La rinascita della partnership Djokovic-Vajda viene inaugurata alla grande: all'esordio a Monte Carlo l'ex n.1 ATP passeggia contro Dusan Lajovic, lasciandogli un solo game. Tuttavia, il connazionale gli ha dato pochissimo filo da torcere. Per capirne di più sulle condizioni di "Nole" sarà interessante il prossimo match, contro Borna Coric.Come una rondine non fa primavera, per Novak Djokovic un 6-0 6-1 in 56 minuti a Dusan Lajovic non fa rinascita, ma viste le terribili premesse costruite fra Indian Wells e Miami è comunque un risultato che infonde grande fiducia. Dopotutto, per far funzionare a dovere i colpi e la condizione fisica che l’aveva reso indistruttibile, l’ex numero uno del mondo ha bisogno di rendersi conto di poter tornare grande sul serio, convinzione che può costruire solamente tornando a vincere partite su partite. Per riprendere il percorso abbandonato dopo il titolo di due anni fa al Roland Garros il campione di Belgrado è tornato a chiedere una mano al suo storico coach Marian Vajda, abbandonato lo scorso anno. Aveva cercato una svolta cambiando team, non l’ha trovata e allora è tornato su suoi passi, e il primo match della partnership ritrovata (anche se per il momento a tempo determinato) non poteva essere migliore. Va detto che il punteggio – e pure il sito ATP, un po’ bugiardo – parla di forma devastante, quando in realtà a Djokovic è bastato il compitino, contro un Lajovic tanto brillante fra sabato e domenica nelle qualificazioni quanto impalpabile sul Centrale intitolato al Principe Ranieri III. Contro un “Nole” vestito coi colori bianco e rosso della bandiera monegasca, il suo connazionale e concittadino è parso paralizzato, come se non se la sentisse di rovinare l’atteso ritorno di Novak nel suo torneo di casa. Nel primo set non ci ha capito nulla, sbagliando di tutto e di più e raccogliendo appena otto punti in soli 22 minuti, mentre nel secondo è riuscito a far qualcosina in più, ma nei momenti delicati Djokovic ha fatto il Djokovic, riuscendo a tenerlo a distanza di sicurezza. CONTRO CORIC SARÀ UN'ALTRA STORIA
È stata una tale passeggiata che nemmeno il pubblico ha fatto in tempo a scaldarsi, producendo un silenzio quasi surreale
. Lajovic si è preso qualche applauso soltanto nel finale, quando con un paio di sbracciate col rovescio (il più simile del Tour, per gestualità, a quello di Roger Federer) si è conquistato due palle-break per allungare la contesa. Ma l’esito è stato lo stesso delle altrettante cancellate da Djokovic fra terzo e quinto game: il numero 13 del mondo ha fatto buona guardia, aiutandosi col servizio sulla prima e obbligandolo a correre sulla seconda, e poco dopo è finalmente tornato a mandare abbracci al pubblico, come non gli accadeva dall’Australian Open. Per giudicare il suo stato di forma bisognerà attendere il prossimo incontro, quando dall’altra parte della rete il campione serbo troverà un Borna Coric in formissima. Il croato, seduto in tribuna con coach Riccardo Piatti a osservare il suo prossimo avversario (dopo la comoda vittoria su Julien Benneteau), è reduce dalla semifinale a Indian Wells seguita dai quarti a Miami, e proporrà a Djokovic un match ben diverso rispetto a quello di oggi, obbligandolo a scambiare tanto e combattere su ogni punto. Sarà il test ideale per capire l’intensità e il ritmo che può raggiungere al momento il tennis di Novak, che intanto può comunque godersi un buon successo, perfetto per restituirgli alcune delle certezze di cui ha bisogno. Non va dimenticato che nei primi due Masters 1000 dell’anno aveva raccolto altrettante sconfitte all’esordio, contro Taro Daniel e Benoit Paire. Essere tornato così facilmente al successo, dunque, è comunque un buonissimo segnale. Anche con tanti aiuti da parte dell’avversario.

MASTERS 1000 MONTE CARLO – Primo turno
Novak Djokovic (SRB) b. Dusan Lajovic (SRB) 6-0 6-1