In assenza di Juan Martin Del Potro, che preferisce impostare la programmazione sui campi veloci, è Diego Schwartzman la principale speranza argentina al torneo ATP di Buenos Aires. il “Peque”, come lo chiamano dalle sue parti. L'attesa era notevole, anche perché non capita da 10 anni (Nalbandian nel 2008) che un tennista di casa non vinca al Buenos Aires Lawn Tennis Club. La vittoria contro Andreas Haider Maurer è stata una sospiro di sollievo, poiché l'avventura era iniziata male: domenica scorsa, nell'ambito delle attività organizzate dall'ATP, Schwartzman e altri tre giocatori (Dominic Thiem, Juan Sebastian Cabal e Robert Farah) hanno visitato la Bombonera di Buenos Aires, lo stadio del Boca Juniors, esibendosi in una una partitella di calcio-tennis. Nell'andare su un pallone, Thiem ha dato una ginocchiata involontaria a Schwartzman, ccolpendolo nei pressi dell'occhio sinistro. Niente di grave, a parte un po' di gonfiore e un bello spavento. Ma l'argentino è abituato, sin da piccolo, a fronteggiare tante difficoltà. Quando aveva 13 anni, un medico gli disse che non sarebbe mai andato oltre il metro e settanta di altezza. Per lui, che sognava di diventare un tennista, è stata una bella mazzata. Torno a casa a testa bassa e disse ai suoi genitori: “Basta, non giocherò più a tennis”. Non si capacitava di come i suoi tre fratelli (Andres, Natali e Matias) fossero più alti di lui, pur senza nutrire l'ambizione di fare sport a livello professionistico. Per sua fortuna, mamma Silvana aveva la testa dura.
TALENTO E CRISI ECONOMICA
In avvicinamento al torneo, il sito ATP ha raccontato la loro storia. “Mi disse che non avrebbe mai fatto niente di buono nella vita, se il medico avesse avuto ragione. Gli dissi che sbagliava, e che l'altezza non avrebbe dovuto influenzare i suoi sogni. Io sapevo che sarebbe diventato qualcosa di speciale, allora l'ho spinto a combattere”. Schwartzman non viene da una famiglia ricca. È già leggenda il periodo in cui la madre vendeva braccialetti da lei realizzati per guadagnare qualcosa, e il fatto di avere una famiglia così numerosa non ha aiutato. “Quando sono rimasta incinta di Diego, io e mio marito avevamo già l'abitudine di saltare qualche pasto pur di risparmiare”. Tennista a livello di club, quando i tre figli maggiori hanno scelto altre strade, ha puntato tutto su Diego (chiamato così in onore a Diego Armando Maradona, che peraltro è più basso di lui). Ha capito che il figlio aveva talento quando lo ha visto far rimbalzare una pallina da tennis con un cucchiaio da minestra. “Nonostante fosse così basso, non arrivava nemmeno alla rete, non ha mai voluto giocare con una racchetta junior. Ha sempre utilizzato una racchetta normale”. Ma in Argentina c'è uno sport che fagocita tutto: il calcio. Tra gli otto e i dieci anni, anche Schwartzman ha tentato la fortunata con il Club Social Parque, lo stesso dove era cresciuto il suo idolo Juan Roman Riquelme. Giocava a centrocampo, mettendo a disposizione della squadra due polmoni d'acciaio. Diego preferiva il calcio, ma poi si rese conto che le abilità maggiori le aveva con la racchetta in mano. Il problema è che il tennis è costoso, e a inizio millennio l'Argentina è stata vittima di una profonda crisi economica che portò a una bancarotta e alla svalutazione del peso dopo i fasti degli anni 90, quando il presidente Menem aveva imposto la parità con il dollaro, dando un'effimera percezione di benessere.
BRACCIALETTI MIRACOLOSI
Ci rimisero anche gli Schwartzman, la cui azienda di gioielli e abbigliamento andò in bancarotta. E così, per recuperare qualcosa, mamma Silvana lo accompagnava ai tornei e mise in vendita i famosi braccialetti colorati, residui del loro magazzino. I proventi erano destinati a pagare le spese di viaggio e attrezzatura per Diego. Visto che l'iniziativa funzionava, papà Ricardo decise di fare un passo in più: creare braccialetti di gomma con il nome e il logo delle più importanti squadre di calcio. La novità ebbe successo tra i più giovani, ben contenti di spendere 3 pesos in cambio di un bel braccialetto colorato. Oltre alla crescita tennistica di Diego, avevano messo in piedi un piccolo business che aveva coinvolto anche gli altri giocatori: chi riusciva a venderne dieci nell'arco di una giornata, ne avrebbe avuto uno gratis. “Tutti i soldi che abbiamo intascato li abbiamo investiti negli hotel dove giocava Diego, ma non spendevamo mai più di 20 pesos per notte". Una volta, a Mendoza, hanno trovato dove dormire spendendo 2 pesos. Dormirono in un letto a due piazze, ma la stanza era talmente piccola che la doccia di Diego bagnò abbondantemente anche la madre. Il resto è storia: lo hanno soprannominato “Peque” ed è entrato tra i top-100 ATP, poi tra i primi 50, infine tra i primi 30. È il più basso tra i top players e sta vivendo uno straordinario momento di forma, partito con i quarti allo Us Open e proseguito i Australia, dove è arrivato negli ottavi. Un tennista così basso non andava così avanti in uno Slam dal 1994 (Jaime Yzaga, pure lui sudamericano). La sua storia di perseveranza ha conquistato gli argentini, che lo hanno eletto a idolo numero 2 alle spalle di Juan Martin Del Potro. A Buenos Aires, in questi giorni, i suoi allenamenti sono super-affollati e la vendita dei biglietti ha ripreso a salire dopo qualche anno così così. Adesso non gli resta che provare a vincere il torneo. Il tabellone è complicato, perché – dopo Bellucci – potrebbe trovare Ramos nei quarti e Carreno Busta in semifinale. Ma almeno Dominic Thiem si trova dalla parte opposta del tabellone. Eventualmente, potrà vendicarsi della ginocchiata soltanto in finale.