Fosse ancora vivo, Aleksej Grigor'evič Stachanov farebbe volentieri quattro chiacchiere con Goncalo Oliveira. Ci ha impiegato un anno in più del previsto, ma alla fine il sogno del 22enne portoghese si è realizzato a metà. Per l'altra metà, si sta organizzando. L'ultimo ranking ATP gli ha accreditato i punti del torneo vinto la scorsa settimana ad Hammamet, consentendogli di entrare tra i top-200 ATP. Risultato eccezionale per un ragazzo che qualche anno fa ha fatto una scelta importante: investimento di 80.000 euro per comprare un camper come si deve e girare tutta l'Europa a caccia di tornei Futures, gli unici che la sua traballante classifica gli consentiva di giocare. Voleva conquistare un ranking sufficiente per giocare le qualificazioni degli Slam, ma non ce l'aveva fatta. Anzi, era rimasto incagliato intorno alla 500esima posizione. Quest'anno è cambiato tutto: quattro titoli Futures, qualche piazzamento nei Challenger ed eccolo nelle qualificazioni dello Us Open. L'anno scorso vi avevamo raccontato la sua storia, ma da allora si sono aggiunti capitoli importanti. Per diventare il dodicesimo portoghese ad acciuffare i primi 200 ha dovuto partecipare a una miriade di tornei. Quest'anno ne ha giocati una montagna: 47. Avete letto bene, quarantasette. E stavolta ci ha messo dentro qualche volo transoceanico, giusto per migliorare il suo livello e mettere a riposo il contachilometri del suo Knaus. Ha vinto 79 partite (65 nei Futures e 14 nei Challenger) e non ne vuole sapere di fermarsi. Un paio di giorni fa ha perso l'ennesima finale ad Hammamet, ritirandosi dopo una ventina di minuti contro Miljan Zekic (l'eroe della Serie A1 del TC Parioli). Pensi che sia abbastanza, che sia il caso di godersi il Natale a Porto, dove è nato il 17 febbraio 1995.
NATALE A HONG KONG
Niente di tutto questo: è salito in aereo per giocare un altro Futures, a Hong Kong. È la prima testa di serie ed esordirà contro il francese Evan Furness. Sembra una follia, qualcosa di patologico. “Credo che il mio modo di interpretare il tennis sia diverso da quello degli altri giocatori – dice Oliveira – il mio principio è giocare tornei e allo stesso tempo allenarmi. Per questo ci sono settimane in cui sono un po' più stanco”. Al di là dei successi, impressiona che non abbia avuto infortuni, almeno nel 2017. “Per fortuna, i vari acciacchi che mi sono capitati erano di lieve entità e sono riuscito e recuperare in breve tempo”. Con una classifica che gli consentirà di giocare esclusivamente i Challenger, dovrà imparare a gestire le energie: non è possibile giocare così tanto senza pagarne le conseguenze. La sua resta una storia affascinante, fatta di mille sacrifici in compagnia di papà Abilio, ex giocatore che lo accompagna passo passo e ne fa le veci in qualsiasi ruolo, dal coach fino all'autista, passando per psicologo, motivatore e fisioterapista. Un duo un po' sgangherato che però, quest'anno, si è preso il lasciapassare per i tornei del Grande Slam, anche se soltanto nelle qualificazioni. C'è da credere che dopo le vacanze lo vedremo volare in Australia per provarle tutte. Sarà comunque un viaggio più breve, visto che partirà da Hong Kong. Già, perché Oliveira risulta iscritto anche all'unico torneo in programma dal 25 al 31 dicembre. Sarà il 48esimo della sua stagione. Per alcuni è un pazzo, per altri è un eroe. Intanto, chissà, i suoi numeri potrebbero incuriosire il Guinness dei Primati…