L'australiano è il protagonista di giornata al Miami Open. Sul campo è implacabile contro Fognini: non concede neanche una palla break, gli impedisce di entrare in ritmo e lo liquida in poco più di un'ora. Su Twitter se la prende con Verdasco, a suo dire non troppo simpatico contro Kokkinakis, ma poi cancella il tweet. Lo spagnolo replica e la rissa virtuale va avanti.

Se Fabio Fognini deve nutrire qualche rimpianto per la trasferta americana, non è certo per la sconfitta contro Nick Kyrgios a Miami. L'azzurro aveva una cambiale importante, non poteva pescare peggio. Semmai, doveva fare meglio a Indian Wells. Semifinalista nel 2016, semifinalista anche nel 2017 (a un passo dal miracolo contro Federer), l'australiano ha un feeling incredibile con il Miami Open e lo ha mostrato nel 6-3 6-3 con cui si è assicurato gli ottavi. Troppo bravo, troppo potente e troppo in palla il ragazzo di Canberra nel main event della sessione diurna. Neanche il portafortuna Christian Vieri, presente in tribuna insieme a Flavia Pennetta e a Fulvia Fognini (rispettivamente moglie e sorella di Fabio), è servito a sovvertire il pronostico. Non si può neanche dire che Fognini abbia giocato male, ma questo Kyrgios sembra tornato quello di inizio stagione, quando sembrava uno dei favoriti per l'Australian Open (dove però è inciampato negli ottavi contro Dimitrov). L'aria di Miami gli fa bene, inoltre si sente responsabilizzato dai gesti fuori dal campo. Nonostante Miami segnasse il rientro dopo una cinquantina di giorni, è parso in palla con tutti i fondamentali. Il primo set è stato deciso da un break nel secondo game, mentre nel secondo lo strappo è arrivato appena più tardi, sull'1-1. Come se non bastasse, Nick ha tolto il servizio a Fognini anche nell'ultimo game. “Abbiamo lottato entrambi, ma io ho giocato un po' meglio in alcuni punti importanti” ha detto Kyrgios, che ha raccolto la terza vittoria in stagione contro un top-20.

GRAN SERVIZIO E SCAMBI BREVI
Vincitore a Brisbane (primo titolo in casa), l'australiano è al suo terzo torneo stagionale (a cui va aggiunta la Davis), il primo fuori dal suolo australiano. Nick non impazzisce per i viaggi, gli piacerebbe avere qualche torneo in più dalle sue parti, ma a Miami si sente di casa. Ha vinto 10 partite su 12 e lo ha confermato nei 66 minuti contro Fognini, in cui non ha concesso neanche palle break, trasformandone tre su cinque nonostante Fognini abbia raccolto un'ottima percentuale con la prima palla (18 su 21). Fabio era più vulnerabile con la seconda, mentre l'australiano era molto aggressivo su tutti i colpi. Conoscendo le notevoli doti atletiche di Fognini, ha impostato la partita con semplicità: spingere a più non posso per accorciare gli scambi. “Sapevo che sarebbe stata dura, Fognini ha molti assi nella manica ed è un giocatore imprevedibile – ha detto Kyrgios – sapevo che avrei dovuto servire bene, essere aggressivo e tenere gli scambi brevi. Quando Fognini prende il ritmo, può essere molto pericoloso”. L'unico momento di incertezza è arrivato sul 6-3 3-2, quando si è innervosito per una chiamata invertita e ha concesso a Fabio di arrivare ai vantaggi, ma si è tolto dai guai con il servizio, peraltro tirando una seconda palla a quasi 190 km/h. Con i Fab Four già eliminati (Federer, Djokovic) o ancora in officina (Nadal, Murray), il Miami Open è aperto a qualsiasi soluzione, ma Kyrgios può guardare con ottimismo i prossimi match. Continuando così, è certamente tra i favoriti. Nel clan Fognini, alle spalle di coach Franco Davin, c'era Corrado Barazzutti. L'eliminazione del ligure gli facilita le cose in vista di Italia-Francia di Davis, soprattutto in virtù di quanto successo l'anno scorso. Impegnato a Miami fino a 6 giorni prima della trasferta a Charleroi, Fabio fu vittima di un problema fisico che gli impedì di giocare. Stavolta ci sarà e per l'Italia è una grande notizia, perché un eventuale piazzamento in semifinale passerà dalla sua racchetta, tenendo conto che Seppi rientrerà proprio a Genova dopo la canonica iniezione, e Lorenzi ha ripreso in questi giorni da un Challenger dopo aver dato diversi forfait per un problema a un piede. Gli altri non hanno la qualità e/o l'esperienza necessaria. Fognini lascia per strada 315 punti ATP, ma non è grave. Dopo la Davis arrivano i tornei sul rosso e avrà tante occasioni per riprendersi il bottino. Sarà necessario trovare continuità e non sbagliare i tornei più importanti.

LA POLEMICA CON VERDASCO
Nonostante la vittoria, Kyrgios ha fatto parlare di sé anche per altre ragioni. Poco prima di scendere in campo, stava seguendo il match tra Fernando Verdasco e il suo amico Thanasi Kokkinakis (avrebbe vinto lo spagnolo al tie-break del terzo) e ha pubblicato un tweet polemico contro lo spagnolo. “Spero che TK vinca questa partita, Verdasco è il giocatore più piccante, deve essere frustrato per il suo record con gli australiani”. (prima di oggi, lo spagnolo aveva perso sei match consecutivi contro gli aussies: due con lo stesso Kyrgios, tre con Tomic e uno con De Minaur). Il contenuto stava diventando virale quando Kyrgios ha pensato bene di cancellarlo, ma ormai qualcuno lo aveva già catturato. Dopo la sua partita, Verdasco non ha tardato a replicare. “Kyrgios, quando hai il coraggio di pubblicare un tweet in cui insulti un altro giocatore, dovresti avere lo stesso coraggio per non cancellarlo”. La polemica non è finita qui: poco dopo, è arrivata una contro-replica di Kyrgios, forte del fatto di essere stato “bloccato” via Twitter da Verdasco. “Onestamente, avrei dovuto dirlo in faccia a Fernando. La ragione per cui ho cancellato il tweet precedente era il desiderio di non creare attenzione indesiderata, ma questo lo lascerò. Grazie per avermi bloccato, sono sicuro che ha necessitato di molto coraggio”. Teoricamente, i due potrebbero affrontarsi in semifinale. Se il pubblico è un po' disorientato dall'assenza dei migliori, questo Miami Open sta offrendo storie interessanti almeno fuori dal campo: dopo l'alterco Medvedev-Tsitsipas, adesso la tensione social tra Kyrgios e Verdasco. Le risse verbali degli anni 80 sono ancora lontane, ma sembra rivedersi un po' di spontaneità dopo anni di rivalità “da ufficio stampa”.