71 a 72,86, risultato che sarebbe stato ben peggiore se Juan Martin Del Potro non avesse chiuso il 2009 al numero 5 ATP. Basta guardare come è andata nel 2010, la stagione peggiore per i giovani dal ’90 in avanti. È stata l’unica con due soli Next Gen fra i top-100 di fine anno, entrambi fuori dai primi 80 della classifica: Ricardas Berankis (87) e Kei Nishikori (98). La media ranking dei primi 7 del mondo era di 125,86, e il numero sette – l’argentino Agustin Velotti – era collocato addirittura alla 172esima posizione della classifica ATP. Poi, da allora la media è andata sempre in lento miglioramento, con un cambio di passo importante fra 2014 e 2015. Non a caso, proprio quando hanno lasciato la categoria under 21 i nati nel 1992, la generazione che più è mancata e manca al tennis di vertice, con il solo Jack Sock capace (sin ora) di assaggiare la top-20.