Con tre vittorie al Challenger di Irving, Matteo Berrettini ha virtualmente centrato l'ingresso tra i top-100 ATP. Potrebbe essere scavalcato da Kukushkin, ma è solo questione di tempo. Dovesse vincere il torneo, salirebbe addirittura al n.82. Riuscirci a meno di 22 anni è un ottimo segnale: basta dare un'occhiata ai precedenti…

Deve essere un punto di partenza, ma è bello festeggiare il traguardo raggiunto da Matteo Berrettini. Salvo sorprese, lunedì festeggerà l'ingresso tra i top-100 ATP. Alzi la mano chi avrebbe pensato, soltanto un anno fa, che il nuovo top-100 azzurro sarebbe stato lui. Reduce da una carriera junior sottotraccia e da un infortunio che gli aveva fatto perdere quasi tutto il 2016, sembrava (appunto, sembrava) molto indietro rispetto ai coetanei. Invece ha innescato la quinta marcia e li ha superati tutti. Dando concretezza alle parole dello scorso autunno nella lunga intervista con il Tennis Italiano, il romano ha scelto una programmazione ambiziosa, da top-player. Tante qualificazioni ATP, poi niente scelte conservative a marzo: subito Indian Wells e Miami, con in mezzo il Challenger di Irving, che poi è un ATP mascherato. Lo hanno messo in calendario per aiutare i giocatori eliminati ai primi turni di Indian Wells, per evitare troppi giorni di inattività in attesa di Miami. Non a caso, è l'unico Challenger in cui i top-50 si possono iscrivere senza bisogno di una wild card. Inizialmente iscritto alle qualificazioni. L'urna gli era stata nemica: subito Yuichi Sugita, testa di serie numero 1. Tre giorni dopo, Matteo festeggia una bella semifinale grazie alle vittorie sul giapponese e poi su Tim Smyczek e Mirza Basic. Quest'ultimo, recente vincitore al torneo ATP di Sofia, è un combattente. Schiantarlo alla distanza (6-4 6-7 6-1 lo score) vuol dire tante cose. Detto che in semifinale troverà “Bronzo di Riace” Fucsovics (n.4 del tabellone), Matteo non ha ancora la certezza di entrare tra i top-100 ATP. In teoria potrebbe essere superato da Mikhail Kukushkin, impegnato nell'altra semifinale contro Steve Johnson.

FOGNINI E GLI ALTRI
Se Matteo dovesse perdere e Kukushkin fare meglio di lui, il computer lo collocherebbe al numero 101, un gradino sotto rispetto a coach Vincenzo Santopadre (che ottenne il suo best ranking nel 1999). Ma sarebbe soltanto questione di tempo. Ragionando in positivo, con la finale “Berretto” salirebbe intorno al numero 94, mentre il successo lo spingerebbe addirittura in 82esima posizione, aprendo prospettive tutte nuove. Personaggio relativamente sconosciuto fino a due anni fa, Berrettini piace sia dentro che fuori dal campo. Con la racchetta in mano, è dotato di una combinazione servizio-dritto che fa (tanto) male. È più fragile dal lato sinistro, ma lo sa bene e i progressi si vedono, settimana dopo settimana. Fuori dal campo piace per la serietà e l'intelligenza, peraltro ben gestita da Vincenzo Santopadre, che ha creduto in lui sin da quando era in età da ginnasio. E poi ha attributi importanti. Doti che gli torneranno utili nel circuito ATP, dove sta per sbarcare. Entrare tra i primi 100 a 22 anni (l'età che Matteo compirà il prossimo 12 aprile) è un buon segno, soprattutto in una realtà come l'Italia, dove la maturazione arriva piuttosto tardi. Negli ultimi anni, ad arrivarci così giovani erano stati Fabio Fognini (a 20 anni e 6 mesi) e Andreas Seppi (21 anni e 3 mesi). Hanno fatto qualcosa di simile Filippo Volandri (21 anni e 7 mesi), Potito Starace (22 anni e qualche settimana) e Simone Bolelli (21 anni e 6 mesi). Sono dati interessanti, poiché si tratta di giocatori tutti entrati tra i top-30 ATP con la sola eccezione di Bolelli, che però ci è andato molto vicino. Il tennis non è una scienza esatta e non conosce la proprietà transitiva, ma la crescita di Berrettini fa pensare che possa almeno eguagliare i giocatori appena citati. Matteo sarà il 39esimo giocatore italiano ad azzannare i top-100 ATP da quando il computer ha informatizzato le classifiche, fino al 1973 stilate da alcuni giornalisti con criteri non sempre perfettamente oggettivi. Oggi lo vediamo in fondo a questa lista, ma la scalata è appena iniziata.

L’ITALIA DEI TOP-100 ATP
Adriano Panatta – n. 4 nel 1976
Corrado Barazzutti – n. 7 nel 1978
Paolo Bertolucci – n. 12 nel 1973
Fabio Fognini – n. 13 nel 2014
Omar Camporese – n. 18 nel 1992
Andrea Gaudenzi – n. 18 nel 1995
Andreas Seppi – n. 18 nel 2013
Renzo Furlan – n. 19 nel 1995
Francesco Cancellotti – n. 21 nel 1985
Antonio Zugarelli – n. 24 nel 1976
Filippo Volandri – n. 25 nel 2007
Paolo Canè – n. 26 nel 1989
Cristiano Caratti – n. 26 nel 1991
Potito Starace – n. 27 nel 2007
Gianni Ocleppo – n. 30 nel 1979
Paolo Lorenzi – n. 33 nel 2017
Simone Bolelli – n. 36 nel 2009

Gianluca Pozzi – n.40 nel 2001
Stefano Pescosolido – n. 42 nel 1992
Davide Sanguinetti – n. 42 nel 2001
Claudio Panatta – n. 46 nel 1984
Daniele Bracciali – n. 49 nel 2006
Simone Colombo – n. 60 nel 1986
Diego Nargiso – n. 67 nel 1988
Alessio Di Mauro – n. 68 nel 2007
Flavio Cipolla – n. 70 nel 2012
Thomas Fabbiano – n.70 nel 2017

Claudio Pistolesi – n. 71 nel 1987
Laurence Tieleman – n. 76 nel 1999
Massimiliano Narducci – n. 77 nel 1988
Gianluca Rinaldini – n. 79 nel 1982
Marco Cecchinato – n.82 nel 2015
Alessandro Giannessi – n.84 nel 2017

Federico Luzzi – n. 92 nel 2002
Marzio Martelli – n. 96 nel 1997
Stefano Galvani – n. 99 nel 2007
Vincenzo Santopadre – n. 100 nel 1999
Luca Vanni – n.100 nel 2015
Matteo Berrettini – n. 100 nel 2018

(In grassetto i giocatori ancora in attività in singolare)