Terminano senza vittorie le Next Gen ATP Finals di Gianluigi Quinzi, ma il marchigiano trascina al tie-break del quinto set anche Hyeon Chung, nella riedizione della famosa finale di Wimbledon juniores. Fra giocare alla pari e vincere c'è tanta differenza, ma il torneo dell'azzurro è positivo. Se riuscirà a lavorare come si deve sul diritto, vivrà un'ottima carriera.L’assenza di punti ATP in palio è forse la più grande pecca delle Next Gen ATP Finals, perché il ranking mondiale è la base del tennis e giocare con la certezza che non si muoverà di una virgola può essere limitante. Ma per Gianluigi Quinzi, stavolta, è addirittura un vantaggio. Gli permette di non avere rimpianti, perché anche se due sconfitte su tre sono arrivate per un soffio, al tie-break del quinto set, vincendo non avrebbe preso un singolo punto in più. Era iniziato così il suo torneo, martedì contro Andrey Rublev, ed è finito allo stesso modo due giorni dopo, col successo di Hyeon Chung per 1-4 4-1 4-2 3-4 4-3, in un duello che per il torneo non aveva alcun valore (se non garantire al coreano il primo punto nel Gruppo A), ma per Quinzi qualcosa significava eccome. Chissà quanto ci ha pensato, negli ultimi quattro anni e passa, a quella maledetta finale di Wimbledon juniores contro il coreano. Un ricordo che da magico si è trasformato in beffardo, e un punto di partenza che nei periodi bui sembrava diventato il punto di arrivo. Ma è diventato meno amaro tutto d’un tratto, quando il coreano ha aperto il suo primo game di servizio con due doppi falli di fila e due errori, l’azzurro se li è fatti bastare per strappargli il primo set, e ha capito che anche oggi ci sarebbe stata partita. Almeno a sprazzi. Non è stato così nel secondo e nel terzo set, perché Chung si è messo a picchiare con la grande solidità già ammirata nei primi due incontri e i limiti del diritto di Quinzi sono venuti a galla più che nei giorni scorsi. Mentre lo è stato eccome fra quarto e quinto, grazie alla capacità dell’azzurro di rifiutare la sconfitta. In entrambi i set Quinzi si è trovato sul 2-3 40-40, che con le nuove regole vuol dire palla del 3-3 per lui, ma anche match-point per Chung. E per due volte ha avuto ragione “GQ”, attaccando a rete (i risultati dicono che dovrebbe andarci più spesso, perché quando lo fa lo sa fare bene), chiudendo con due ottime volèe e portando al tie-break entrambi i set. Un doppio fallo di Chung sul set-point gli ha consegnato – meritatamente – il primo, mentre a metà del secondo è venuta a galla la superiorità del coreano e non c’è stato nulla da fare.
“MI HANNO FATTO TUTTI I COMPLIMENTI”
Tuttavia, il bilancio del torneo dell’azzurro non può che essere positivo. La formula particolare ha reso i suoi tre match delle vere battaglie, con due tie-break a incontro e dei set vinti agevolmente. Resta il sospetto che con il punteggio tradizionale non avrebbe perso due volte su tre al tie-break del terzo set, ma che avrebbe raccolto tre sconfitte dignitose non lo mette in dubbio nessuno. È vero che si tratta sempre di sconfitte, ma alzi la mano chi si sarebbe aspettato di vedere qualcosa di diverso. “Ho giocato delle buone partite – ha detto –, e dopo uno stop di due mesi e mezzo non pensavo di tornare così rapidamente a questo livello. Da questo torneo esco con la consapevolezza di dover essere più aggressivo nei punti importanti. In quelli forse potevo fare qualcosa in più, ma è anche una questione di abitudine. Giocano tutti benissimo, nessuno regala nulla, e non sono abituato a competere a certi livelli. Con Rublev, per esempio, mi è capitato di pensare ‘cavoli sto vincendo col numero 35 del mondo’. Per me non è una cosa da tutti i giorni, e già essere tornato a giocare insieme a loro è qualcosa di importante. Ho ricevuto dei complimenti da tutti, e anche Zverev mi ha detto che il prossimo anno mi aspetta nel circuito maggiore. Mi fa piacere. Significa che mi rispettano. Forse la mia classifica di 250-300 è una classifica falsa”. Di sicuro, quando c’è da lottare Quinzi non è tipo che si tira indietro, ci mette sempre il cuore. È lo stesso fin da quando era uno dei migliori under 18 del mondo: non aveva nulla che lasciava a bocca aperta, ma vinceva le partite. E le vinceva con la “garra”, perché si difendeva benissimo e regalava meno degli altri. O perché gli altri regalavano di più, come Chung. “Ero curioso di vedere come avrebbe giocato contro di me. Una volta concedeva di più, mentre oggi il punto me lo devo fare io, altrimenti è dura”.
SUL DIRITTO C’È ANCORA (TANTO) DA LAVORARE
Ci tenevo a giocare questo torneo – ha proseguito l’azzurro – per dimostrare che Gianluigi c’è sempre. A questi livelli giocano tutti bene, e sono più abituati di me. Io magari gioco bene per un po', poi faccio qualche cavolata, la percentuale di prime si abbassa e tutto cambia. Anche fisicamente devo crescere ancora”. Ha parlato di una questione di durata, dicendo – in sintesi – che può giocare a questi livelli per qualche set, per dei quarti d’ora, ma non per un match intero. In realtà, la sua versione migliore è quasi sempre venuta fuori alla distanza, segno che forse il problema è da cercare altrove. Magari in un diritto che non ne vuole proprio sapere di pedalare. Ha detto di averci lavorato nell’ultimo mese, cambiando addirittura lo swing su consiglio di Fabio Gorietti, ma fa sempre fatica a reggere il ritmo, e quando spinge ha poca autonomia. Uno, due, tre colpi al massimo e arriva l’errore. “Stiamo provando ad accorciare il movimento del colpo, velocizzare la parte finale dell’esecuzione e ruotare meno il bacino. Mi sto trovando bene, quando forzo il colpo rischio di andare fuori giri, ma è anche una questione di abitudine. Se continuo così sono convinto che il prossimo anno posso fare bene”. Fa bene ad aver fiducia, perché sono arrivati in alto giocatori con lacune anche più evidenti, anche se avere un colpo che non fa male, e sul quale gli avversari riescono a fare la differenza, resta un grosso problema. Sul quale c’è da lavorare ancora un sacco. Per fortuna, a Foligno sembra nelle mani giuste. Di sicuro, il Quinzi visto alle Next Gen ATP Finals ha confermato la sensazione di tanti: si è capito da un pezzo che non diventerà il fenomeno che si pensava (sbagliando) tempo fa, ma non resterà nemmeno un giocatore da numero 250-300 ATP. Una buona carriera riuscirà a tirarla fuori. Inutile metterci dei numeri: chi ci ha provato ha sempre sbagliato. Lui compreso.

NEX GEN ATP FINALS – Terza giornata Gruppo A
Hyeon Chung (KOR) b. Gianluigi Quinzi (ITA) 1-4 4-1 4-2 3-4 4-3
Denis Shapovalov (CAN) vs Andrey Rublev (RUS)

NEX GEN ATP FINALS – Terza giornata Gruppo B
Daniil Medvedev (RUS) b. Jared Donaldson (USA) 3-4 4-2 4-3 4-0
Karen Khachanov (RUS) vs Borna Coric (CRO)