Mostrando un carattere d'acciaio, Petra Kvitova si è aggiudicata il Qatar Total Open di Doha, primo Premier Five del 2018. In un torneo vissuto pericolosamente, ha dovuto recuperare per tre volte un set di svantaggio: lo ha fatto anche in finale contro Garbine Muguruza, che peraltro veniva da un giorno di riposo (Simona Halep si era ritirata prima di giocare la semifinale). “È una grande sensazione, c'è voluto un po' di tempo per conquistare questo trofeo – ha detto la Kvitova dopo il 3-6 6-3 6-4 finale – ho passato ancora una volta più di due ore sul campo, non so come abbia fatto. Però ne è valsa la pena”. In un campo centrale finalmente affollato, la Kvitova è partita male, come peraltro le era già accaduto contro Radwanska e Wozniacki. Non trovava il ritmo, i colpi latitavano. “Già al secondo turno avevo sofferto contro la Radwanska. Ho pensato che non ce l'avrei fatta perché facevo fatica a muovermi e non sapevo come far girare l'incontro. D'altra parte, riuscire a vincere comunque quel match è stato molto significativo”. L'inizio è stato traumatico: sotto 5-0 in pochi minuti, Petra avrebbe potuto lasciar andare il primo set. Invece si è comportata da campionessa, lottando punto dopo punto. Rimetterlo in piedi era quasi impossibile, ma ha dimezzato lo svantaggio e ha trovato la fiducia necessaria per affrontare il secondo ben altro slancio. “Ho provato ad allungare gli scambi – ha detto – avevo fatto un mucchio di errori gratuiti, proprio come ieri. Diciamo che le esperienze vissute nei giorni scorsi mi sono servite anche oggi”.
RITORNO TRA LE TOP-10
Dal secondo set è iniziata un'altra partita, da cui è maturato il quarto successo in cinque scontri diretti. Quando riesce a comandare lo scambio con il servizio e i fondamentali, mettendo la sua imponente figura dentro il campo, la Kvitova sa essere inarrestabile. La Muguruza ha fatto il possibile per restare in partita, anche se sul 2-2 al terzo è stata vittima di un piccolo infortunio a un ginocchio. Ha anche chiesto un medical timeout, ma non è sembrato che fosse limitata nei movimenti. “Quando la Muguruza si è fermata è anche salito il vento, cosa abbastanza fastidiosa per me. Allora ho provato a giocare in mezzo al campo, senza correre troppi rischi ma anche senza pensare troppo al vento”. Ex n.2 WTA, nel suo percorso la Kvitova ha superato ben quattro top-10 più Agnieszka Radwanska, una che tra le prime dieci ha stazionato a lungo. Stanca ma felice, è stata premiata con la tradizionale aquila d'oro, peraltro con uno sfondo di coriandoli e fuochi d'artificio. Dopo tutto quello che ha passato, le darà più soddisfazione ritrovare un posto tra le prime 10 che un maxi-assegno di 590.000 dollari. “Ma la sua classifica non importa, lei sarà sempre una top-10” ha ammesso la Muguruza. La favola della ceca chiude un cerchio che si era aperto nel giugno 2016, ultima volta in cui era stata numero 10 del mondo. Sei mesi dopo, la rapina a casa sua (con conseguente infortunio) ha cambiato la sua vita e la sua carriera. “Soltanto un anno fa, quando ero in una posizione totalmente diversa, non avrei mai nemmeno potuto sognare di trovarmi qui – ha concluso la Kvitova – per me è qualcosa di straordinario. Non potrei davvero desiderare di più”.
WTA PREMIER FIVE DOHA – Finale
Petra Kvitova (CZE) b. Garbine Muguruza (SPA) 3-6 6-3 6-4