«Poter affrontare Agassi – racconta Stoppini, al tempo numero 246 del mondo – era già qualcosa di unico, anche se io sono cresciuto tifando Becker, e lui lo batteva sempre. Quando siamo entrati in campo la gente l’ha applaudito per cinque minuti, idem all’uscita. Il mio unico obiettivo era non perdere 6-0 6-0, per il resto avrei accettato tranquillamente una sconfitta. Ma ho visto subito che il mio tennis funzionava, Agassi era in difficoltà, e quando ho vinto il primo set ho iniziato a pensare di potercela fare. Ho giocato con leggerezza, senza paura». La gente gli tifava contro, esultava ai suoi errori, ma quasi non se ne accorse. «Ricordo che ai cambi di campo guardavo Leonardo Caperchi e mi veniva da ridere. Era lì perché aveva accompagnato Fognini e Naso a giocare le qualificazioni, ed era l’unico che tifava per me. Prima del match mi disse ‘guardo un set e torno in hotel’. Invece è rimasto fino alla fine. È l’unico col quale condivido i ricordi magici di quella serata». Mentre c’è un aneddoto che non aveva mai svelato prima, a rendere l’impresa ancor più curiosa. «Quell’anno – confessa – la Fischer aveva sbagliato a mandarmi le racchette, spedendomi la versione più lunga del telaio che utilizzavo». Ma pur di non rimandarle indietro Stoppini preferì il custom fai-da-te. «In officina, con mio padre. Abbiamo segato un centimetro da ogni manico. E con una di quelle ho battuto Agassi».

Dopo aver trascorso in Lombardia gran parte della carriera, dal 2012 Stoppini è tornato nella sua Riva del Garda, ha preso la qualifica di tecnico nazionale e oggi guida la scuola tennis del CT Rovereto. «Una bella realtà: abbiamo qualche ragazzo che si avvicina al mondo dei professionisti e tanti giovani di qualità. La nostra filosofia è di non calcare troppo la mano con i più piccoli, cerchiamo di proporre dei progetti più soft e poi aumentiamo l'impegno pian piano». E Agassi? «Tanta gente me lo ricorda, hanno letto il mio nome nel libro, ma non l’ho più rivisto, né Andre e nemmeno quel match. Le telecamere c’erano, venne prodotto dalla tv, ma non fu trasmesso e non ce n’è traccia da nessuna parte. Chissà, magari in qualche archivio è presente. Mi piacerebbe riguardarlo, per curiosità e anche per capire il livello di gioco dell’incontro». E ricordarsi come era riuscito, per una notte, a essere più campione del campione. Nonostante le racchette segate con papà.
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.BIOFILE
Andrea Stoppini è nato a Rovereto, in Trentino Alto-Adige, il 29 febbraio 1980. Diventato professionista nel 1998, in carriera ha conquistato otto titoli Futures e giocato quattro finali a livello Challenger, vincendo l’ultima, nel 2009 a Izmir (Turchia). Sempre nel 2009 si è qualificato per l’Australian Open, dove ha affrontato Novak Djokovic sulla Rod Laver Arena. In carriera ha ottenuto dieci vittorie contro i top 100 in ventuno incontri, risultato tutt’altro che banale per un giocatore mai andato oltre la posizione numero 161 del ranking ATP. Stoppini ha lasciato il circuito nel 2011, e dopo un anno da coach a Brusaporto (Bergamo), dove aveva trovato casa nell’ultima parte di carriera, è tornato a Riva del Garda, paese della famiglia. Oggi è tecnico nazionale e guida la scuola tennis del CT Rovereto, per cui gioca anche il Campionato di Serie A2.
Articolo tratto dal numero di aprile 2017 della rivista "Il Tennis Italiano"