È passato un anno da quel macabro giorno di dicembre. Petra Kvitova si trovava nella sua abitazione di Prostejov, Repubblica Ceca, quando è stata aggredita da un malvivente. Nella colluttazione ha rischiato di rimetterci il braccio sinistro e – di conseguenza – la carriera. I macabri dettagli di quei minuti hanno sconvolto per sempre la sua vita, ma le tracce sono soltanto psicologiche. Oggi Petra sta preparando il 2018 sui campi dello Sparta Praga. Non si vede quasi nulla, anche se i nervi della mano non si sono completamente ripresi: la ex campionessa di Wimbledon non riesce a stringere completamente il pugno e ha perso sensibilità in un paio di dita. In occasione di questo triste anniversario, Petra ha accolto l'inviata del Guardian per un'intervista in cui ha fatto il punto della situazione. “Probabilmente ci vorrà più di un anno per ritrovare la piena funzionalità dei movimenti – dice la Kvitova – ho fatto tutto quello che potevo, ma ci sono ancora importanti margini di miglioramento. Con il tempo, spero di essere sempre più forte. Sono felice dello spirito che ho mantenuto durante la fase di recupero”. Lo Sparta Praga si trova a 260 km da quello che ormai è l'ex appartamento della Kvitova, laddove è cambiata la sua vita. Come spesso accade, un evento del genere porta a riflettere sulle piccole cose che spesso si danno per scontate. “Mentre inizia a svelare gli eventi degli ultimi 12 mesi, diventa subito evidente che ha sviluppato un nuovo apprezzamento per la vita” scrive Claire Bloomfield.
LA RACCHETTA IN MANO
“Se non fossi stata una giocatrice di tennis, oggi non sarei così positiva – continua la Kvitova – ma non è piacevole ripercorrere quei momenti. È qualcosa che cerco di dimenticare, ma so che è impossibile. Questa esperienza mi ha dimostrato quanto posso lavorare duramente nel momento del bisogno e quanto possa essere una combattente, sia dentro che fuori dal campo”. La ceca ha impiegato sei mesi per tornare nel circuito. L'abbiamo rivista al Roland Garros, scelto per mettere un po' di tennis nelle gambe prima dell'amata stagione sull'erba. Un mezzo miracolo, visto che tanti esperti – anche medici – avevano espresso dubbi sulla possibilità di tornare a giocare. Radek Kebrle, il chirurgo che l'ha operata d'urgenza, ha trascorso notti insonni. “In molti pensavano che non avrei più giocato. Ma in quei giorni non me l'ha detto, e questo è stato molto positivo per il mio stato mentale – prosegue la Kvitova – una settimana dopo l'intervento gli ho chiesto se avrei fatto in tempo a giocare Wimbledon. Mi rispose che ci avremmo lavorato sopra, in modo evasivo. In quel momento ho capito che non sarebbe stato facile”. Da allora, si è immersa in un difficile lavoro di fisioterapia. Poi è arrivato il giorno di riprendere in mano una racchetta, ad appena 12 settimane dall'infortunio. Prima di impugnare la sua Wilson, tremava di angoscia. Erano timori fondati: non poteva tenere in mano l'attrezzo come avrebbe voluto. La sensazione di tenere saldamente in mano una racchetta, a cui era abituata sin da bambina, era scomparsa da un giorno all'altro. “Ho discusso a lungo con il mio coach su come customizzare la racchetta – dice la Kvitova – non volevo cambiare nulla perché cambiare anche solo un piccolo dettaglio, a mio parere, avrebbe cambiato tutto. Gli ho chiesto del tempo, e lui è stato d'accordo”. C'è stato il lieto fine, visto che la racchetta di Petra Kvitova è personalizzata esattamente come prima.
INDAGINI SOSPESE
Al secondo torneo dopo il rientro, si è aggiudicata il suo 20esimo titolo a Birmingham. Aveva grandi aspettative per Wimbledon, ma ha perso al secondo turno. Ripensando a qualche mese prima, è stata una vittoria anche solo partecipare. Un paio di mesi dopo, ha raggiunto i quarti allo Us Open. “Sono state esperienze importanti per ricostruire la fiducia. Il 2017 è stato un ottovolante. L'inizio non è stato dei migliori, quindi sono felice che stia per terminare”. C'è serenità nello sguardo e nelle parole di Petra Kvitova. Circa un mese fa, la polizia ceca ha annunciato la sospensione delle indagini per assenza di indizi. Qualora trovassero il colpevole, sarà immediatamente avviato un procedimento penale: la sensazione, tuttavia, è che l'aggressore l'abbia fatta franca. E allora Petra guarda avanti: inutile pensare a una giustizia posticcia, meglio pensare al rientro tra le top-10. Il suo 2018 scatterà dal Brisbane International. “Ho iniziato a vivere con la mia nuova mano – ha concluso – ho provato ad apprezzare e amare tutto questo. È la mia mano e sono felice di avere tutte le dita”. Non solo: ha potuto riprendere una racchetta in mano. Non era scontato: per questo, in fondo, va bene così.