In un Paese dove spesso le parole rimangono tali, quanto successo a Palermo è davvero sorprendente. Quattro anni fa, chi scrive aveva avuto un paio di colloqui molto intensi con Oliviero Palma, storico direttore del torneo WTA di Palermo. Ne avevo percepito, accolto e registrato tutta l'ansia – poi diventata delusione – per la sparizione di un torneo a cui vuole bene come a un figlio. Era il 28 settembre 2013 quando i soci del Country Club di Palermo hanno deliberato la cessione del torneo a Kuala Lumpur, rigettando la proposta in extremis della FIT, che nell'imminenza dell'assemblea decisiva aveva messo sul tavolo un'offerta quasi analoga a quella malese. “È solo un prestito, si tratta di un contratto di tre anni più altri tre, ma mi metterò subito al lavoro per gettare le basi per il futuro e riportare il torneo a Palermo” mi disse Palma. Presi atto delle sue parole e le riportai, ma ci credevo poco. La storia insegna che molto difficilmente un torneo ritrova la sua sede dopo essersi spostato. Invece, una conferenza stampa a Villa Niscemi (cui erano presenti anche il sindaco Leoluca Orlando e il presidente del Country Club Giorgio Cammarata) ha ufficializzato il ritorno della tappa WTA nel capoluogo siciliano. Come fu tragica la notizia della cessione, quella del ritorno è altrettanto straordinaria. Rispetto ad allora, la situazione del nostro tennis rosa è decisamente meno florida: per questo, è fondamentale avere un torneo che consenta di fare punti, dollari ed esperienza alle nostre migliori giocatrici, soprattutto le più giovani.
RIPRESA ECONOMICA
Ma come è stato possibile? Le ragioni del ritorno sono principalmente due: la prima, vera conditio sine qua non, è la ripresa dell'economia nazionale. Fu proprio la difficoltà nel reperire i fondi a mettere in ginocchio un torneo nato nel 1988 e che in 26 edizioni ha raccolto un albo d'oro da brividi: tra le varie vincitrici, al Country Club si sono susseguite Mary Pierce, Barbara Schett, Sandrine Testud, Anastasia Myskina, Dinara Safina e tre delle nostre quattro grandi: Sara Errani, Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Nel 2013, tuttavia, il torneo chiuse con un deficit di 80-100.000 euro. Consapevoli di non poter andare avanti, gli organizzatori chiesero un aiuto alla WTA, proponendo un affitto in modo da non perdere la licenza (dopo che Halle aveva messo sul piatto un milione di euro per acquistarla definitivamente, incassando un gentile rifiuto). E così si trovò la soluzione malese. Fu realizzato un contratto molto dettagliato, ma a poche ore dalla firma la FIT si fece avanti proponendo di rilevare il torneo alle stesse condizioni economiche. Pur essendo d'accordo, Palermo chiese gli stessi identici vincoli contrattuali (in effetti, piuttosto vantaggiosi per il club). Il suo principale referente, Sebastiano “Iano” Monaco (siciliano, all'epoca vicepresidente federale), gli disse che gli avvocati FIT avrebbero dovuto visionare il contratto prima di accettarlo, con ovvia necessità di tempo. Il tempo non c'era, così i soci optarono per la scelta di cedere a Kuala Lumpur. Il presidente FIT Angelo Binaghi si disse “stupefatto” della scelta del Country, ma la verità è che fu avvisato troppo tardi dell'imminente cessione. Il “grido di dolore” degli organizzatori palermitani andava avanti da tempo, ma certe notizie arrivarono a Binaghi soltanto a cose quasi fatte. Convocò un consiglio d'urgenza, varò una buona proposta, ma ormai non c'erano più i tempi tecnici per offrire le stesse garanzie. E così il torneo è volato in Malesia a una cifra tutt'altro che trascurabile: in sei anni, i malesi avrebbero versato 860.000 euro nelle casse del Country, partendo da 110.000 e con un aumento annuo del 10%.
