Sono scattati all’Hengqin International Tennis Center di Zhuhai i play-off “Asia/Pacific” per l’Australian Open. Il livello cresce anno dopo anno: nel femminile favorita la giapponese Misaki Doi, nel maschile il coreano Kwon. In palio otto wild card, fra singolari, doppi e prove juniores. Nel 2016 vinse anche Denis Istomin, che a Melbourne avrebbe battuto il campione in carica Novak Djokovic.Tutti ricordano ciò che Denis Istomin ha combinato undici mesi fa a Melbourne, sbattendo a casa al secondo turno Novak Djokovic, dopo una battaglia di cinque ore che ha mandato al mondo del tennis le prime avvisaglie della crisi dell’ex numero uno del mondo. In pochi, però, ricordano che l’Australian Open dell’uzbeco non era iniziato a gennaio sui campi azzurri di Melbourne Park, bensì a dicembre all’Hengqin International Tennis Center di Zhuhai (Cina), lo stesso impianto che ospita il WTA Elite Trophy, vinto quest’anno da Julia Goerges. Tenendo fede al motto di “The Grand Slam of Asia/Pacific”, da qualche anno gli organizzatori del Major australiano hanno infatti deciso di accoppiare al play-off nazionale – che si gioca a dicembre sui campi del torneo – anche un play-off per i giocatori asiatici e quelli della cosiddetta Asia Pacifica, che comprende tutte le nazioni bagnate dall’Oceano Pacifico. In palio ci sono un totale di otto wild card: singolare maschile, singolare femminile, doppio maschile, doppio femminile e le stesse quattro per la prova juniores. Un’idea intelligente per rendere seriamente quello di Melbourne lo Slam di un’intera regione, e non di una sola nazione, e anche una grande opportunità per tutti quei giocatori che con la propria classifica non riuscirebbero ad accedere alle qualificazioni vere e proprie, oppure vogliono darsi una chance in più di conquistare il main draw e il relativo (e corposo) assegno, in dei tornei meno competitivi rispetto alle “quali” Slam. Tuttavia, l’evento è comunque organizzato alla perfezione e molto sentito, tanto che il referee è lo stesso Wayne McEwen che svolge la funzione anche nello Slam vero e proprio, ed è prevista la diretta streaming da ben quattro degli otto campi di gara.
SOGNANDO ISTOMIN
L’evento di Zhuhai è scattato oggi con le qualificazioni, mentre da domani si fa sul serio con i tabelloni principali, e il livello non è affatto male. Basti pensare che l’ultimo ammesso di diritto nel tabellone maschile è l’indiano Sriram Balaji, numero 355 del mondo, mentre il cut-off è ancora miglior fra le donne, al numero 331 della giapponese Riko Sawayanagi. Nel femminile la prima testa di serie è addirittura Misaki Doi, oggi scivolata fuori dalle prime 100 del mondo, ma numero 30 solo un anno e mezzo fa, con un titolo WTA in bacheca e la seconda settimana di Wimbledon che brilla nel suo palmarès. È lei la favorita per conquistare la wild card che dodici mesi fa fu della thailandese Luksika Kumkhum, in un tabellone in cui sono rappresentate solamente quattro nazioni: Cina, Giappone, Taiwan e Papua Nuova Guinea. Più ricco, invece, il tabellone maschile, che conta su sette nazioni: Cina, Giappone, Corea del Sud, India, Giappone, Uzbekistan e Thailandia. Ben sei i cinesi, compresi i due Zhang: Ze, a lungo numero uno del Paese, e il ventunenne Zhizhen, che quest’anno ha sfiorato la semifinale all’ATP 250 di Shenzhen, battendo anche Paolo Lorenzi. Tuttavia, la prima testa di serie è il ventenne coreano Soon Woo Kwon, numero 170 del mondo. A caccia di una wild card anche Sumit Nagal, il giovane indiano che la scorsa domenica ha conquistato a Bangalore il suo primo titolo Challenger. Proprio quando è finalmente riuscito a fare il balzo nel ranking ATP che gli permetterà di giocare per la prima volta le qualificazioni di un torneo del Grande Slam, si augura di poterne fare a meno. L’occasione è di quelle da non gettare al vento.