Nonostante abbia appena 11 milioni di abitanti, il Belgio ha prodotto due campionesse come Kim Clijsters e Justine Henin. “Ma guardate che la loro eredità non rappresenta un problema, non c'è tanta pressione” dice Elise Mertens. Suggerisce di dare un'occhiata al suo account Facebook per rendersi conto del clima sereno attorno a lei. “Anche quando perdo, mi dicono sempre che c'è un altro torneo per provarci. I belgi sono un popolo molto positivo”. Con nove vittorie consecutive, si è garantita un posto tra le top-25 e, soprattutto, la possibilità di sfidare Elina Svitolina nei quarti dell'Australian Open. “Tutto è possibile. Se ci credi, se ci credi sul serio, puoi sempre farcela”. Lo ripete come un mantra, lo ha fatto anche dopo il 7-6 7-5 con cui ha interrotto la corsa di Petra Martic. Può succedere anche di vivere una fiaba in cui tennis e amore si intrecciano in modo sorprendente, quasi tenero. Il suo allenatore si chiama Robbe Ceyssens: bene, è anche il suo fidanzato. Ed è giovanissimo: 22 anni Elise, 24 anni Robbe (ne compirà 25 ad aprile). Lui è un ex giocatore, aveva anche ambizioni importanti.
DOPPIA PARTNERSHIP
Un paio d'anni fa ha tentato la via del professionismo, giocando un paio di Futures in Belgio. “Ma mi sono reso conto che era troppo per me”. Ha capito che la via dell'insegnamento gli avrebbe dato ben altre soddisfazioni. Lo hanno chiamato a lavorare presso l'Accademia di Kim Clijsters, ed è lì che ha conosciuto Elise. Anzi, l'ha ritrovata. I due si conoscono da una vita, da quando lui aveva dieci anni. “Ci siamo allenati insieme ad Hamont-Achel e lei era una bambina di otto anni. Poi ci siamo persi di vista per dieci anni”. Prima è scoccata la scintilla sentimentale, poi quella tecnica. A dire il vero, la partnership sul campo è nata casualmente. Nel 2016, la Mertens era allenata da Rik Vleeshouwers, ma quest'ultimo finì in ospedale prima dello Us Open. E così Ceyssens l'ha seguita. Qualificazioni passate, un set portato via a Garbine Muguruza ed ecco che il legame professionale si intreccia a quello sentimentale. “Ma sin dall'inizio abbiamo preso accordi molto chiari – dice Ceyssens – sul campo sono il suo allenatore. Soltanto fuori sono il suo ragazzo”. Molti si chiedono se sia una scelta adeguata, o se farsi allenare da un ragazzo così giovane sia un rischio. Lui è abituato a questa domanda, gliel'hanno fatta spesso. “Lo posso capire, ma posso sempre fare affidamento su due coach d'esperienza come Carl Maes e Maxime Braeckman”. La motivazione è enorme, poi c'è il caso di Daniel Vallverdu, classe 1986, che è diventato un top-coach a livello mondiale. Tuttavia, sembra che Ceyssens abbia altre priorità. “Mi rendo conto che prima o poi la collaborazione terminerà, anche se spero che possa durare a lungo. Come allenatore, solitamente mi occupo di scouting, formazione e supporto mentale”. Come a dire che non vede il futuro in giro per il mondo, ma scovando nuove promesse nell'accademia della Clijsters.
L'ESEMPIO DI KIM
È proprio lei l'idolo di Elise, anche se le sue risposte profumano di diplomazia. Quando le chiedono della gloria del tennis belga non dimentica mai di menzionare Justine Henin, anche se la sua preferenza per Kim pare evidente. D'altra parte lei rappresenta il Belgio fiammingo come la Clijsters, mentre la Henin viene dalla parte vallone. Le due sono in contatto: spesso Kim le manda dei messaggi, anche se non si avventura in consigli particolari. “Mi dice di restare positiva, lottare su ogni punto, rilassarmi e lavorare sui miei punti deboli”. La possibilità di allenarsi nella sua accademia nasce da un beneficio logistico, poiché si trova a 15 minuti dalla sua abitazione. È lì che si è sviluppata una giocatrice completa, magari non troppo elegante, ma senza veri punti deboli. La sua forza risiede nella testa, in una ferma convinzione nei propri mezzi. Lo ha dimostrato al secondo turno, quando ha rimontato uno svantaggio di 0-5 nel primo set contro Daria Gavrilova, salvo poi vincere 7-5 6-3. Lo ha confermato contro Alize Cornet, mostrandosi più solida della francese nella fornace di Melbourne. E anche contro la Martic non si è disunita quando un po' di emozione l'ha colta sia nel primo set (quando si è fatta riprendere dopo aver vinto i primi quattro game), sia nel secondo (quando ha dovuto servire due volte per il match). “Ho seguito tutti i successi di Kim. Ecco, non ho visto il suo successo in Australia a causa dell'orario”. Adesso la protagonista e lei, proprio in Australia. Il fuso orario è un problema superato. E poi sa dove appoggiare lo sguardo quando le cose vanno male.