Lucas Pouille ha avuto qualche colpo di fortuna, ma i punti ATP non sono in vendita al supermercato. Per questo, il suo attuale ranking è più che meritato. Sarà meritato anche l'eventuale piazzamento tra i top-10: per raggiungerlo, gli basterà vincere il falcidiato torneo ATP di Dubai, costretto a incassare la mancata iscrizione di Roger Federer e a digerire il peggior campo di partecipazione di sempre. Pouille centrerà l'obiettivo se dovesse battere Roberto Bautista Agut nella finale di sabato (ore 16, diretta SuperTennis) dopo aver lottato duramente nella semifinale con Filip Krajinovic, domato soltanto al tie-break del terzo (6-3 6-7 7-6 lo score). Lucas viene da un ottimo febbraio: vittoria a Montpellier, finale a Marsiglia, adesso finale a Dubai, la più importante della sua carriera. “Ovviamente so che c'è la top-10 in palio – ha detto Pouille – non guardo la classifica, ma me l'hanno detto in molti. È esaltante, qualcosa di grande. Ma se gioco ogni settimana in questo modo, concentrato e solido mentalmente, sono sicuro che prima o poi centrerò il traguardo. Quello contro Bautista Agut non sarà il match più importante della mia vita, ma di sicuro sarà significativo. Sono entusiasta e non avverto nessuna pressione”. Non potrebbe esserci approccio migliore per un giocatore che – con ogni probabilità – sarà nostro avversario nei quarti di Coppa Davis (Italia-Francia, Genova, 6-8 aprile). Pouille si è un po' complicato la vita contro il serbo: è stato un match di routine fino al 6-3 5-4 e servizio, peraltro con un'insistente pioggerellina, resa ancora più fastidiosa dal fatto che si giocava sul cemento. Sulla terra non è un problema gestire qualche goccia, mentre sul cemento è ben diverso.
MENO PRESSIONE ADDOSSO
Per tutto il secondo set, Krajinovic si è lamentato con l'arbitro perché voleva la sospensione, mentre Pouille era ansioso di chiudere in fretta. L'ansia gli ha giocato un brutto scherzo e si è ritrovato 5-5, poi al tie-break, poi al terzo. “Non volevo fermarmi, stavo bene, volevo finire in fretta. Penso che sia stato un errore” ha ammesso Pouille, che aveva già battuto il serbo nei quarti di Marsiglia, sei giorni fa. “Perdere sarebbe stato molto doloroso” ha detto il francese, che poi l'ha spuntata al tie-break decisivo. L'inizio di stagione non è stato facile: ha perso per la quinta volta di fila al primo turno dell'Australian Open, poi ha dovuto saltare Francia-Olanda di Coppa Davis per un infortunio. Ma si è ripreso e ha vinto 11 delle ultime 13 partite. “Avevo lavorato duramente durante la preparazione, le sconfitte sono arrivate perché mi ero messo troppa pressione addosso. Mi sono detto di provare a giocare, lottare fino alla fine, e vedere cosa sarebbe successo. Al di là del risultato, è sempre meglio provare a giocare che subire il gioco altrui”. I precedenti contro Bautista sono 2-1 per per lo spagnolo, ma Lucas si è aggiudicato l'ultimo, allo Us Open 2016. Già vincitore di cinque titoli ATP, vanta in bacheca anche un ATP 500 (Vienna). Da parte sua, Bautista andrà a caccia dell'ottavo torneo (per ora il suo bilancio nelle finali parla di 7 vittorie e 6 sconfitte) e si giocherà il titolo in virtù del successo contro l'idolo del pubblico di casa, il musulmano Malek Jaziri, sorprendente eroe della settimana. Si è imposto 6-3 6-4, peraltro rimontando da 1-4 nel secondo set. Per lui sarà la prima finale in un ATP 500 e ha tolto a Jaziri il sogno di diventare il primo arabo ad andare in finale a Dubai dai tempi di Younes El Aynaoui, che nel 2002 si arrese a Fabrice Santoro.
ATP 500 DUBAI – Semifinali
Lucas Pouille (FRA) b. Filip Krajinovic (SRB) 6-3 6-7 7-6
Roberto Bautista Agut (SPA) b. Malek Jaziri (TUN) 6-3 6-4