Marin Cilic si è lamentato per la decisione di far giocare al coperto la finale dell'Australian Open. “Nessuno mi ha chiesto un parere. Ero pronto a giocare a 38 gradi, invece ho trovato condizioni molto più fresche: all'inizio è stata dura adattarmi”. Federer si è allenato indoor, Cilic no (per scelta). Gli organizzatori: “Il WBGT aveva superato il limite per tutto il giorno”.

Qualcuno dovrà spiegare a Marin Cilic come mai il famigerato WBGT (Wet Bulb Globe Temperature), il parametro che stabilisce la chiusura del tetto in condizioni di caldo estremo, abbia superato il limite proprio nell'imminenza della finale. Dopo due settimane in cui si era giocato all'aperto, anche quando la temperatura oscillava intorno ai 40 gradi, gli organizzatori hanno deciso di far giocare la finale maschile indoor perché l'algoritmo che tiene conto di temperatura, umidità, vento e radiazioni solari ha superato il limite oltre il quale la salute dei giocatori sarebbe a rischio. Bizzarro, visto l'orario d'inizio (19.30) e quello che si era visto nei giorni scorsi, soprattutto nel cuore della prima settimana. Pur senza cercare scuse, Cilic ha detto che è stato “molto difficile” adattarsi. “Per tutto il torneo ho giocato all'aperto, preparandomi per affrontare giornate calde, anche di 38 gradi – ha detto il croato – la finale è stato il primo match al coperto. È stato difficile adattarmi, soprattutto all'inizio. Era molto più fresco di quanto mi aspettassi. Ammetto che è stato difficile trovarmi in questa situazione”. Nessun ufficiale di gara gli ha chiesto un parere. “Sono venuti da me soltanto per dirmi che stavano valutando il da farsi, e che avrebbero preso la decisione finale intorno alle 19, nell'imminenza della partita. Non mi dispiaceva avere il tetto chiuso, ma la differenza era enorme. Fuori c'erano 38 gradi, mentre la finale si è giocata a 23, forse 24”. Non c'è dubbio che Federer adori le condizioni indoor, ma anche Cilic è molto forte sotto i tetti. Difficile dire se le condizioni abbiano davvero condizionato il risultato. “Pensando alla mia partita, non avevo mai giocato in queste condizioni. Di sicuro sono partito piano, perdendo i miei primi due turni di battuta, poi ho rincorso per quasi tutto il tempo. Sto dicendo che era tutto diverso rispetto a quando si gioca all'aperto”.

L'OSCILLAZIONE DEL WBGT
Da parte sua, Federer non era al corrente che la regola consentisse di chiudere il tetto anche per i match notturni. “Non sapevo se giocare indoor sarebbe stato un bene per me – ha detto – certo, io amo giocare al coperto. È lì che è arrivato il mio primo successo. In generale, quando gioco indoor è un fatto positivo”. “Avrebbe potuto andare diversamente? – si domanda Cilic – suppongo di sì. È stato difficile adattarmi, soprattutto all'inizio”. Quando la decisione è stata ufficializzata, entrambi i giocatori hanno avuto la possibilità di allenarsi al coperto. Federer ha accettato l'offerta, Cilic no. Anche lo svizzero sostiene di aver appreso in extremis la scelta degli organizzatori. “Arrivato a Melbourne Park, ero totalmente pronto a giocare all'aperto. La cosa non ha influito nella preparazione al match. Ad essere onesti, ero pronto per entrambe le situazioni”. La scelta degli organizzatori non è piaciuta a tutti: Pat Cash, finalista nella prima edizione a Melbourne Park, si indignato via Twitter, ricordando che l'Australian Open dovrebbe essere un evento outdoor. Anche Greg Rusedski la pensa così. Qualche giorno fa, il direttore del torneo Craig Tiley aveva detto le stesse cose nel giustificare la non chiusura del tetto nonostante una temperatura intorno ai 40 gradi. Gli stessi organizzatori hanno detto che la decisione non è stata in alcun modo collegata all'indiscrezione secondo cui Simona Halep, finalista del torneo femminile, ha trascorso quattro ore in ospedale nella notte tra sabato e domenica per un principio di disidratazione. Poche ore prima, aveva perso una dura finale contro Caroline Wozniacki. Secondo l'Australian Open, la decisione è stata presa unicamente seguendo i regolamenti. “Durante il pomeriggio, il WBGT ha superato il limite di 32,5 ed è stato costantemente monitorato – hanno detto – alle 18.30, un'ora prima del match, era 32,7. Senza una drastica riduzione, tenendo conto che la previsione era di 32,5 alle 20,30, il referee ha esercitato il suo potere e ha chiesto la chiusura del tetto. Alle 19.29 era 32,5, mentre alle 19.32 (quando l'arbitro ha dato il via al match) era 32,6. La scelta è stata presa sulla base di una consulenza qualificata e professionale del medico del torneo e dei meteorologi presenti in loco. Sulla base del loro parere, e del fatto che il WBGT era stato sopra la soglia del 32,5 per parecchio tempo, il giudice arbitro ha deciso di attivare la heat policy e far chiudere il tetto prima di giocare. In nessun altro momento del torneo l'algoritmo del WBGT aveva raggiunto la soglia”. È giusto fidarsi, senza ricordare vecchie affermazioni di Giulio Andreotti. Ma la coincidenza è stata davvero bizzarra. Se non incredibile.