Sedici anni, russa, da pochi mesi nel circuito dei “grandi” e già la sicurezza di entrare in top 100. E un carattere da leader…
PARIGI – «Il mio allenatore mi ripete sempre, “non fare la diva in campo, resta umile”. Io mi sento una ragazza “nice”, che cerca di migliorare il suo tennis e vuole divertire gli spettatori. So che qui a Parigi c’è una coppia arrivata dal Texas proprio per me, è molto bello. Studio (odio la chimica), guardo serie Tv, Federer è stato il mio idolo da bambina ma nella mia testa qualcosa è cambiato quando ho visto, un anno fa, Nadal vincere a Parigi. Però anche Djokovic è formidabile, non vorrei che si offendesse. Ah, e poi vorrei vincere 25 Slam, sarebbe un record, no?».
Mirra va veloce, ha le idee molto chiare e sa già come destreggiarsi in conferenza stampa. Sedici anni compiuti ad aprile, russa di Krasnoyarsk (ma si allena a Cannes sotto la guida dei francesi Lisnard e Faurel), una sorella anche lei tennista, Erika, di due anni più grande (numero 148 del mondo), a gennaio Mirra Andreeva ha perso la finale dell’Open d’Australia juniores, per poi gettarsi da aprile nei tornei per “grandi”. Ha vinto due ITF da 60mila dollari a Chiasso e a Bellinzona e a Madrid si è fermata solo agli ottavi. Qui a Parigi è partita dalle qualificazioni, ha vinto cinque incontri senza perdere un set e ieri – dopo aver disinnescato con disinvoltura Parry e il tifo del pubblico di casa – è diventata la settima teen-ager negli ultimi trent’anni a conquistare il terzo turno del Roland Garros. E’ troppo presto naturalmente per capire se Mirra potrà in qualche modo imitare il percorso di Hingis e Serena Williams, presenti tra quelle che l’hanno preceduta in questa piccola ma significativa impresa, intanto fanno impressione il rovescio lungolinea, la capacità di scegliere sempre la soluzione giusta e un autocontrollo da applausi. «In campo cerco di stare tranquilla, anche se sono un po’ tesa, ma effettivamente la cosa che mi rende maggiormente nervosa è quando guardo i match di mia sorella. E poi sapete, un anno fa ero qui al Roland Garros per il torneo juniores ed ho incontrato Djokovic. Stava aspettando di scendere in campo e cantava tra sè una canzone, e mi sono detta, “sta per giocare ed è super rilassato, voglio essere anch’io così”. Chissà…».
Con ventidue partite vinte e due perse nel 2023, è numero 143 del mondo ma è già sicura di sbarcare nella prossima classifica tra le Top 100. Ricorda con orgoglio un messaggio speditole da Andy Murray, ammira lo stile di Jabeur e si prepara ad affrontare, oggi, Coco Gauff, che sembra una veterana ma che ha solo 19 anni. «E’ una ragazza molto simpatica, quando ci siamo incrociate lei si è avvicinata, presentandosi, “ciao, sono Coco”. Qui abbiamo palleggiato una volta e mi è sembrata una tennista dal gioco molto aggressivo. Però tra l’allenamento e la partita c’è molta differenza, anch’io posso colpire molto più forte…». Capito il tipo?