Nella “sua” Genova (dove vanta un bilancio di 12-1), Fabio Fognini è chiamato all'ennesima impresa in Coppa Davis: regalare tre punti all'Italia e portarci in semifinale come quattro anni fa. Oggi possiede l'esperienza e la maturità per gestire meglio l'eventuale exploit. Tanto pubblico a Valletta Cambiaso, ma visibilità non ottimale in tutti i settori. La “spallata” tra Fabio e Chardy.

Fabio Fognini aveva 18 anni quando ha giocato per la prima volta sul campo centrale intitolato a Beppe Croce. Era un ragazzo di belle speranze e ottenne una wild card per quello che si può definire “torneo di casa”. Pur essendo nato ad Arma di Taggia, in provincia di Imperia, ha sempre avuto un legame speciale con la "Superba". Quel giorno perse da Alessio Di Mauro, raccogliendo soltanto un game. Da allora, non ha più perso una partita. Si è aggiudicato per due volte il locale torneo Challenger (2008 e 2010, peraltro con successi di rilievo contro Mischa Zverev, Seppi e Starace), inoltre nel 2009 batté Michael Lammer a risultato acquisito nella famosa Italia-Svizzera segnata dalla presenza di Roger Federer. Con il successo su Jeremy Chardy ha portato a 12-1 il suo bilancio su questo campo. Per anni è stato tesserato con il Park Tennis Club, distante poche centinaia di metri da qui. Come se non bastasse, pur non giocando più l'AON Open Challenger, spesso e volentieri si è presentato nelle vesti di ospite d'onore. Per queste ragioni, il match contro Chardy aveva una sapore speciale, con tanto pubblico e persone importanti in tribuna. C'erano tutti a fare il tifo per lui: Flavia Pennetta, papà Fulvio, la sorella Fulvia e parenti vari. Se è vero che Jeremy Chardy non ha armi particolari per metterlo in difficoltà sul rosso (o meglio, deve adottare una strategia rischiosissima e sperare che gli vada tutto per il verso giusto), la tensione di giocare su un campo amico si è fatta sentire per tutto il primo set “in cui non riuscivo a manovrare con il rovescio, lo dicevo anche a Corrado durante il match – ha detto nella conferenza stampa post match, salvo poi dare qualche merito a Chardy – lo conosciamo, è un giocatore pericoloso: possiede un gran servizio e un gran dritto. Sapevo che piano piano avrei dovuto smontare entrambi i colpi, soprattutto il servizio. Avevo ripreso il primo set, ma lui ha giocato due punti eccezionali nel tie-break. Da un certo punto in poi, ho giocato molto bene”. Disamina corretta, senza né sottovalutare né enfatizzare il dolorino al ginocchio sinistro, che nel cuore del secondo set ha richiesto una fasciatura. “Fino alla Davis in Giappone ho giocato con la fascia, poi l'avevo tolta ma oggi ho avvertito un piccolo fastidio. È il ginocchio operato, ogni tanto mi dà fastidio”. Lo ha detto con un tono tranquillo, rilassato, come se non fosse per nulla sorpreso. D'altra parte, ci convive da anni.

