Vavassori e Zeppieri hanno dimostrato che gli azzurri sanno guadagnarsi la vittoria con la grinta, oltre con il talento, restando in campo complessivamente otto ore e mezzo. E la loro avventura non è finita
PARIGI. Dopo giornate così vengono in mente le parole di Nanni Moretti in “Aprile”, quando, rivolgendosi al figlio neonato, si raccomandava di curare i muscoli, “così non ti vengono quelle spallucce vittimiste dei tennisti italiani che perdono sempre per colpa dell’arbitro, o del vento, della sfortuna, o del net”. Niente di tutto questo, i tennisti italiani – anche quelli non di primissima schiatta – hanno spalle larghe e forti, con fisici (e cuore) allenati a lottare per ore e a vincere anche al quinto set. Lo hanno dimostrato Andrea Vavassori e Giulio Zeppieri, entrambi provenienti dalle qualificazioni e capaci di conquistare la prima vittoria in un torneo del Grande Slam. Sono arrivati, a questo martedì di gloria del tennis azzurro (11 atleti al secondo turno, mai successo a Parigi), attraverso percorsi diversi, chi ribellandosi ad uno status di singolarista di seconda fila (il ventottenne torinese Vavassori è entrato tra i primi 200 appena nell’agosto scorso e ora è 148), chi ha conosciuto gli alti e bassi e le insidie che l’etichetta di sicuro talento che lo accompagna da tempo può contenere, come il ventunenne Zeppieri, numero 124 del ranking.
Diverso anche lo stile di gioco. Vavassori, ottimo doppista cresciuto nel mito di Rafter e Sampras («se vinco in singolare è merito del doppio, punto a uno Slam e alla Top Ten»), è rimasto forse l’unico sacerdote laico del serve and volley. Ieri contro Kecmanovic, numero 37, è sceso sotto rete ben 80 volte, l’ultima volta sul match point, prima di accasciarsi a terra per la stanchezza dopo 5 ore e 10′ di lotta mentre saliva l’urlo dei tanti tifosi del campo numero 8. Più modernamente classico lo stile di Zeppieri, un tennis vario e robusto con quel pepe in più che gli garantisce l’essere mancino.
Otto ore e 28 minuti, questo sono rimasti in campo i nostri eroi, che hanno vinto entrambi in rimonta. Clamorosa quella di Vavassori, che era indietro di due set ed ha finito per annullare cinque match point vincendo tre tie break di fila, lui che finora nel Tour ne aveva conquistati due in tutto. «Sono felicissimo – ha detto a fine partita con un sorriso largo così – è stata tostissima, ho avuto i crampi dal terzo set, continuavo a ripetere a mio padre (Davide, ndr) che non ce la facevo più, ma sono riuscito a scavarmi dentro e a trovare le energie necessarie. E nei momenti più difficili, mi sono aiutato con quella che chiamo auto-efficacia, ripescando nella memoria altre partite vinte da una situazione di svantaggio. Merito anche del mio mental coach, Gianfranco Santilli, ed ha funzionato…». Da parte sua, Zeppieri aveva dominato a zero il primo parziale contro il fantasma di Bublik (numero 51) prima di farsi sorpassare dal gioco isterico del kazako. Bravo a non perdere la testa tra ace e racchette spaccate, Zeppieri è stato lucido e determinato nel finale degli ultimi due set. «Era la mia prima partita al quinto set, sono riuscito a non distrarmi, a restare sempre concentrato. Sui campi di Parigi mi trovo benissimo, spero di entrare presto tra i primi 100. Bublik? Ha battuto dal basso solo due volte, segno che ci teneva, a vincere…».
Giovedì, nel secondo turno, Vavassori sfiderà il poco conosciuto argentino Genaro Alberto Olivieri, 24 anni, 231 del ranking, al debutto in un torneo maggiore, sognando un terzo turno contro Rune. Più difficile il match di Zeppieri, atteso da un Ruud in evidente ripresa. «Ma lui avrà tutto da perdere, chissà», ha chiosato il ragazzo di Latina. I nostri tennisti hanno spalle larghe e cuori forti, aspettiamoci nuove puntate della loro avventura parigina.