Soltanto cinque giorni fa, Naomi Osaka e Daria Kasatkina giocavano una baby finale a Indian Wells. La traversata degli Stati Uniti, dalla California alla Florida, non ha portato fortuna a nessuna delle due. La russa ha perso una brutta partita contro la giovanissima Sofia Kenin, ma il main event di venerdì era la sfida tra la Osaka ed Elina Svitolina. Se è vero che la giapponese aveva ammortizzato il passaggio da un torneo all'altro battendo una spenta Serena Williams (che poi ha disertato la conferenza stampa), quello contro la Svitolina era il classico test di maturità. Fresca fisicamente, fortissima in difesa, la Svitolina è la tipica giocatrice che può metterla in difficoltà. Un po' come Simona Halep, che infatti aveva battuto la Osaka in Australia salvo poi raccogliere tre game a Indian Wells. Proprio il precedente contro la Halep faceva pensare che Naomi fosse pronta per battere anche la Svitolina. Invece no: l'ucraina si è imposta con un netto 6-4 6-2. “Ho sempre saputo che la Osaka può esprimere un grandissimo tennis – ha detto la Svitolina, n.4 del tabellone – sapevo che avrei dovuto giocare in punta di piedi, essere pronta a controbattere il suo servizio robusto e i suoi colpi potenti. Ho solo provato a non concederle nessuna opportunità. Credo di essere stata solida, mi sono mossa bene e il servizio ha funzionato. Penso che sia stata questa la chiave”. L'ultima sconfitta era arrivata proprio contro la Svitolina, un mese fa a Dubai. Va detto che Naomi non era al massimo: in mattinata ha avuto un attacco di nausea, ma ha fatto il possibile per scendere in campo. “Non penso che sarebbe stato giusto dare forfait, soprattutto dopo aver affrontato una come Serena Williams. Ritenevo che fosse sbagliato andarmene… allora ci ho provato”.
ELINA E L'80% CON LA PRIMA PALLA
La Svitolina è stata bravissima nei punti chiave, soprattutto al servizio. Ha annullato cinque palle break su sei, affidandosi a una prima palla molto robusta, con cui ha raccolto l'80% dei punti. Al contrario, la Osaka è stata vulnerabile con la seconda palla e ha perso il servizio in quattro occasioni. Difficile fare match pari, con queste premesse. L'inizio del match è stato interessante, con un immediato scambio di break. C'era un bel contrasto di stili: con i suoi colpi potenti, la Osaka provava a sfondare le difese della Svitolina. Un errore di rovescio, tuttavia, dava a Elina il break nel settimo game. La partita (condizionata dal vento) avrebbe potuto cambiare sul 5-4, quando la Osaka si è procurata una palla break con un bel vincente di rovescio. Vanificava tutto con un errore, e un dritto sulla linea della Svitolina metteva la parola fine al primo set. La partita assumeva la forma definitiva in avvio di secondo set, quando la Osaka perdeva nuovamente un servizio in un game durato quindici punti. Elina volava rapidamente sul 4-0 e chiudeva 6-2, sia pure con qualche fastidio (doveva cancellare tre palle break nell'ultimo game). Al terzo turno, la Svitolina se la vedrà con Daria Gavrilova. La sessione diurna ha vissuto altre eliminazioni di teste di serie, ma solo una è da considerarsi sorpresa: Coco Vandeweghe fatica a riprendersi e ha perso da Danielle Collins, in gran forma e proveniente dalle qualificazioni. Vanno fuori anche Kristina Mladenovic (ma la sconfitta contro Petra Martic era quasi prevedibile) e Shuai Zhang, battuta da Beatriz Haddad Maia per la gioia dei tanti latinos che affollano i vialetti di Crandon Park.
LA NOTTE D'ORO DI MONICA PUIG
A proposito di latinos, nella notte è arrivata la sconfitta della numero 2 del tabellone, Caroline Wozniacki. La danese ha perso contro Monica Puig, supportata dal gran tifo dei suoi connazionali. La Puig rappresenta orgogliosamente Porto Rico, ma considera Miami il torneo di casa. Per la seconda volta l'hanno collocata in sessione serale e lei non ha deluso, imponendosi 0-6 6-4 6-4. “È fantastico giocare qui, ci sono tutti i miei amici, la famiglia e gli appassionati di Porto Rico” ha detto la Puig, che si è sinceramente commossa, sia dopo il matchpoint (un dritto vincente quando a Miami erano le 00.37) che nell'intervista sul campo. Un successo che profuma di buoni auspici, poiché l'ultima volta che aveva battuto la n.2 del mondo era stato nella finale olimpica di Rio (allora l'avversaria era Angelique Kerber). “Mi sembra di stare come quando ero a Rio – ha detto – ho vissuto per lungo tempo a Miami ma il mio cuore appartiene a Porto Rico, quindi ho apprezzato molto il sostegno del pubblico. Ho aspettato a lungo questo momento e finale ho iniziato a trovare me stessa”. E pensare che nel primo set era franata in un mare di errori, addirittura 18, per una media di tre per game. “Ma ho provato a restare positiva, non pensavo di aver fatto cose troppo sbagliate, semplicemente una palla poteva andare dentro o fuori la linea”. Le palle hanno iniziato a restarle in campo, e lì è cambiato tutto: avanti di un break al quinto game, ha preso il largo e poi è volata sul 4-1 nel terzo (con doppio break). La Wozniacki non ha mollato e si è rifatta sotto con un parziale di otto punti consecutivi, ma la Puig ha difeso con efficacia il residuo vantaggio, perdendo soltanto un punto negli ultimi due game di battuta. Scesa al numero 82 WTA, al terzo turno sfiderà una giocatrice in gran forma come Maria Sakkari.