La missione olandese di Roger Federer è compiuta: batte in rimonta Robin Haase e dal prossimo lunedì sarà di nuovo numero uno del mondo. A 36 anni e mezzo, ma soprattutto a 14 anni abbondanti dalla prima volta. Un record di longevità che racconta tutto: talento, lavoro, integrità fisica e un amore per il tennis con pochi precedenti.Quando ti chiami Roger Federer e hai vinto tutto il possibile e immaginabile, diventando una di quelle pochissime leggende dello sport che sanno superare i confini della propria disciplina, trovare sempre un modo per fare meglio dev’essere terribilmente difficile. Ma quell’8 agosto del 1981 a Basilea, quando dal matrimonio fra papà Robert e mamma Lynette è nato il futuro dominatore del tennis mondiale, insieme alle stimmate del campione e a un’enorme dose di talento, al piccolo Roger gli dei hanno regalato anche l’elisir di eterna giovinezza. Quello in un’età da pensione (tennistica) gli permette di giocare lo stesso tennis che esprimeva a 25 anni, con la freschezza fisica di un teenager, e gli ha appena consegnato di nuovo la vetta della classifica mondiale. A 36 anni, sei mesi e undici giorni, quelli che avrà lunedì, data del sorpasso ufficiale all’eterno rivale Rafael Nadal. Pure il suo più grande tifoso, se si fosse addormentato cinque anni fa quando la carriera di Roger sembrava già agli sgoccioli, al risveglio stenterebbe a credere ai suoi occhi. Invece è tutto vero: prima l’obiettivo è tornato pensabile, poi è diventato possibile, e grazie alla spedizione ad hoc all’ATP 500 di Rotterdam è finito dritto dritto in un libro dei record grande come un’enciclopedia. Quella di Roger in Olanda era una missione: ci è andato con in testa la sola idea di dover vincere tre incontri, e l’ha portata a termine battendo prima Ruben Bemelmans, poi Philipp Kohlschreiber e quindi Robin Haase. Uno dei match più attesi della sua carriera è finito 4-6 6-1 6-1, col brivido per un primo set scappato via all’improvviso a causa di una percentuale di prime troppo bassa, ma anche il sospiro di sollievo quando ha messo le cose a posto con una facilità mostruosa. Appena ha scaricato la tensione non c’è più stata partita, tanto che fra secondo e terzo set ha perso la miseria di sette punti in altrettanti turni di servizio. OBIETTIVO CENTO(NOVE) TITOLI ATP
Tornare in testa alla classifica mondiale alla sua età è un primato che vale tantissimo, perché a una carriera da record aggiunge una longevità senza precedenti. Dopotutto, il record di settimane in testa (302) era già suo, e accrescerlo ulteriormente conta fino a un certo punto. Ciò che pesa davvero è aver polverizzato il precedente primato di Andre Agassi, che riprese la cima del ranking a 32 anni e due mesi, ed essere diventato il più anziano numero uno dell’Era Open. Lo recitava anche il premio ricevuto dalle mani di Richard Krajicek, “Oldest #1 in ATP history”. Dopo aver versato qualche lacrima di gioia, Federer ha indicato la scritta con un mix fra orgoglio e finta preoccupazione, perché ormai l’hanno capito tutto che l’età conta solo per gli altri. E pazienza se per tenere il passo è costretto lavorare il doppio, come ha detto al microfono dopo il successo, la sua passione per ciò che fa è tale da rendere leggeri tutti i sacrifici. Il numero che fa più impressione sono gli oltre 14 anni trascorsi da quando è salito in vetta per la prima volta, dopo il titolo del 2004 all’Australian Open, a oggi. Quattordici anni che l’hanno visto prima dominare, poi soffrire, quindi rinascere quando ci avrebbero scommesso sì e no le persone che gli stanno accanto. Ovviamente è un record anche quello, come sono un record i 5 anni e 106 giorni passati fra l’ultima volta che è stato in vetta e la successiva. Record, record, record, una parola che per lui è diventata assolutamente famigliare, ma che in futuro diventerà un miraggio per tanti, perché Federer sta inanellando primati che sarà molto complicato superare. E visto che per ora non ha alcuna intenzione di smettere, è giusto fissare nuovi obiettivi. Il prossimo sono i 100 titoli in carriera, che distano appena quattro successi. Il primo può regalarselo già in Olanda, a partire dalla semifinale con Andreas Seppi, per tornare in vetta in grande stile. Poi, volendo ci sarebbe il primato di Jimmy Connors, leader con 109 titoli. Per agguantarlo servirà un mezzo miracolo, ma quando c’è di mezzo Roger Federer sembra tutto un po’ più semplice.