Da una parte ci sono gli scintillanti risultati nei tornei sotto casa, dall'altra una statistica preoccupante. Se è vero che il 99,9% delle colleghe vorrebbe essere al posto di Sloane Stephens, vincitrice allo Us Open e al recente torneo di Miami, per trovare l'ultimo successo dell'americana fuori dal continente americano dobbiamo andare indietro di quasi due anni. Wimbledon 2016, secondo turno, laboriosa vittoria contro Mandy Minella (8-6 al terzo set). Va detto che Sloane è stata vittima di un lungo infortunio che ne ha bloccato l'attività, ma il dato resta significativo. Anche perché dopo lo Us Open vittorioso ha avuto bisogno di sei mesi per tornare a vincere una partita. “Nei prossimi tornei primaverili ed estivi, Sloane ha bisogno di credere di giocare negli Stati Uniti – ha scritto Martina Navratilova in un contributo per il sito ufficiale WTA – deve trovare un modo per ingannare se stessa e pensare di potersi nutrire dell'energia del pubblico statunitense”. Secondo Martina, la chiave per dare una svolta a questo blocco è di natura mentale. La Stephens adora l'appoggio del pubblico quando gioca negli Stati Uniti, ma deve trovare la capacità di entusiasmarsi anche quando la gente non fa il tifo per lei. “Quando è in campo, deve pensare di stare praticando lo sport che ama. Mi piacerebbe vederla lavorare duramente, sia sul piano fisico che mentale, quando si trova dall'altra parte dell'oceano”. Al di là della raccomandazione, Martina è ottimista. Secondo lei il problema si risolverà e non c'è il rischio di un nuovo letargo.
VERSO LA FED CUP
In fondo, ha un tennis adatto per qualsiasi superficie. Detto che ha conquistato il sui primo titolo professionistico proprio in Italia, sulla terra battuta di Reggio Emilia, spesso ha mostrato cose buone sul rosso. Per quattro anni di fila (2012-2015) ha raggiunto gli ottavi al Roland Garros, senza dimenticare una buona adattabilità all'erba. Nel 2013 si è spinta nei quarti anche a Wimbledon. Sempre quell'anno, aveva raggiunto la seconda settimana in tutti gli Slam. “Il suo gioco si può adattare a ogni situazione – continua la Navratilova – è una di quelle tenniste che può adottare lo stesso tipo di tennis su qualsiasi superficie. Per questo mi aspetto cose buone da lei, anche fuori dagli Stati Uniti”. D'altra parte, il problema di Sloane è chiaro: una motivazione che deve essere continuamente puntellata. Soltanto un calo di stimoli può spiegare le tante sconfitte consecutive dopo lo Us Open (e la conseguente cascata di impegni promozionali). Lei stessa ha detto – frase discutibile – che scendere in campo a Pechino qualche settimana dopo non è stata la cosa più divertente del mondo. L'occasione di rilancio arriverà la prossima settimana, in occasione delle semifinali di Fed Cup. La capitana statunitense Kathy Rinaldi l'ha convocata per il match di Aix en Provence contro la Francia (con lei Madison Keys, Coco Vandeweghe e Bethanie Mattek Sands). Da numero 1 del team, sabato 21 aprile affronterà Pauline Parmentier. Dopo quasi 22 mesi, una bella occasione per tornare a gioire fuori dal suolo americano. Nei giorni successivi tornerà nel tour, al ricco torneo di Stoccarda.
IL LIMBO DI VICTORIA AZARENKA
Presso la Porsche Arena, invece, non ci sarà Victoria Azarenka. Il suo ultimo match è stata la semifinale di Miami, proprio contro la Stephens, in cui ha finito la benzina quando si trovava avanti 6-3 2-0. Dopo il match, la bielorussa ha detto di non sapere quando tornerà a giocare. La vicenda legale con l'ex compagno, per la custodia del figlio, le sta togliendo energie fisiche e nervose, ma soprattutto l'ha ridotta al ruolo di tennista part-time. La Navratilova sta seguendo con apprensione la faccenda. “Sto incrociando le dita per tornare a vederla giocare con regolarità. A Miami ha saputo migliorare partita dopo partita ed è stato bello, ma adesso si trova nuovamente nel limbo – dice la Navratilova – nessuno di noi può immedesimarsi in quello che sta passando. Si tratta di una situazione unica e sfortunata”. Secondo Martina, sarebbe tutto molto più semplice se la Azarenka dovesse recuperare da un infortunio. Sarebbe qualcosa di gestibile, senza incertezze, da cui trarre un obiettivo. “Avrebbe un'idea più o meno chiara su quando tornare a giocare. Hai aspettative corrette, la situazione è sotto controllo. Invece adesso si trova nel limbo”. La Azarenka può allenarsi anche 10 ore al giorno, ma non sa esattamente perché lo sta facendo, e con quali obiettivi. Pur essendo tornata tra le top-100 e dunque eleggibile per il Roland Garros, non sa se lo potrà giocare. Di sicuro non sarà a Minsk per il match di Fed Cup tra Bielorussia e Slovacchia (valido per un posto nel World Group I). “La situazione di Victoria mi ricorda un po' la mia, quando non sapevo se la federazione cecoslovacca mi avrebbe dato il permesso di uscire dal paese per giocare a tennis. Fu questa la ragione per cui sono andata negli Stati Uniti: non potevo accettare per sempre una situazione del genere”. Secondo la Navratilova, non sapere quando si potrà tornare a giocare è una delle situazioni più difficili per un'atleta. “E pensare che il tennis potrebbe essere una via d'uscita per Victoria, perché sul campo certe pressioni verrebbero meno”.