Da tempo, il tennis ha istituito il suo “VAR” tramite occhio di falco. Mentre il mondo del calcio si interroga se portare la tecnologia anche nelle competizioni internazionali, lo Us Open fa un passo in più: dalla prossima edizione, infatti, sarà utilizzato lo “shot clock” anche nel tabellone principale. La novità è stata sperimentata l'anno scorso nelle qualificazioni ed è andata bene, senza dimenticare le Next Gen ATP Finals. Ma stavolta sarà diverso, perché coinvolgerà tutti i migliori, compresi alcuni “procrastinatori”, i tennisti che perdono un mucchio di tempo tra un punto e l'altro, superando spesso il limite. Arbitri, pubblico e giocatori avranno a disposizione un cronometro che rileverà le infrazioni. Penalità? Alla prima violazione ci sarà un semplice warning, alla seconda la perdita del punto, alla terza la perdita del game. Le regole sono leggermente diverse rispetto a quelle viste a Milano: per esempio, dalla discesa in campo dei giocatori all'inizio della partita ci saranno sette minuti e non cinque. Una volta messo piede in campo, i giocatori avranno un minuto per ritrovarsi a rete per il sorteggio. poi cinque per il palleggio e un altro prima dell'inizio del match. I trasgressori rischieranno una multa fino a 20.000 dollari. Il concetto dello shot clock viene dal basket, dove le squadre hanno 24 secondi per effettuare il tiro, ma anche altri sport stanno cercando di accelerare il gioco. Per esempio, il baseball. Anche il football americano ha standardizzato la durata dell'intervallo tra un tempo e l'altro. “Il ritmo della partita è una questione importante nello sport di oggi – ha detto il portavoce USTA Chris Widmaier – lo riconosciamo e vogliamo essere precursori in questo senso”. Come detto, la prima sperimentazione risale all'anno scorso, quando lo shot clock fu adottato nelle qualificazioni e nel torneo junior.
PER IL COACHING BISOGNA ASPETTARE
A parte qualche lamentela secondaria, i feedback sono stati generalmente positivi. Lo shot clock darà “scientificità” a una regola già esistente ma spesso trascurata, o interpretata in tanti modi: 20 secondi tra un punto e l'altro negli Slam (25 nei tornei del circuito). Tuttavia, l'orologio era a disposizione del solo arbitro e la regola è stata applicata raramente, e mai contro i migliori giocatori. Adesso sarà visibile a tutti: per adattarsi al nuovo format, che sarà applicato con una certa rigidità, il tempo a disposizione sarà aumentato a 25 secondi. Resterà comunque spazio per la discrezionalità: in determinate situazioni (magari dopo uno scambio lungo), i giudici di sedia avranno la possibilità di tardare l'avvio del cronometro, dando qualche secondo in più ai giocatori per recuperare. Tra le sperimentazioni dello Us Open 2017 c'è stata l'introduzione del coaching, comunque diversa rispetto a quella del circuito WTA, dove gli allenatori – dotati di microfono – possono scendere in campo una volta per set, su input della giocatrice. Il coaching dello Us Open prevedeva la libertà di dialogo, ma soltanto quando il giocatore si trovava nella metà campo del proprio allenatore. Tuttavia, non sarà implementato per il main draw dello Us Open. Il Grand Slam Board, comitato indipendente dei quattro Major, deve approvare qualsiasi cambio regola per ciascuno dei quattro eventi, e Wimbledon è decisamente contrario. “Di sicuro quest'anno non vedremo il coaching” ha detto Widmaier. Tra i giocatori che – potenzialmente – potrebbero avere problemi ci sono Rafael Nadal e Novak Djokovic, ripetutamente accusati di perdere troppo tempo. Durante le recenti ATP Finals, Rafa aveva detto di non apprezzare la novità. “Non credo che sia qualcosa di buono per il futuro del nostro sport – aveva detto – personalmente non sono preoccupato, non ho intenzione di giocare altri 10 anni, posso adattarmi facilmente”. Sarà interessante vederlo alla prova dei fatti, lui che prima di ogni punto deve rispettare un lungo rituale di tic nervosi. Se l'esperimento dovesse funzionare, il 2019 potrebbe essere la prima stagione con lo shot clock in tutti i quattro tornei del Grande Slam.