Roberto Bautista-Agut riscatta una serie di tre sconfitte consecutive, conquistando a Dubai il titolo più importante della sua carriera. Una vittoria avrebbe regalato la top-10 a Lucas Pouille, invece l'ha spuntata lo spagnolo, al secondo successo stagionale. "Nell'albo d'oro ci sono alcuni dei più grandi dell'Era Open: un grande onore".Non dev’essere per niente male entrare in un albo d’oro che negli ultimi quindici anni aveva accolto appena i seguenti sei nomi: Roger Federer, Rafael Nadal, Andy Roddick, Novak Djokovic, Stan Wawrinka e Andy Murray. Tutti campioni Slam, cinque su sei in grado di arrivare al numero uno del mondo, e soprattutto tutti top-10 al momento del loro successo (o dei loro successi) al Dubai Duty Free Tennis Championships. Roberto Bautista-Agut, invece, un titolo Slam e il n.1 ATP non li vedrà mai, mentre per la top-10 sta lottando da anni, ma almeno negli Emirati Arabi si è guadagnato il diritto di diventare uno di loro, battendo per 6-3 6-4 il favorito Lucas Pouille e diventando il primo comune mortale a vincere dal lontano 2002, quando si impose “Le Magicien” Fabrice Santoro. Il torneo piange l’edizione peggiore da lungo tempo a questa parte, con il “no” di Roger Federer e l’unico top-10 in gara (Grigor Dimitrov) fuori all’esordio, mentre il 29enne di Castellon De La Plana festeggia il suo titolo più importante in carriera, già il secondo del 2018. Quella di iniziare le stagioni alla grande è da anni una sua caratteristica, anche se dopo il successo di gennaio ad Auckland lo spagnolo non aveva vinto più un incontro, cadendo all’esordio sia a Melbourne sia a Marsiglia, e perdendo pure in Coppa Davis contro il britannico Cameron Norrie. Ma appena ha messo piede a Dubai è cambiato tutto. Prima ha messo in fila Florian Mayer, Pierre-Hugues Herbert (l’unico a togliergli un set), Borna Coric e Malek Jaziri, e in finale ha negato l’atteso ingresso fra i primi 10 a Pouille, che a Dubai gioca in casa, visto che da un paio d’anni ha scelto di trasferirsi proprio nella città degli Emirati.
RISALE AL NUMERO 16 DELLA CLASSIFICA
Il successo l’avrebbe portato al numero 10, invece deve accontentarsi del best ranking al n.12, ma il suo resta un febbraio da urlo, col titolo a Montpellier seguito da due finali: Marsiglia e Dubai. Nonostante due dei tre precedenti avessero dato ragione allo spagnolo, il Centrale dell’Aviation Club sembrava apparecchiato per un successo francese, invece il primo titolo in un ATP 500 lo festeggia Bautista-Agut, bravo soprattutto dal punto di vista tattico. Sapeva che la sua palla ha poco a che vedere con quella del rivale, così ha cercato di obbligarlo a giocare sempre una palla in più, contrattaccando quando necessario. Nel primo set gli è bastato un break nel quarto game, consegnato da Pouille con un paio di doppi falli, mentre nel secondo Bautista è finito sotto per 3-1 e l’incontro sembrava sulla strada giusta per cambiare padrone. Invece è tornato subito dalla sua parte. Ha recuperato il break, sul 4-4 ne ha trovato un altro e poi ha gestito alla perfezione l’ultimo game. La sintesi è tutta nel punto giocato sul 30-30: uno scambio di 25 colpi in cui Pouille ha provato in ogni modo a metterlo in difficoltà, ma sempre invano. Ha recuperato tutto, fino a quando ad attaccare è stato lui e si è preso il match-point, convertito con freddezza. “Ho giocato davvero un buon match – ha detto il vincitore –, senza mai dare a Pouille la possibilità di comandare lo scambio e gestire tutto il campo. Quando mi ha tolto il servizio nel secondo set sono stato bravo mentalmente a continuare per la mia strada, e titolo per me significa moltissimo. I campioni del passato sono alcuni dei migliori dell’Era Open. Questo mi rende molto molto felice”. Grazie ai 500 punti incassati col successo, lo spagnolo risale dal numero 23 al numero 16, spedendo di nuovo Fognini fuori dalla top-20. Ma è tutto nelle mani di Fabio: dovesse vincere a San Paolo, salirebbe al numero 19.

ATP 500 DUBAI – Finale
Roberto Bautista Agut (ESP) b. Lucas Pouille (FRA) 6-3 6-4