Il 2018 di Marin Cilic è iniziato con una vittoria di routine, ai 560 metri di Pune, contro il numero 2 indiano Ramkumar Ramanathan. Un rapido 6-4 6-3, cedendo appena otto punti nei propri turni di servizio. Il croato è reduce da un finale di stagione così così: era in ottima forma fino a Shanghai, poi ha pagato un pizzico di stanchezza e non ha reso al meglio sul cemento indoor. A margine del suo impegno al neonato torneo indiano, si è espresso sulle nuove regole sperimentate a Milano per le Next Gen ATP Finals. Tra tutte, ce n'è una che gli piace: l'introduzione dello shot clock a regolare il tempo tra un punto e l'altro, mentre le altre non lo convincono. “Ho ancora una visione tradizionalista, mi piacciono le regole attuali. Alcune piccole modifiche, nel rispetto della tecnologia, sono necessarie e benvenute – ha detto il croato – per me andrebbe bene un utilizzo ancora più frequente di occhio di falco e lo shot clock, che peraltro sarà utilizzato all'Australian Open”. In verità, il cronometro sarà in scena soltanto nel tabellone di qualificazione. Secondo il numero 6 ATP, è un inserimento necessario perché spesso gli arbitri non sono in grado di far rispettare il regolamento, i famosi 25 secondi tra un punto e l'altro. “È il settore dove ho notato minore coerenza: a volte sono più severi, altre sono più permissivi. Alcuni giocatori si prendono più tempo degli altri. Ritengo che il cronometro ci debba essere, ma gli arbitri devono esserci per capire se la folla sta interferendo, se c'è molto rumore… insomma, adattarsi alle situazioni”. Cilic non è d'accordo con Rafael Nadal, secondo cui ci vorrebbe una maggiore clemenza nelle partite di cinque set. Secondo il croato, la regola deve essere rispettata. “Se viene applicata, dovremo adattarci tutti. Se la partita va al quinto set e ci sono scambi lunghi, spetta ai giocatori lottare e vedere chi è più forte. Fa parte del gioco”.
L'INGORDIGIA DEGLI SLAM
In vena di parlare di politica sportiva, Cilic si è addentrato in discussioni ad ampio respiro sulla gestione complessiva del tennis. Ci sono tante, troppe sigle istituzionali che generano confusione. A suo dire, vanno tirate le orecchie ai tornei del Grande Slam, poco attenti nel contribuire alla salute finanziaria dello sport. In effetti, i Major sono gli unici tornei a garantirsi un utile importante ma ne tengono buona parte per sé. “Dobbiamo lavorare tutti per la crescita del gioco. In alcuni casi penso che gli Slam si prendano una grande fetta della torta. Sono al top, ma dovrebbero essere più giusti nel contribuire al circuito”. Cilic ha comunque ammesso che i doppisti hanno visto migliorare le loro condizioni economiche negli ultimi 6-7 anni, soprattutto ai piani alti del ranking. Parlando di se stesso, ha ripensato alla finale di Wimbledon, persa nettamente da Roger Federer. Va detto che non ha avuto la possibilità di lottare alla pari per un problema al piede. “Sono stato un po' sfortunato, ma bisogna fare i complimenti a Roger per aver evitato infortuni ed essere rimasto al top per quasi tutti gli Slam a cui ha partecipato. Tuttavia, la finale che ho conquistato a Wimbledon ha dimostrato che sono in grado di competere con i migliori anche negli Slam, ed è certamente un buon segno per l'anno nuovo”. Nel tabellone a 28 giocatori di Pune, nei quarti sfiderà Pierre Hugues Herbert. Dando un'occhiata alle quote dell'Australian Open, Cilic non è tra i primissimi favoriti. A dispetto del ranking, è collocato in decima posizione e un suo successo pagherebbe 34 volte la cifra messa in gioco. Eppure fu proprio a Melbourne, nel 2010, dove ha ottenuto il suo primo grande risultato in un Major. Ad appena 21 anni si spinse in semifinale, arrendendosi solo ad Andy Murray. Da allora non è mai andato oltre gli ottavi, mostrandosi più competitivo negli altri Slam. Quest'anno sarà la volta buona?