Intervistato da Novosti, Srdjan Djokovic (papà di Novak) racconta il difficile momento del figlio e menziona un'ipotetica data per il rientro. “Vorrei che tornasse a maggio”. La difesa delle scelte del figlio (anche se ammette qualche errore nella gestione dell'infortunio) e l'orgogliosa rivendicazione di alcuni aneddoti del passato.

Prima che arrivasse la notorietà, Srdjan Djokovic era semplicemente il padre-accompagnatore del figlio Novak. Non aveva un vivo background tennistico, ma era lui a seguire il figlio nei tornei giovanili. Quando Nole è diventato famoso, non ha esitato a cucirsi addosso l'immagine di padre-ultras. Passerà alla storia quella volta in cui si presentò nel box con una t-shirt raffigurante il volto del figlio. Nonostante un'influenza familiare così pressante, Nole è diventato uno dei più forti dell'Era Open. A quel punto, il papà si è fatto da parte. Da qualche anno è difficile vederlo in tribuna. Dice di conoscere meglio i dintorni dei campi centrali di Wimbledon e Us Open piuttosto che le tribune. “E quando sono a casa non guardo i match, spengo la TV. Aspetto che mia moglie mi mandi un messaggio con il risultato”. Papà Djokovic ha detto questo e altro in una bella intervista per Novosti, effettuata da Julija Jevremovic. Vale la pena riportare diversi passaggi, a partire dalla notizia principale: sbilanciandosi sulla possibile data del ritentro, dice che si aspetta di rivederlo in campo nei Masters 1000 di Madrid e Roma. Dovesse andare veramente così, lo stop del figlio sarebbe sostanzialmente di 10 mesi, durante i quali ha giocato un solo torneo ufficiale: l'Australian Open. Resosi conto che il problema al gomito non era risolto, si è sottoposto a un piccolo intervento in Svizzera. Ma papà Srdjan non vuole sentire parlare di crisi. “Semplicemente, la natura sta facendo il suo corso. Un normale logoramento e gli infortuni lo hanno portato a questo punto. Ok, è possibile che si stato commesso qualche errore in fase di trattamento, ma adesso va tutto bene. Spero che riesca a giocare i Masters 1000 di maggio”.

UN BAMBINO SPECIALE
​Qualche errore nella gestione dell'infortunio è l'unica cosa che Djokovic Sr. Imputa al figlio. “Ha provato a nascondere il problema per continuare a sentirsi invulnerabile. Ma quando tornerà a giocare non lo vedrete più con una manica a coprire il braccio destro”. Se è vero che Nole è il personaggio serbo più popolare, anche nel suo paese qualcuno lo sta criticando. Per questo, il padre si arrabbia. “Sono arrivati tanti attacchi stupidi, ma in Serbia il 98% della gente è con lui. È incredibile che una misera percentuale abbia tanta influenza. Certo, Murray è diventato baronetto in Gran Bretagna dopo aver vinto tre Slam, mentre Novak ne ha dovuti vincere 12 per ricevere qualcosa di simile l'anno scorso”. Oggi è impossibile immaginare quella che sarà la seconda parte di carriera di Djokovic, ma certi successi non si possono cancellare: 6 Australian Open, 3 Wimbledon, 2 Us Open e 1 Roland Garros rimangono traguardi straordinari, così come le tante settimane trascorse al numero 1. “Qualcuno ha da dire sul suo stile di vita? Mantenendo un certo regime è stato numero 1 del mondo per anni, e comunque non è questa la causa della sua crisi. Magari tutti facessero gli errori di Novak, così sarebbero diventati i migliori nelle loro attività”. Non le manda a dire, il fumantino Srdjan, che però si scioglie quando deve parlare del figlio e delle sue qualità. “Pensate a quanto possa essere difficile valutare se il proprio figlio ha talento o no. Per fortuna, ben presto questo non è stato compito mio”. Prima Jelena Gencic, poi Nikki Pilic hanno gettato le basi per un campione straordinario. “Quando era piccolo, i coetanei erano più robusti di lui. Penso a Nadal, Monfils, anche Gasquet. Però Novak, sin da bambino, ha capito cosa gli sarebbe servito per allungare la sua carriera, a partire dallo stretching. Ma io ho capito che era speciale quando aveva 3 anni e mia madre aveva un tumore alle ossa. Lui le chiedeva dove le facesse male, poi la massaggiava e le raccontava tante storie. È sempre stato speciale anche fuori dal campo”. Nel corso degli anni, Djokovic è stato affiancato da tecnici, preparatori e collaboratori di vario genere. Negli ultimi due anni, ha avuto una certa visibilità il “guru” Pepe Imaz. Su questo argomento, Srdjan taglia corto. “Il contributo di Imaz è stato marginale, ritengo che non se ne dovrebbe parlare così tanto. È stato semplicemente uno dei tanti che ha dato una mano a Novak. Tuttavia, gli sarò sempre grato perché ha dato una mano a Marko in un momento molto difficile”.

FAMIGLIA E AMICIZIE
Papà Srdjan ha vissuto con uguale apprensione le vicende dei due figli minori, Marko e Djordje. Senza dimenticare il nipote Stefan, figlio di Novak e della moglie Jelena Ristic, che proprio di recente ha messo per la prima volta gli sci ai piedi. “Un po' come ho fatto io con lui, quando aveva sette mesi. Doveva diventare uno sciatore, è diventato un tennista. Stefan ha un'ottima base genetica, ma avrà una pressione simile a quella avuta da Marko e Djordje”. Pur essendo più giovani di Novak, entrambi hanno abbandonato l'attività. “Avevano entrambi molto talento, ma non è stato possibile tenere il ritmo del numero 1 del mondo. Questo li ha influenzati molto, soprattutto Marko. Adesso però sta bene, lavora in un tennis club in Spagna, ha una fidanzata e un'ottima compagnia. Djordje ha smesso un paio d'anni fa, gli ho chiesto di tentare l'avventura nel college americano, ma ha deciso di studiare in Serbia. Va molto bene nel settore bancario e finanziario. Ognuno ha il suo percorso, noi li abbiamo sempre sostenuti”. A chiudere, papà Djokovic ammette che il tennis non è l'ambiente ideale per stringere amicizie, specie quando si lotta per montepremi milionari e i titoli prestigiosi. “Tuttavia, so per certo che Novak sarà amico con qualcuno di loro a fine carriera”. Il primo della lista è Andy Murray, con il quale ha svolto tutta la trafila nei tornei giovanili. Lui accompagnato dal padre, Andy da mamma Judy. “Abbiamo girato insieme dappertutto. Una volta li abbiamo accompagnati a Livorno per un torneo giovanile, è finita che hanno giocato a calcio per tutto il tempo!”. Le prospettive del tennis serbo non sono le migliori, anche perché chiunque verrà dopo dovrà sopportare l'inevitabile paragone con Djokovic. Anche tra le donne, al punto che il mitico Pradrag Danilovic, papà della promettente Olga, è andato proprio da Srdjan Djokovic per chiedergli qualche consiglio. ”Sono rimasto scioccato” dice Srdjan. I suoi suggerimenti, tuttavia, sembrano funzionare perché la giovane Danilovic (classe 2001) ha appena battuto una top-20 come Anastasija Sevastova.