Il meraviglioso 2017 di Nadal volge al termine in anticipo: il ginocchio fa troppo male, il maiorchino cede in tre set a David Goffin all'esordio alle ATP Finals e annuncia il ritiro dal torneo. Ha detto di aver deciso nel corso del match, eppure ha mostrato un'altra volta cosa significhi dare tutto sul campo da tennis. Un esempio per colleghi, appassionati e sportivi in generale. Al suo posto entra Pablo Carreno Busta.Una delle cose più importanti, per un tennis professionista, è costruirsi un buon rapporto con la sconfitta. Ogni torneo ha un solo vincitore e tutti gli altri perdono sostanzialmente ogni settimana, campionissimi compresi. Per questo, i giocatori hanno imparato a dare importanza alla prestazione, facendo passare il concetto di essere soddisfatti solo quando riescono a dare il 101%. Chissà come si sono sentiti stasera, vedendo Rafael Nadal perdere per 7-6 6-7 6-4 contro David Goffin il suo match d’esordio (e anche d’addio: si è ritirato lasciando il posto a Pablo Carreno Busta) alle Nitto ATP Finals 2017, in quella O2 Arena di Londra dove mancava da due anni. “Rafa” ha perso, è vero, e il Masters per lui resta un tabù. Ma ha ridefinito un’altra volta il concetto di “dare tutto”, di lasciare in campo ogni briciolo di energia, anche l’ultima goccia di sudore, fregandosene del dolore al ginocchio e dei rischi a cui è andato incontro sforzandolo per 2 ore e 37 minuti, come se un match – per lui – qualsiasi fosse comunque questione di vita o di morte. Ha detto addirittura di aver deciso durante l'incontro che si sarebbe ritirato del torneo, indipendentemente dal risultato, ma di ritirarsi direttamente in campo non ci ha pensato. Che ci vogliamo fare, è fatto così. È un’arma a doppio taglio, ma fa anche questa parte delle qualità che l’hanno reso una leggenda del nostro sport, ed è pure un’altra delle enormi differenze con Roger Federer che hanno dato tratti epici alla loro rivalità. Lo svizzero si ferma mezza stagione quando potrebbe andare avanti, lui invece va avanti fin quando deve fermarsi per forza.CARATTERE SENZA EGUALI, NON SOLO NEL TENNIS
Si era capito nel terzo set come sarebbe andata: si sono viste difficoltà, smorfie di dolore e una preoccupazione sul suo viso sufficienti a far venire più di un dubbio sulla possibilità di vederlo di nuovo in campo in questo Masters. Il saluto caloroso tributato al pubblico londinese all’uscita dal campo ha aumentato le perplessità e la successiva conferenza stampa ha confermato il ritiro: ci ha provato, ce l’ha messa tutta, ma è andata male e si è fermato. Giusto. Meglio tardi che mai. Il risultato finale dice che scendere in campo è stato un rischio inutile, ma l’andamento di un match che (forse lo sapeva anche lui) non poteva vincere dice invece che ha mostrato un’altra volta un aspetto sul quale non lo eguaglierà mai nessuno, forse non solo nel tennis: il carattere. Un carattere che vuol dire credere di potercela fare anche quando non c’è verso, di pensare di poter vincere anche quando gli errori gratuiti sono molto più dei vincenti, anche quando in campo non si diverte nemmeno un po’. Il tutto contro un Goffin che ha giocato bene il 90% dei punti, ma terribilmente male quelli importanti, senza un briciolo di coraggio. La serie di esempi è lunga come la lista della spesa: il turno di servizio sul 6-5 del primo set perso con due doppi falli e un altro errore di diritto; quello sul 5-3 del secondo ceduto con un altro doppio fallo; il match-point mancato sul 5-4 con un diritto spuntato; gli altri tre – di fila – sul 6-5 (anche se sono volati via per merito di Nadal), un nuovo doppio fallo sul 2-1 e servizio nel tie-break.ADDIO AMARO A UN ANNO DOLCISSIMO
Tutti episodi in cui Goffin doveva mordere e si è nascosto, mostrando quelle debolezze che danno forza a Nadal. Che di tennis ha perso ma di testa ha stravinto, anche stavolta, andando a prendersi un terzo set che non aveva ragione d’esistere, se non grazie alla sua immensa voglia di rifiutare la sconfitta. La stessa, che mixata allo stesso Goffin non proprio cuor di leone dei primi due set, gli ha permesso di restare in piedi fino al decimo game del terzo, anche claudicante, con le smorfie sempre più profonde e il viso sempre meno sereno. Un ace del belga ha chiuso il match e offerto numerosi verdetti. Il primo: ha dato a un altro debuttante la sua prima vittoria alle Finals, dopo Zverev e Dimitrov (dei “deb” ha perso solo Sock contro Federer). Il secondo: ha dato a un tennista belga la prima vittoria di sempre contro il numero uno del ranking ATP. Il terzo: ha messo la parola fine al 2017 che ha sancito la rinascita di quel numero uno del ranking ATP, dando una bella mescolata a un torneo che sembrava destinato a essere solo di Federer e Nadal. Oppure – se la si vuole guardare dal lato opposto – ha reso ancor più agevole la corsa dello svizzero all’ottavo titolo alle Finals. Il quarto: regalerà l’esordio alle ATP Finals a Pablo Carreno-Busta. Sembrava che tutto fosse stato architettato per lasciarlo a casa, invece lo spagnolo potrà giocare almeno due match, a partire da quello di mercoledì contro Dominic Thiem. Potenzialmente, sono sufficienti per superare la fase a gironi.
ATP WORLD TOUR FINALS – Prima giornata Gruppo Sampras
David Goffin (BEL) b. Rafael Nadal (ESP) 7-6 6-7 6-4
Grigor Dimitrov (BUL) b. Dominic Thiem (AUT) 6-3 5-7 7-5
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