È passato un anno esatto dallo storico successo dell'Argentina in Coppa Davis. Il 27 novembre 2016, Federico Delbonis batteva Ivo Karlovic e dava il là a una festa collettiva, simboleggiata dalla foto che vedete qui sopra. Oggi è cambiato tutto, in peggio. Se non ci fosse Juan Martin Del Potro, il tennis argentino sarebbe in rianimazione. A certificare il declino, la retrocessione nella Serie B della Coppa Davis, maturata con le sconfitte contro l'Italia (in casa, in un weekend di cui si ricorda la pessima organizzazione) e contro il Kazakhstan. La Davis argentina ripartirà i prossimi 6-7 aprile, contro la vincente tra Cile ed Ecuador. Si giocherà in due giorni, con partite al meglio dei tre set. Un ridimensionamento netto e repentino che ha messo in ginocchio l'Asociacion Argentina de Tenis (AAT), che proprio dopo la sfida di aprile rinnoverà le cariche dirigenziali. L'attuale presidente, Armando Cervone, ha preso il comando dopo l'improvvisa morte di Arturo Grimaldi. Il mandato terminerà nel 2018 e Cervone non si ricandiderà. Sarà un'aspra battaglia a due nomi: Josè Luis Clerc da una parte, Agustin Calleri dall'altra. Due modi diversi di intendere il tennis, la politica federale, tutto. Calleri è stato numero 16 ATP ed era membro della Legiòn Argentina, la generazione di giocatori che ha reso grande il tennis argentino nel primo decennio del nuovo millennio. Di lui si ricorda la finale al Masters 1000 di Amburgo, nell'edizione in cui l'Argentina aveva piazzato quattro giocatori in semifinale, nonché una favolosa vittoria in Coppa Davis contro Juan Carlos Ferrero, allora n.1 del mondo (peraltro inutile, visto che la Spagna vinse 3-2).
ROTTURA O CONTINUITÀ?
Dopo il ritiro si è buttato in politica ed è addirittura entrato in parlamento. Oggi, con il supporto di tutti i tennisti della sua generazione, vuole fare tabula rasa dell'attuale sistema. Si è già esposto pubblicamente, sottolineando alcune presunte irregolarità amministrative dell'attuale gestione. “Cervone è indagato dagli organismi anti-corruzione. Mi spiace che Clerc voglia unirsi a questa dirigenza”. Già, perché l'ex n.4 del mondo, ex grande rivale di Guillermo Vilas (con il quale ha recuperato il rapporto), sarebbe la continuità. “Batata” è un uomo di campo, vuole stare fuori dai giochi politici, ma la sua posizione è chiara: “Questa AAT deve essere solo ringraziata perché ci ha fatto vincere la Coppa Davis” ha detto Clerc, 59 anni e mai uscito dal mondo del tennis. Ha fatto il coach, il commentatore televisivo e ha una sua accademia. Tante volte, il suo nome è uscito come possibile capitano di Coppa Davis, ma non è mai stato scelto. Adesso rilancia, forte di una notevole popolarità e un passato da numero 4 del mondo e vincitore di 25 titoli ATP. Su un solo punto, i due sono d'accordo: la continuità di Daniel Orsanic sulla panchina di Coppa Davis. Clerc perché lo ritiene uno dei personaggi più importanti nella storia della federazione, Calleri perché ha intenzione di rispettare un contratto valido per tutto il 2018. “Perché noi non facciamo come chi ci ha preceduto, che ha rotto dei contratti al costo di centinaia di migliaia di dollari”. Insomma, un tipica battaglia politica, con il tennis sullo sfondo. Agli appassionati interessa poco: a loro basterebbe tornare a vincere sul campo. Ma spesso i successi partono dalle scrivanie.