Il Comune di Cortina d'Ampezzo volta le spalle agli Internazionali di tennis, e gli organizzatori sono costretti a traslocare. Dopo sole quattro edizioni, un Challenger partito con obiettivi importanti si sposta a Padova, al Centro Sportivo 2000. Un ridimensionamento che comprende anche il montepremi, ridotto a 43.000 euro.Trattandosi principalmente di eventi organizzati nella piccola realtà dei circoli tennis, e legati soprattutto a sponsorizzazioni di ordine locale, ogni anno capita di vedere tornei dell’ATP Challenger Tour che nascono, altri che spariscono e alcuni che ritornano, magari dopo aver mollato il passo negli anni della crisi economica. Fino a qualche giorno fa, tuttavia, il calendario dei tornei italiani del 2018, scattato a Bergamo a febbraio e in questi giorni di transito a Barletta, non presentava alcuna novità, con tutti i tornei allo stesso posto di dodici mesi prima. Ma qualche differenza ci sarà. Il torneo di Biella, lo scorso anno a cavallo fra luglio e agosto, è stato spostato dal 15 al 23 settembre (con una riduzione del montepremi), mentre a ottobre dovrebbe arrivare un nuovo torneo al Ct Firenze, riportando il tennis ATP in una regione importante come la Toscana, capace di dare all’Italia ben otto dei suoi 39 top-100 al maschile. In più, c’è anche un evento che trasloca, cambiando club, provincia e soprattutto altitudine, ma restando in Veneto. Si tratta degli Internazionali di tennis di Cortina d’Ampezzo, che dopo quattro anni lasceranno la perla delle Dolomiti per trasferirsi al Centro Sportivo 2000 di Padova. La nuova collocazione ha permesso all’ormai ex evento ampezzano di salvarsi in corner e mantenere almeno la data, da sabato 21 a domenica 29 luglio, sfruttando la collaborazione in atto da anni fra Andrea Mantegazza, direttore del torneo e del Country Club Cortina, e il 2001 Team, società che gestisce il Centro e per la quale il tecnico veneto dirige la Tennis Academy. La ragione dell’addio – o arrivederci – a Cortina è la mancanza di comunicazione con l’amministrazione comunale. Per l’edizione 2017 la giunta aveva investito nel torneo circa 75.000 euro fra contributi diretti e servizi offerti (cifra altissima per un appuntamento di categoria), mentre quest’anno ha totalmente ignorato la manifestazione.RIDIMENSIONAMENTO DEL TORNEO
In una realtà piccola ma molto nota e attenta all’immagine come quella di Cortina, le notizie riguardanti il Challenger hanno tenuto banco sulle pagine della cronaca locale, soprattutto per le modalità con cui il torneo è stato abbandonato dall’amministrazione comunale, evidentemente poco interessata a investire certe cifre in un appuntamento che difficilmente può restituire alla città un indotto superiore in termini di turismo generato. «L'amarezza nel dover salutare Cortina è tanta – ha detto Mantegazza al Correre delle Alpi – ma era l'unica soluzione per salvare la data e poter decidere del nostro futuro, anche in vista degli anni successivi. Non vogliamo creare o fomentare polemiche, perché se l'Amministrazione in futuro vorrà valutare di riportare l'evento a Cortina, noi ad un tavolo ci siederemo senz'altro”. Malgrado il torneo traslochi in una struttura di primo livello, con una dozzina di campi da tennis, servizi vari e pure l’esperienza necessaria per ospitare un evento simile (dato che ne hanno già organizzato uno identico nel biennio 2014-2015), lasciare una località dal fascino di Cortina segna comunque un inevitabile ridimensionamento. E non solo dal punto di vista dell’appeal e del fascino, ma anche in termini tangibili, dato che il montepremi subirà il taglio di un terzo del totale, scendendo dai 64.000 euro in palio nel 2017 ai 43.000 di quest’anno. Una bella mazzata alle ambizioni degli organizzatori, che erano partiti con ambizioni enormi e nei primi tempi non nascondevano il sogno di portare Cortina d’Ampezzo fino al circuito maggiore ATP, per tenere il passo di alcune località alpine concorrenti dal punto di vista turistico, come Gstaad e Kitzbuhel. Tuttavia, la dimensione e la collocazione dell’impianto sono sempre parse un freno evidente, e non appena il Comune ha chiuso i rubinetti il trasloco è diventato inevitabile.
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