L'INADEMPIENZA MALESE
E qui arriva la seconda ragione: dalla Malesia c'è stato un ritardo nei pagamenti, offrendo la possibilità di rescindere il contratto. Forti delle due novità, i palermitani si sono riproposti alla WTA. Nei giorni scorsi, l'associazione giocatrici ha deciso: niente torneo nel 2018 perché il calendario è già stabilito, ma si tornerà nel 2019. Per l'esattezza, il 22 luglio. L'edizione del grande ritorno è assicurata, ma il presidente Cammarata è stato chiaro: ci sarà il bisogno del sostegno di tutti per tenerlo in piedi, anche perché non c'è intenzione di attingere da fondi pubblici. Per raggiungere il pareggio di bilancio, l'obiettivo è realizzare queste tre voci d'entrata:
Biglietteria (incasso stimato: 150.000 euro)
Diritti TV (150.000 tra i diritti global e quelli domestici)
Pubblicità e Sponsor (200.000)
Leoluca Orlando sarà stato ben contento di non aver ricevuto richieste economiche, ma soltanto di servizi. Secondo gli organizzatori, la Città di Palermo dovrebbe occuparsi della sola ospitalità delle giocatrici, della promozione, di un buon sistema veicolare e di organizzare eventi e spettacoli in aree adiacenti al torneo. “Non distribuiremo biglietti omaggio e pubblicheremo sul sito le entrate e le uscite del torneo” ha detto Cammarata, sia pur aggiungendo una frase che spaventa: se il torneo andrà in deficit, la licenza sarà ceduta definitivamente. “Perché vorrebbe dire che il torneo non interessa ai palermitani e al movimento tennistico”. Di sicuro, sarà un torneo diverso rispetto a quello che abbiamo visto fino al 2013. Grazie ai soldi provenienti dalla Malesia, il Country ha effettuato importanti interventi strutturali: la foresteria ospiterà lo staff del torneo, mentre sono stati realizzati nuovi spogliatoi e rinnovata la club house. La notizia più importante riguarda il Campo Centrale: sarà realizzato un impianto di 2.500 posti, ben più accogliente rispetto all'attuale. C'è anche un'apertura agli altri club della zona: è una notizia importante, poiché l'organizzazione della semifinale di Fed Cup di qualche anno fa al CT Palermo aveva evidenziato un rapporto non proprio eccezionale tra i vari circoli palermitani. Per la tappa WTA, ci sarà richiesta per la formazione di giudici di linea e raccattapalle.
IL RIVALE SI CHIAMA MOSCA
Come si inserirà il Sicilia Open nel nuovo calendario WTA? “Avremo contro il torneo di Mosca, sul cemento, il vecchio Bastad”. Notizia interessante: il neonato torneo moscovita, che ha appena rilevato la licenza svedese, nel 2018 si giocherà sulla terra battuta. È dunque possibile che Palma sia al corrente di un cambio di superficie per la seconda edizione. Sarebbe molto importante: con un montepremi triplo (750.000 dollari contro 250.000), a parità di superficie, Mosca potrebbe garantirsi un campo di partecipazione ben superiore. Fosse sul cemento, le esigenze potrebbero essere diverse. E la FIT? Palma è apertissimo a una forma di collaborazione. “Parleremo con Binaghi, vogliamo la loro collaborazione. Ci piacerebbe gestire le wild card come a Roma, con un evento di prequalificazione per assegnare un invito alla vincitrice. Inoltre ci piacerebbe avere la copertura TV di SuperTennis e la promozione della biglietteria sin da gennaio (gli abbonamenti settimanali costeranno 80-100 euro, ndr)". Insomma, Palermo è tornata. Oliviero Palma merita un applauso, sia per aver dimostrato che la parola data vale ancora qualcosa, sia per il coraggio. Tuttavia, le cose dovranno girare per il verso giusto. Siamo certi che, dopo l'esperienza del 2013, la FIT starà più attenta all'unico torneo extra-Roma del calendario e che saprà captare in tempo eventuali difficoltà. Quattro anni fa avevo titolato “Selamat tinggal, Palermo”. Era un arrivederci in lingua malese. Visto che ha portato fortuna, non potevo che adottare la stessa formula. Selamat datang kembali, Palermo!