VISIBILITÀ NON OTTIMALE
È inevitabile che ossa e muscoli di Fognini siano sempre sotto osservazione, poiché da anni – che piaccia o no – Fabio rappresenta più del 50% della nostra nazionale
. E allora possiamo essere ottimisti per il resto del weekend, in cui sarebbe (molto) meglio che Fabio ci porti il secondo e il terzo punto. A parte l'inevitabile pretattica, è chiaro che giocherà anche in doppio. In coppia con Simone Bolelli ha affrontato solo una volta Herbert-Mahut. Vinsero in due set e lo ricordiamo tutti, poiché fu una giornata storica: la finale dell'Australian Open 2015, primo Slam tutto azzurro dai tempi di Pietrangeli e Sirola. Il clima sarà diverso, ma si può vincere. E poi, domenica mattina, scenderà in campo contro Lucas Pouille, con il quale conduce 2-1 negli scontri diretti e ha vinto l'unico sulla terra battuta (la semifinale di Amburgo, nel 2015). Insomma, non mancano le premesse affinché Fognini ripeta l'exploit di quattro anni fa, quando ci portò in semifinale battendo Andy Murray. C'è ancora tanto da giocare, ma oggi ha esperienza e maturità diverse che potrebbero tornargli utili. Il successo su Murray a Napoli fu il picco del suo momento d'oro, poi ci fu un assestamento verso il basso. Stavolta Fabio potrebbe sfruttare l'onda Davis in modo migliore. Ma bisogna fare un passo alla volta. Genova ha risposto benissimo, sia pure con le difficoltà e le limitazioni del centro di Valletta Cambiaso, che racchiude – in piccolo – le caratteristiche della Liguria: è incastonato tra il mare e la collina. Se i posti permanenti sono bellissimi, le tribune supplementari hanno lasciato con l'amaro in bocca i tantissimi spettatori. Dagli anelli superiori, la visuale del campo non era ottimale e molti sono stati costretti a seguire i match in piedi. Qualcuno si è lamentato: peccato, perché il colpo d'occhio era spettacolare e la partecipazione del pubblico è stata notevole, partecipe ma sportiva. A parte lo zoccolo duro dell'ASEFT, i tifosi francesi erano sparsi qua e là, ma i boati per Andreas Seppi e Fabio Fognini hanno coperto a dovere gli ululati per Pouille e Chardy.

CHARDY: "FOGNINI? PENSAVO CHE CADESSE COME I CALCIATORI"
Il momento di maggior tensione è arrivato in avvio di terzo set, quando c'è stato uno scontro (fortuito? Voluto?) tra Fognini e Chardy, scatenando un po' di tensione e fischi verso il francese. Noah ha detto che situazioni come questa servono a ravvivare l'ambiente (“Almeno è successo qualcosa, era un match di routine, il pubblico voleva qualcosa che ravvivasse l'ambiente”), mentre Barazzutti ha ridimensionato: “Le tensioni ci stanno, poi è finito tutto lì. A fine partita, oltre alla stretta di mano, c'è stato l'abbraccio”. Sulla partita, il capitano azzurro ha speso poche parole: “Ero ottimista, sono ancora ottimista. L'1-1 era il risultato previsto, anche se i due sconfitti ci hanno provato. Avrei preferito chiudere sul 2-0, ma Seppi non è riuscito a completare la sua rimonta. Tuttavia, non farei un confronto tra Seppi e Chardy perché hanno un gioco diverso e hanno affrontato giocatori con uno stile diverso”. Si respira aria di profondo equilibrio e c'è la sensazione – come spesso accade – che il doppio possa essere decisivo, ma non è da escludere un possibile arrivo in fotofinish. Difficile pensare che Barazzutti possa scegliere un giocatore diverso da Andreas Seppi, mentre ha qualche opzione in più Noah. Tuttavia, la discreta prestazione di Chardy lo candida per un posto nell'eventuale match decisivo. Sull'alterco con Fognini, il 31enne di Pau l'ha messa sul ridere, pur togliendosi qualche sassolino dalle scarpe. “Non è successo niente. Lui stava andando al cambio di campo come me, non so neanche se l'ho toccato sulla spalla. L'ha fatta passare come una cosa enorme, ma non era successo niente. Ho pensato che sarebbe caduto a terra come succede nel calcio”. Quando gli hanno ricordato le provocazioni di Fognini a Indian Wells, è rimasto tranquillo. “È lui che parla, non io. È lui che mi insulta, dice che non so giocare, ma non guardo quello che fa, non mi interessa. Oggi è stato più forte di me e alla fine gli ho fatto i complimenti”. Noah ha ragione: in una giornata ordinaria, un po' di pepe ci voleva. Appuntamento al doppio.