La Laver Cup ha fatto scuola. Al di là dei contenuti tecnici, l'esibizione dello scorso settembre ha sdoganato per la prima volta i campi da tennis neri. Per la prima volta, questo tipo di superficie sbarca in un torneo ATP. Hanno fatto il grande salto gli organizzatori del New York Open, scattato in queste ore al posto dello storico torneo di Memphis. Si gioca presso il Nassau Veterans Memorial Coliseun, nella località di Long Island (dove tanti anni fa si giocava un torneo estivo sul cemento all'aperto), reduce da una ristrutturazione durata due anni e in grado di ospitare fino a 6.000 spettatori (contro i 2.500 che poteva contenere il vetusto impianto di Memphis). La novità è che i due campi saranno di legno dipinto di nero, lo stesso colore delle piste degli aeroporti. Con questa curiosa iniziativa, gli organizzatori sperano di incuriosire il pubblico. “Volevamo fare qualcosa di diverso – ha detto il direttore del torneo Josh Ripple – siamo un evento nuovo, in un posto nuovo e nessuno sa cosa aspettarsi”. Il New York Open ha investito molto in comunicazione: ha messo in piedi un'aggressiva campagna social ed è stato inaugurato da un'esibizione con protagonisti d'eccezione (John McEnroe, James Blake, Eugenie Bouchard e Sloane Stephens). È l'unico torneo indoor a giocarsi sul suolo americano e conta su un discreto campo di partecipazione: Kevin Anderson (recente finalista allo Us Open) sarà affiancato dai migliori americani (Sam Querrey e John Isner), senza dimenticare Kei Nishikori e alcuni giovani. C'è Frances Tiafoe, che nella notte ha affrontato la wild card Sebastian Korda, figlio di Petr e recente vincitore all'Australian Open junior. I campi sono stati fabbricati in Germania e sono stati montati al Coliseum la scorsa settimana. L'operazione è durata due giorni.
"UN PALCO DI BROADWAY"
Normalmente, i campi in superficie dura sono verdi o blu. In passato erano anche rossi, poi hanno preso piede altre tonalità. Di recente, il blu ha soppiantato il verde quasi dappertutto perché ha una migliore resa televisiva, offrendo un maggiore contrasto con il giallo della pallina. Se ne sono accorti anche gli Slam: lo Us Open ha fatto il passaggio nel 2004, l'Australian Open nel 2008 (peraltro con un aggiustamento alla superficie). A proposito di colori, è ben noto il tentativo effettuato nel 2012 dal Mutua Madrid Open, che varò l'esperimento della terra blu, sonoramente bocciato dai giocatori. I campi del New York Open sono sono stati realizzati da Haro, la stessa società che aveva realizzato il campo per la Laver Cup. “Ho pensato per anni all'idea di utilizzare un campo nero – ha detto Ripple – ma quando li ho visti a Praga ho deciso di portarli anche a New York. Sembrava che giocassero su un palco di Broadway”. I due campi sono uno perpendicolare all'altro e sono stati dipinti con 230 galloni di vernice nera. Ciascun campo è costato 140.000 dollari, tutto compreso, sia di spedizione (avvenuta in 56 casse) che di installazione. È stata scelta una superficie medio-veloce: è prassi consolidata che i tornei scelgano la rapidità della superficie in base al parco giocatori. E New York, in effetti, è colma di specialisti. Tra l'altro, la superficie ha dato una mano anche al nostro Stefano Travaglia, coraggioso a viaggiare fino a NY e bravo a superare le qualificazioni, peraltro contro un avversario ostico come Tim Smyzcek. Al primo turno se la vedrà con Jeremy Chardy.
RISCHIO PERDITA DI COLORE
La velocità del campo è dettata dalla quantità di sabbia sotto il tappeto: più ce n'è, più il campo sarà lento. Essendoci bombardieri come Isner, Querrey e Anderson, gli organizzatori hanno optato per un campo veloce. Non super-rapido, perché hanno tenuto conto delle esigenze di Kei Nishikori, più a suo agio su un campo medio-veloce. “Le nostre scelte dovrebbero consentire a tutti i giocatori di essere competitivi, oltre a dare una mano a quelli che ci piacerebbe andassero avanti” ha detto Ripple. A installarli è stata una società denominata Ace Surfaces, il cui presidente Franz Fasold ha detto che i campi in legno (ricoperti da una vernice simile al cemento) sono molto utilizzati in Europa, perché forniscono un buon grado di ammortizzazione ai giocatori. “È davvero bello, unico – ha detto Jared Donaldson – il colore della palla spicca decisamente sulla superficie nera. Credo che sia un bene per il nostro sport. È bello avere diverse superfici, ma anche diversi colori”. Il problema, in questi giorni, sarà il mantenimento del nero. Una serie di fattori, infatti, può “inquinare” la colorazione dei campi: polvere, segni delle scivolate e delle corse dei giocatori, nonché l'illuminazione (la superficie assorbe molta luce). Risultato? Potrebbero via via sembrare più chiari. “Alla fine della Laver Cup sembravano più carboncino che nero, ma era soprattutto un'illusione ottica” ha detto Fasold. Ma se l'esibizione di settembre era durata tre giorni, qui si parla di un torneo vero e proprio. Insomma, la sfida è aperta. Una volta terminato il torneo, i campi saranno smantellati, imballati e poi spediti in giro per gli States. Uno di loro andrà a San Josè, dove sarà utilizzato per l'esibizione benefica tra Roger Federer e Jack Sock, l'altro al Madison Square Garden per l'esibizione tutta al femminile. Entrambi gli eventi sono previsti il 5 marzo. Dopodiché i campi saranno nuovamente smantellati e riportati al Nassau Coliseum, dove saranno conservati fino alla seconda edizione del New York Open.